Giovedì 11 settembre presidio dalle 9 alle 12 a Como a Porta Torre per spiegare le ragioni dell’agitazione degli autisti

Venerdì si terrà l’incontro fra rappresentanti sindacali Asf e azienda. Per la Cgil essendo l’Asf per il 51 per cento pubblica spetta alla politica affrontare i problemi che hanno indotto i lavoratori alla mobilitazione.

Dopo il blocco totale dei trasporti di lunedì 8 settembre continua il braccio di ferro fra Asf autolinee e lavoratori per la ridefinizione dei turni, il pagamento degli strattino si sono fermati nei vari depositi organizzando assemblee permanenti sulla situazione della sicurezza e la manutenzione dei bus e hanno iniziato a discutere anche degli ultimi diktat dell’azienda per quanto riguarda i turni e gli straordinari. Raggiunti dai colleghi dei turni successivi si sono poi raccolti in un’unica assemblea a Lazzago.
Una situazione generata dall’esasperazione, mentre la legge sugli scioperi dei trasporti prevedrebbe 10 giorni di preavviso e la garanzia delle cosiddette fasce protette, quelle per i pendolari, che avvantaggiano sì i cittadini, ma anche le aziende che vedono garantito il guadagno ed un interruzione del servizio solo nelle ore di morbida.
Molto probabilmente Asf autolinee cercherà di rivalersi sugli autisti che dal canto loro rispondono per voce di Walter Gatti, rappresentante Rsu Asf, che «il 2 settembre era stato proclamato lo stato di agitazione e la legge 146/90, che regola il diritto allo sciopero, parla di una successiva fase di raffreddamento nella quale nessuna delle due parti può prendere iniziative, l’azienda ha però imposto i nuovi turni e eliminato il pagamento degli straordinari».
Soprattutto la riorganizzazione del lavoro è particolarmente osteggiata da parte dei lavoratori perché prevede anche nuovi turni spezzati, con tre richiami, in una giornata lavorativa che arriva a coprire sino a 12 ore e oltre; da parte sua l’amministratore delegato Annarita Palacchini asserisce che i turni su tre riprese sono solo il 13 per cento dei turni extraurbani.
«Una misura imposta e non mediata e condivisa – per Walter Gatti – l’azienda vuole far pagare solo ai lavoratori le perdite di 1 milione e 400 mila euro per il 2008. Con la nuova organizzazione vengono assorbiti gli straordinari strutturali all’interno dell’ordinario, con anche una riduzione generale del numero dei turni e di conseguenza del personale, con un aumento del carico di lavoro, per di più – continua il rappresentante sindacale – oltre il 10 per cento dei nuovi turni hanno un margine vertenziale a causa del mancato rispetto delle procedure e o del contratto nazionale».
L’accento è comunque posto sulla chiusura e l’unilateralità di Asf che «azzera gli accordi aziendali siglati precedentemente» che aveva pienamente accettato subentrando a Spt Linea.
Entrando nello specifico un autista non può guidare più di 5 ore consecutive e deve quindi fare delle pause per turni medi di 6 ore e mezza, per un totale di 39 ore settimanali. Il contratto nazionale prevede la possibilità di fare turni di massimo 12 ore, ma in casi eccezionali, con un indennizzo e previo accordo fra le parti, così come è successo a Bergamo alla Sab, tra l’altro partner in Asf. Il tutto in un contesto che è considerato lavoro usurante e che vedrebbe oggettivamente peggiorare la qualità della vita dei lavoratori con l’applicazione di turni così lunghi.
Oltre ai turni l’azienda ha poi imposto l’azzeramento degli accordi aggiuntivi sugli straordinari, appiattendosi al contratto nazionale, con perdite secche per i dipendenti fino a 250 euro al mese.
«Per il risanamento dei conti dell’azienda noi siamo solo un pezzo del ragionamento – ha affermato Walter Gatti – e non vogliamo essere l’unico».
Già da martedì gli autisti sono tornati sulle strade, precettati dal prefetto Sante Frantellizzi che, dopo aver tentato un incontro fra le parti, non riuscito, ha imposto anche a chi era nel proprio giorno di riposo di tornare al lavoro.
Il servizio non si è però normalizzato, pesano le molte malattie, che stanno lentamente rientrando, per un organico già risicato, e la non collaborazione degli autisti, che si attengono pedissequamente agli ordini di servizio senza prendere iniziative aggiuntive.
Il prossimi incontro fra le parti si terrà venerdì 12 e la sera in assemblea i delegati sindacali spiegheranno i risultati della riunione ai lavoratori.
In tutto questa situazione risalta la mancanza di un intervento politico, «il 51 per cento di Asf è di proprietà di Spt Linea che è formata dalla Provincia di Como, da quella di Lecco, dal Comune di Como e dal Consorzio provinciale trasporti e nessuno di loro sta dicendo nulla» ha ricordato Walter Gatti e si fanno sempre più pressanti, da parte degli esponenti sindacali, le pressioni per un maggiore coinvolgimento degli enti locali.
Nel frattempo i lavoratori di Asf hanno raccolto il «sostegno più convinto» dei consiglieri comunale e provinciale e della segretaria provinciale di Rifondazione comunista, che chiedono una discussione urgente sull’argomento nelle rispettive assemblee e che ricordano come «l’attuale deficit aziendale non è stato determinato dall’applicazione dei contratti di lavoro, ma in larga misura dall’aumento del costo del gasolio», che non coinvolge la sola provincia lariana ma che è «un problema nazionale tanto che le aziende dei trasporti stanno chiedendo contributi allo Stato e alle Regioni».
Un disinteresse verso il trasporto pubblico proprio quando la prossima settimana, dal 16 al 22 settembre, si svolgerà la Settimana europea della mobilità (www.mobilityweek.eu) un’occasione per gli enti locali di incentivare tra l’altro lo sviluppo e l’utilizzo del trasporto pubblico per una mobilità sostenibile, con l’obiettivo dell’abbattimento dell’inquinamento atmosferico, a cui partecipano città come Genova, Bologna e in Lombardia Brescia.
Giovedì 11 gli autisti terranno un presidio con volantinaggio dalle 9 alle 12 a Porta Torre a Como per spiegare le proprie ragioni. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

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