Il consiglio comunale di mercoledì 17 settembre
Duecento lavoratori dell’Asf non sono bastati per indurre il sindaco Bruni a dare indicazioni di cambiamento di rotta per l’azienda trasporti lariana. Garantita invece piena autonomia di azione ai vertici aziendali. Su la Ca’ d’industria il presidente si promuove e nega l’esistenza di qualsiasi problema.
Mentre sotto Palazzo Cernezzi si concentravano i lavoratori dell’Asf autolinee, che chiedevano un incontro con il sindaco, è iniziato il consiglio comunale di lunedì 15 settembre.
Una discreta presenza delle forze dell’ordine ha visto aumentare lentamente, sino a più di 200 persone, il gruppo di lavoratori Asf con bandiere e striscioni, tra cui uno portato per solidarietà dalla Rsu dell’Artsana.
Le preliminari
L’ordinarietà dei lavori del Consiglio si è ristabilita, come di prammatica, con le preliminari dei consiglieri.
Le opposizioni hanno lamentato la difficoltà nell’avere i documenti richiesti dagli uffici competenti. Mario Lucini, Pd, addirittura ha evidenziato il caso paradossale per cui solo dopo mesi gli è stato risposto che il materiale richiesto era stato «derubricato» e non rientrava più nel registro delle delibere. Un caso eclatante per il consigliere democratico anche perché si trattava di una delibera sulla modifica della compra vendita della area ex Ticosa.
Richieste di ridipingere le strisce pedonali sono state fatte da Pasquale Buono, nuovo capogruppo di Fi, a S. Rocco e in Largo Ceresio, e da Mario Molteni, Per Como, in via San Giacomo davanti alla scuola Don Milani.
Antonietta Sosio, Fi, ha richiesto l’attivazione di un’area attrezzata per i camper perché non invadano le vie del centro.
Bruno Magatti, capogruppo Paco, così come Roberto Rallo, Fi, ha chiesto di esprimere indignazione per l’assassinio a sfondo razzista del giovane italiano di colore avvenuto a Milano.
Un minuto di silenzio, su richiesta di Vittorio Mottola, Pd, è stato infine dedicato a Marco Riva. Professore universitario e uno dei fondatori di Slow food recentemente scomparso attivo nel mondo dell’associazionismo e della politica comasca, tra l’altro già consigliere della Circoscrizione 8.
L’incontro con i lavoratori Asf
Donato Supino, capogruppo Prc, ha chiesto una sospensiva per ascoltare i lavoratori dell’Asf e i loro rappresentanti sindacali che si erano accalcati in Sala Stemmi attentamente controllati da un ampio schieramento interarma di tutte le forze dell’ordine. Alla presenza del sindaco Amleto Luraghi, segretario Cgil, ha quindi spiegato la posizione dei lavoratori: «Il servizio di trasporto pubblico non va solo con i mezzi, ma anche con chi ci lavora» e per il rappresentante della Camera del lavoro «il compito dell’amministrazione comunale è anche quello di garantire la qualità e la sicurezza del trasporto pubblico». Per i lavoratori la nuova turnazione non è legale e pensano di andare all’Ispettorato del lavoro e alla Polizia stradale per fare delle verifiche, inoltre l’azienda imporrebbe una diminuzione del 15-20 per cento dello stipendio. Per il rappresentante sindacale il Comune di Como essendo parte del 51 per cento della proprietà di Asf «ha voce in capitolo» nella trattativa, ricordando la chiusura dell’azienda nei confronti delle rivendicazioni dei lavoratori contro tutti i tentativi di avere un accordo cercando di «avere un incontro e iniziando il raffreddamento dopo lo stato di agitazione». «L’azienda vuole raggiungere il 75 per cento di efficienza contro l’attuale 68/69 – ha proseguito Luraghi – noi siamo disponibili a discutere, ma i turni devono cambiare con pause più lunghe e il minor numero possibile di frazionamenti in tre parti». «Noi proponiamo di raggiungere il 72 per cento di efficienza e un risparmio di 700/800 mila euro anno», il piano aziendale prevede un aumento della produttività del 10 per cento entro il 2010 con un risparmio di 170 mila euro nel 2008 e 570 mila nel 2009, ma «non si può pensare di guadagnare solo sulla pelle dei lavoratori», anche perché per il segretario Cgil il piano aziendale deve prevedere una maggiore differenziazione tenendo conto anche della gestione dei parcheggi.
«Chi viene al tavolo delle trattative – ha aggiunto il segretario Cisl Fausto Tagliabue – dice di non avere il mandato per trattare» da qui la richiesta al Comune di Como che possiede il 18 per cento di Asf di dare una risposta positiva.
Per il consigliere Supino è stato fondamentale il problema dell’aumento del costo del gasolio e altre aziende in Italia hanno già chiesto contributi agli enti pubblici.
Decisa la presa di posizione di Walter Gatti, Rsu Asf: «Abbiamo già una storia di sacrifici e siamo strutturalmente sotto organico, non difendiamo privilegi ma diritti».
Fischiato il sindaco Stefano Bruni che ha esordito affermando che «entrare nelle rivendicazioni non è il mio ruolo, sarebbe una grave violazione dell’autonomia dell’azienda»: Per il primo cittadino comasco si è già fortunati a non dover parlare di licenziamenti, vedendo anche la situazione di Alitalia: «Qui non è stato messo in discussione nessun posto di lavoro», per quanto riguarda eventuali finanziamenti «la coperta è corta e il sistema degli enti pubblici non ha risorse». Bruni ha anche detto che come «sindaco di tutta la città devo ricordare che l’astensione dal lavoro di lunedì 8 settembre ha creato disagi a anziani e studenti» e che quando si è «scelta la vendita del 49 per cento di Asf si è anche deciso di affidarne la gestione». Unica concessione è stata una critica al Piano industriale che avrebbe dovuto prevedere una maggiore differenziazione per potere permettere di affrontare eventuali situazioni di rincaro del petrolio.
L’assemblea si è sciolta con il proposito di un futuro incontro fra una delegazione di dipendenti col sindaco e l’assessore competente.
Ca’ d’industria
Il Consiglio è ripreso sulla mozione presentata da Supino sulla Ca’ d’industria che chiedeva maggiori chiarimenti su: un avanzo di bilancio di 6,4 milioni di euro, la vendita di un terreno a 2,7 milioni, la definizione delle strutture con Le Camelie, nata come aggiuntiva che ora ha sostituito La Solitaria, alcune lamentele sul servizio specificatamente per i pasti.
Un argomento che ha richiamato l’attenzione di una ventina di cittadini, tra cui alcuni membri del Cda della Fondazione Ca’ d’industria, lavoratori e loro rappresentanti.
La richiesta è stata occasione per discutere della gestione delle partecipate da parte di Palazzo Cernezzi e per sentire risposte direttamente dal presidente della Fondazione Domenico Pellegrino, lodato in maniera sperticata dal primo cittadino comasco, nonché unico interpellato, dato che la scelta, contrariamente alla proposta Supino, è stata quella di dare la parola solo al dirigente e non alle rappresentanze sindacali e ai parenti degli ospiti.
Per un curioso errore ai consiglieri comunali è stata poi data, l’11 settembre 2008 dopo una richiesta risalente a marzo, documenti incompleti e senza il bilancio su cui erano stati richieste spiegazioni: Un errore dovuto ad uno scambio di cartellette di cui Pellegrino si è scusato assicurando che porrà prontamente rimedio.
Chiarezza sulla mancanza di nuovi accrediti per la nuova struttura comasca de Le Camelie che comporta il pagamento di una retta intera senza il contributo regionale è stata richiesta dai consiglieri Magatti e Vincenzo Sapere, Gruppo misto.
Dalle opposizioni è poi stato chiesto di reintegrare Renzo Pigni, quale rappresentante delle opposizioni nel Cda, dopo le sue dimissioni dettate da fair play durante le campagna elettorali.
A tutte le domande ha risposto Pellegrino con «animo perfettamente sereno», anche se è poi sbottato contro le opposizioni che hanno posto le domande più problematiche accusandole di «dare solo rimproveri e non suggerimenti», mentre un’attenzione costante e visite continue vengono solo da parte del «sindaco, di Marco Butti, Roberto Tenace, Roberto Rallo». «Abbiamo avuto cinque controlli dei Nas e non hanno mai rilevato nulla di irregolare e per due anni abbiamo vinto il premio qualità della Regione».
Il presidente di Ca’ d’industria ha poi rivendicato il taglio della metà degli stipendi dei dirigenti «in tempi non sospetti, quando ancora non c’era Brunetta».
Per quanto riguarda le scelte economiche ne ha scaricato la responsabilità sul precedente Cda che aveva accantonato il “tesoretto” di 6,5 milioni di euro per coprire le spese dell’edificazione della nuova struttura di Bignanico quando era ancora una Ipab.
Pellegrino ha poi precisato che eliminando il direttore sanitario, mandato in prepensionamento, si sono recuperati i soldi necessari per consulenze esterne, triplicate negli ultimi anni, affidate «ai migliori specialisti in provincia, a poco prezzo».
La scelta di chiudere La solitaria è stata dettata dalle condizioni di pericolosità della struttura stessa e dagli ingenti lavori che sarebbero dovuti essere approntati per poterla mettere a norma.
Sulle rette il discorso è entrato nello specifico, Ca’ d’industria, è contenta di mantenere il contratto degli enti locali ai propri dipendenti, nonostante sia più costoso di quelli privati 4 mila euro in più per dipendente, 1,4 milioni in più all’anno. Che diventano 1,8 calcolando anche le ore in meno, 2 a settimana, che non sono previste dal contratto enti locali.
Inoltre la retta è onnicomprensiva, mentre nelle altre strutture servizi come la lavanderia hanno costi separati aggiuntivi.
Per di più la nuova struttura comasca, non ancora completata, dato il fallimento della ditta appaltatrice, ha costi superiori dovuti alla sua stessa conformazione.
Data l’ora tarda la discussione è stata sospesa e riprenderà in un prossimo consiglio comunale. [Michele Donegana, ecoinformazioni]