Razzismo, che altro?
L’editoriale del numero 391 del mensile ecoinformazioni in distribuzione nelle librerie, nelle botteghe equo-solidali e nelle sedi delle principali organizzazioni del terzo settore.
Ha ragione Italo Nessi a proporre l’obiezione di coscienza contro le leggi razziali volute dal governo Berlusconi. Lui è un medico e con l’organizzazione di missionari laici Medici con l’Africa è stato anni in Uganda, uno dei luoghi del pianeta più martoriati dalle malattie, causate prima di tutto dalla fame, l’epidemia inarrestabile che i paesi ricchi impongono a quelli poveri. Lui, che continua anche a Como a occuparsi della salute di chi non ha diritti, non si trasformerà mai in agente di polizia e non denuncerà mai i pazienti privi di quel permesso di soggiorno che le autorità italiane si rifiutano di concedere.
E come Italo, al Sant’Anna come al Valduce, saranno tanti i medici che si impegneranno a rimanere tali, a non partecipare alla miserabile persecuzione dei poveri che il governo ha deciso di colpire quando la malattia li rende ancora più indifesi.
Ma questo non rassicura. Come nel fascismo antisemita di allora, nel fascismo di oggi le norme liberticide strisciano nel corpo sociale accompagnate da un armamentario di lugubri rassicurazioni, il cui scopo è impedire quel risveglio popolare che l’infamia stabilita per legge avrebbe dovuto allora e dovrebbe adesso provocare. Così è stato per i militari nelle città e così sarà per le “ronde”.
Ci saranno lugubri rassicurazioni sulla loro composizione, sui loro compiti e limiti d’azione. Ma la sostanza ha un solo nome e un solo aggettivo: squadrismo razzista. E l’obiettivo è del tutto evidente: capitalizzare la paura che si è accortamente seminata per accrescere il consenso verso una svolta autoritaria (ancorché camuffata da operetta) del governo locale e nazionale. È probabile che nel comasco l’arruolamento nelle squadracce fascioleghiste andrà più che bene. La maggioranza politica, ma ormai anche popolare, vede i diritti costituzionali, la democrazia stessa, come ostacoli alla sicurezza e persino al superamento della crisi economica.
Chi non ha vissuto direttamente il tempo della Shoah si pone spesso la seguente domanda: perché la reazione all’orrore fu così modesta? Ora si comincia a capire.
Il lugubre ponte tra allora e oggi è nella cronaca: si pensa di riabilitare vescovi che negano lo sterminio degli ebrei. Dove erano i cittadini comaschi quando i figli degli ebrei vennero costretti a lasciare le scuole lariane perché le leggi li ritenevano ostacolo alla sicurezza nazionale? Perché l’indignazione di tanti si ridusse a semplice mugugno e solo pochi eroi si adoperarono contro tale barbarie? E oggi dove siamo noi mentre i bambini malati vengono denunciati in ospedale e condannati a morte certa col rimpatrio in paesi che la nostra ricchezza ha reso inabitabili? [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]