Il Consiglio comunale di como di mercoledì 21 gennaio 2009
Denunciata dalle minoranze la beffa della Social card e lo scandalo di tre assessori inquisiti. Solidarietà. Poi il Consiglio si occupa ancora delle Grandi mostre con i consueti esercizi di fronda del centro destra. Il Consiglio comunale di mercoledì 21 gennaio si chiude ancora senza una decisione.
«Dov’è la Provincia di Como? Dov’è il Comune? Quando ci sarà un accordo per Expo 2015?» ha chiesto, nelle preliminari del Consiglio comunale di mercoledì 21 gennaio, Luca Gaffuri, Pd, in seguito all’accordo fra il sindaco di Milano ed il Comune di Campione d’Italia per l’evento che coinvolgerà il capoluogo lombardo, e non solo, fra sei anni.
Pasquale Buono ha invece chiesto chiarimenti sull’utilizzo dei posteggi riservati, per le attività istituzionali, ai consiglieri comunali chiedendo maggiori controlli.
Ha parlato di «beffa», a proposito della Social Card, Franco Fragolino del Pd sottolineando la differenza fra il numero di tessere consegnate fra il Meridione e l’Italia settentrionale e ricordando che su 3 mila persone sotto la soglia di povertà nella provincia comasca solo 1.063 al 15 di gennaio hanno ricevuto la Social Card. Dati che gli hanno fatto affermare che un sistema centralizzato come quello attuato non possa capire le esigenze del territorio e che sarebbe stato meglio affidarsi a chi opera in ambito locale.
Vittorio Mottola, Pd, ha denunciato la situazione dei ragazzi del centro socio educativo delle serre di Mogano: «Gli abbiamo tolto l’acqua, poi le borse lavoro ed ora chiediamo l’Isee per l’eventuale eliminazione della mensa».
«Abbiamo tre assessori sottoposti ad indagine per fatti connessi alle funzioni pubbliche esercitate e anche tre dipendenti comunali, tra cui un capo di gabinetto – ha esclamato Marcello Iantorno del Pd – per questo chiediamo di trattare la nostra proposta sulla moralità». Una delibera già presentata e per accantonata che dovrebbe essere discussa giovedì 29 gennaio. Il consigliere democratico ha poi chiesto l’autosospensione entro sette giorni per il vicesindaco, nell’occhio del ciclone per il caso dei rimborsi chilometrici quando era in Provincia, se no le minoranze presenteranno una mozione di sfiducia. Pronta la reazione di Roberto Rallo, Fi, che ha espresso la propria solidarietà a Cattaneo riconoscendogli il merito di avere posto la questione delle sue dimissioni.
Aperti i lavori il dibattito consiliare e ritornato sui chiarimenti alla delibera proposta da una parte di Forza Italia e dall’Udc sulle grandi mostre.
Una serie di precisazioni tecniche sulle modalità di presentazione della delibera sono venute dai banchi della maggioranza con Veronica Airoldi, Fi, mentre da più voci sono state chieste precisazioni economiche e soprattutto è stato posto il problema degli sponsor.
Per l’assessore Gaddi quelli storici hanno dato la propria disponibilità a contribuire alla mostra del 2009, ma non ci sono impegni scritti, «che di norma si fanno dopo la firma dei contratti con i prestatori» ha precisato.
Frecciate sono arrivate da Marco Butti, An, che ha chiesto un cambiamento di metodo nella gestione, con l’ipotesi di nascita di una fondazione, e ha citato agenzie di raccolta di sponsorizzazioni. Caustico anche Giampietro Ajani, Lega, che ha attaccato pesantemente l’assessore alla cultura.
Luigi Bottone, Udc, uno dei firmatari della delibera ha difeso a spada tratta le grandi mostre tanto da affermare che «non fare le mostre equivale ad impedire la cultura», attaccando chi nella maggioranza a suo dire vuole scaricare ogni responsabilità su Gaddi e per questioni come la vendita della Ticosa, sempre posticipata, non si straccia le vesti.
Accordo per sostenere le mostre bipartisan: «per il sesto anno di seguito mi accingo a d appoggiare l’avventura delle mostre» ha dichiarato Bruno Saladino, Pd, al di là di chi afferma che così possa fare da stampella alla maggioranza ha precisato.
Donato Supino, Prc, ha spostato l’attenzione sulle priorità da dare alla politica cittadina ricordando le priorità sociali, «il Comune ha tagliato 116 mila euro alla Ca’ d’industria!».
Una priorità condivisa da Roberto Tenace , An, che ha chiesto un maggiore coinvolgimento delle categorie interessate alle mostre.
Mario Lucini, Pd, ha ricordato quindi l’approvazione delle precedenti mostre facendo dei parallelismi con quella di Picasso, ed il buco che il Comune aveva dovuto coprire dopo il ritiro del Ministero dei beni culturali, citando un ordine del giorno, allora approvato all’unanimità, che imponeva di mettere nei contratti con Csu di specificare il budget comunale e che in caso di sforamento avrebbe provveduto l’azienda di via Giulini, una formula che non è stata ripresa negli ultimi contratti.
Bruno Magatti, Paco, si è chiesto «ma se è vero che ci sono stati 1,9 milioni di indotti, dove sono i beneficiari che dovrebbero essere qui alla porta a dirci di andare avanti?». Il capogruppo di Paco ha poi invitato Gaddi a diventare un direttore artistico di mostre, un lavoro in cui non avrà sicuramente tutti i grattacapi che lo coinvolgono in quanto assessore ed ha svolto un discorso più in generale sul finanziamento alla cultura.
Per ultimo Gaffuri ha affermato l’importanza della scadenza annuale delle mostre anche in prospettiva per arrivare all’Expo anche per caratterizzare Como in campo culturale perché la città non diventi una periferia di Milano.
La seduta si è conclusa data l’ora tarda e la discussione verrà aggiornata a lunedì prossimo in cui saranno in discussione anche tre emendamenti proposti da una parte della maggioranza, per ridurre le spese a 280 mila euro, prendere l’impegno di realizzare il programma elettorale (tra i firmatari anche il sindaco) e non il Piano culturale proposto dall’assessore alla Cultura, e l’assunzione dei rischi di economici da parte della società affidataria. [Michele Donegana, ecoinformazioni]