Mese: Febbraio 2009

Razzismo, che altro?

 

padanoL’editoriale del numero 391 del mensile ecoinformazioni in distribuzione nelle librerie, nelle botteghe equo-solidali e nelle sedi delle principali organizzazioni del terzo settore. 

Ha ragione Italo Nessi a proporre l’obiezione di coscienza contro le leggi razziali volute dal governo Berlusconi. Lui è un medico e con l’organizzazione di missionari laici Medici con l’Africa è stato anni in Uganda, uno dei luoghi del pianeta più martoriati dalle malattie, causate prima di tutto dalla fame, l’epidemia inarrestabile che i paesi ricchi impongono a quelli poveri. Lui, che continua anche a Como a occuparsi della salute di chi non ha diritti, non si trasformerà mai in agente di polizia e non denuncerà mai i pazienti privi di quel permesso di soggiorno che le autorità italiane si rifiutano di concedere. 

E come Italo, al Sant’Anna come al Valduce, saranno tanti i medici che si impegneranno a rimanere tali, a non partecipare alla miserabile persecuzione dei poveri che il governo ha deciso di colpire quando la malattia li rende ancora più indifesi. 

Ma questo non rassicura. Come nel fascismo antisemita di allora, nel fascismo di oggi le norme liberticide strisciano nel corpo sociale accompagnate da un armamentario di lugubri rassicurazioni, il cui scopo è impedire quel risveglio popolare che l’infamia stabilita per legge avrebbe dovuto allora e dovrebbe adesso provocare. Così è stato per i militari nelle città e così sarà per le “ronde”. 

Ci saranno lugubri rassicurazioni sulla loro composizione, sui loro compiti e limiti d’azione. Ma la sostanza ha un solo nome e un solo aggettivo: squadrismo razzista. E l’obiettivo è del tutto evidente: capitalizzare la paura che si è accortamente seminata per accrescere il consenso verso una svolta autoritaria (ancorché camuffata da operetta) del governo locale e nazionale. È probabile che nel comasco l’arruolamento nelle squadracce fascioleghiste andrà più che bene. La maggioranza politica, ma ormai anche popolare, vede i diritti costituzionali, la democrazia stessa, come ostacoli alla sicurezza e persino al superamento della crisi economica. 

Chi non ha vissuto direttamente il tempo della Shoah si pone spesso la seguente domanda: perché la reazione all’orrore fu così modesta? Ora si comincia a capire. 

Il lugubre ponte tra allora e oggi è nella cronaca: si pensa di riabilitare vescovi che negano lo sterminio degli ebrei. Dove erano i cittadini comaschi quando i figli degli ebrei vennero costretti a lasciare le scuole lariane perché le leggi li ritenevano ostacolo alla sicurezza nazionale? Perché l’indignazione di tanti si ridusse a semplice mugugno e solo pochi eroi si adoperarono contro tale barbarie? E oggi dove siamo noi mentre i bambini malati vengono denunciati in ospedale e condannati a morte certa col rimpatrio in paesi che la nostra ricchezza ha reso inabitabili? [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]

Associazione per la sinistra

farfallaconlemaniSabato 28 febbraio alla Circoscrizione 6 è stata presentata alla stampa l’Associazione per la sinistra di Como, una nuova realtà che si propone di creare unità a sinistra.

«È tempo che, anche a Como, le donne e gli uomini che si ispirano ai valori fondamentali della sinistra prendano in mano il loro destino e procedano verso la costituzione di un nuovo soggetto politico, unito e plurale» questo è l’incipit del documento distribuito all’incontro di presentazione di un nuovo soggetto della vita politica e culturale comasca l’Associazione per la sinistra (perlasinistracomo@gmail.com). Due i portavoce che si sono fatti carico di presentare la nuova associazione, Giuseppe Calzati e Alessio Tamburello, in una riunione alla presenza di una ventina di persone esponenti del variegato schieramento a sinistra del Pd. «L’associazione lavorerà per la ricostruzione di rapporti unitari a sinistra» ha precisato Calzati con l’obiettivo più ambizioso di ricostruire un’unità a sinistra e, «se il percorso acquisterà consenso, potrà contribuire, all’interno di un processo di aggregazione di realtà più articolate, sindacati, associazioni e mondo cooperativo, alla nascita di un partito». «L’associazione prescinde dai partiti politici – ha spiegato Calzati – e non si farà condizionare da loro» anche perché vuole andare oltre le logiche identitarie che hanno portato a divisioni e diaspore. Critica la posizione sulla lista della Sinistra arcobaleno definita come espressione di logiche verticistiche. In sostanza ha riassunto Calzati «non occuparsi di ciò che accade all’interno dei partiti, ma di ciò che succede nella società». Ad animare l’iniziativa un forte spirito unitario e la volontà di ricomposizione di un territorio politico troppo frammentato. A Mariano Comense l’Associazione sosterrà la lista Sinistra Marianese (sinistra.marianese@gmail.com), che si presenterà pubblicamente venerdì 6 marzo, ed è impegnata a trovare ampi consensi e apparentamenti per la prossima tornata elettorale. L’associazione pur essendo in relazione, seppur senza un rapporto organico, al sodalizio nazionale (www.associazioneperlasinistra.it) intende avere un’ampia articolazione locale nei diversi territori della provincia di Como. Associazioni simili stanno nascendo anche in altre realtà lombarde, da Monza a Brescia, ed i promotori com’aschi, finora una trentina, hanno uno sguardo privilegiato verso la “consorella” varesina, vista come l’interlocutore più vicino che opera in un contesto analogo. Il primo appuntamento sarà un’assemblea pubblica a Como sabato 21 marzo per presentare lo statuto, la Carta d’intenti e avviare il tesseramento. Entro fine marzo verranno poi lanciate nelle piazze della provincia le Primarie delle idee per ricevere proposte, idee, suggerimenti. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

La segretaria del Prc comasco lascia il partito

Con il comunicato reso noto il 21 febbbraio che riportiamo integralmente Nicoletta Pirotta si è dimessa da segretaria provinciale del Prc comasco.

“Ieri mi sono dimessa dall’incarico di segretaria provinciale di  Rifondazione Comunista. Non mi riscriverò al partito. 

Considero opportuno che  a dirigere Rifondazione ci stia chi ne condivide l’attuale linea politica , che io invece  sento lontana ed estranea.

Rifondazione è stata la mia casa e questo addio non è indolore. Lascio dentro Rifondazione un pezzo di me e porto con me la sua storia migliore, quella dela rottura con lo stalinismo, dell’internità ai movimenti, della non violenza, del governo come strumento e non come fine.

Lavorerò e mi impegnerò per  una sinistra del lavoro e delle libertà, che sia un antidoto contro la paura e contro la solitudine, che sappia ricucire nuovi legami sociali  , che faccia politica coinvolgendo e accogliendo. 

Una sinistra che allunga i propri pensieri oltre il presente ma che sul presente provi ad agire,  che ci aiuti a spartire il dolore e la gioia, che rispetti la  nostra fragilità e la  nostra unicità, che non cerchi nemici. 

Una sinistra gentile, capace di analizzare, comprendere ed ascoltare,  che cerca le persone in carne e ossa piuttosto che il pubblico. Una sinistra che annuncia non il nostro primato ideologico ma il nostro amore per la libertà e la giustizia sociale.

Ho salutato le e i compagni che resteranno in Rifondazione con una stretta di mano, perché  rifiuto di considerare un nemico chi la pensa diverso da me specie  se  ci accumuna una lunga storia di appartenenza ad un medesimo partito.

Mi iscriverò all’Associazione comasca per la sinistra per contribuire, come semplice iscritta, a costruire una “sinistra senza aggettivi” ma aperta, accogliente, includente in grado di  esprimere concretamente una proposta alternativa al modello capitalista, oggi in profonda crisi.”

Oltre la globalizzazione: il ritorno al territorio.

I temi trattati nelle relazioni tenute a Bergamo venerdì 13 e sabato 14 febbraio alla sesta Assemblea nazionale enti locali sul tema Oltre la globalizzazione: il ritorno al territorio. Un resoconto di due giorni di approfondito dibattito con seminari specifici che hanno coinvolto oltre quattrocento persone, amministratori, rappresentanti di associazioni, studiosi di varie discipline, cittadini, i componenti l’ufficio partecipazione del Comune di Bergamo.

Si è tenuta a Bergamo venerdì 13 e sabato 14 febbraio la sesta Assemblea nazionale enti locali sul tema Oltre la globalizzazione: il ritorno al territorio. Il sindaco di Bergamo Roberto Bruni non si è limitata ad un intervento formale ma ha permesso di entrare già nel tema di come i governi locali possano coinvolgere la popolazione nelle scelte concrete. Anche il federalismo sposta il tema sul ruolo degli enti locali, i Comuni tornano al centro del dibattito territoriale ma le scelte politiche del governo penalizzano il loro ruolo sottraendo risorse essenziali. Così oggi gli enti sono chiamati a approvare bilanci più difficili e sofferti a causa dei tagli imposti. La crisi finanziaria economica d’altra parte richiede l’adozione di regole nuove. Quando si parla di federalismo fiscale (meglio parlare di autonomie locali) occorre anche parlare di partecipazione dei cittadini al governo della città e diventano inevitabili la diffusione di pratiche partecipative. Il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra, che rappresenta anche il neocostituito movimento Stop al consumo di territorio., ha presentato un intervento caratterizzato da un messaggio che nasce dal territorio: l’Italia è un paese meraviglioso con una malattia: consumo forsennato della terra, del territorio. I Comuni sono sottoposti ad una costante difficoltà finanziaria e per risolverla oggi possono ricorrere alla monetizzazione del territorio. Gli oneri di urbanizzazione possono essere utilizzati per pareggiare bilancio. Un’interpretazione largamente condivisa dai partecipanti al convegno dal Salento alla Sicilia, all’Alto Adige, alla Lombardia. Dall’urbanistica dal territorio condotta con la consapevolezza che la terra è bene comune si possono cercare nuove vie, nuove modalità per fare la gestione urbanistica e delle infrastrutture. Possono discendere buone pratiche, vere, che vanno a toccare il nervo scoperto quando i piani pubblici vengono delegati a mani private. La nostra Costituzione dice che la libera intrapresa non deve essere in contrasto con i l’interesse pubblico. Non fare scelte con uso del territorio non significa essere contro lo sviluppo. C’è un assioma: se non si crede in competitività, crescita e sviluppo sembra non si sia adatti a amministrare. Al contrario si possono e devono fare proposte alternative e noi dobbiamo essere in grado di farlo. «La partecipazione può essere – per Finiguerra –un percorso fondamentale per fermare il consumo del territorio. La terra non è nostra ma di chi verrà dopo di noi». Nel suo intervento Alberto Magnaghi, presidente della Rete nuovo municipio, ha ricordato che la Rete nel suo convegno di Milano aveva scritto una sorta di Decalogo consumo zero per il territorio e che anche a Roma tra i punti finali si ribadiva lo stesso concetto. Però non è successo nulla e inoltre sovente assistiamo a Comuni che dichiarano lo stop al consumo, ma poi vediamo le gru dovute a processi messi in atto in precedenza. I relatore ha invitato i Comuni a una moratoria sull’utilizzo del territorio ed indagare prima di consumarlo e ha proposto che dall’assemblea uscisse l’impegno a mettere in atto la moratoria, reale, operativa per i Comuni che aderiscono alla rete. È necessario oggi riflettere sul ruolo che vengono ad assumere i percorsi di democrazia partecipativa nel contesto delle trasformazioni profonde del quadro istituzionale ed economico, in primis della crisi del capitalismo mondiale. Si assiste alla progressiva trasformazione dei partiti di massa: fine delle rappresentanze sociali di classi, ceti, culture, identità come concreti canali di trasmissione dal sociale alle istituzioni, verso una rappresentanza di gruppi di interesse, comitati di affari, lobbies, capitale imprenditivo e finanziario, multiutilities. I sindaci diventano esecutori delle grandi strutture finanziarie e produttive espresse dai loro partiti. Esempi Firenze (Tav e nuovo stadio). Da questi contesti nascono comitati di difesa del territorio, esempio toscano più di 160 comitati per la difesa del territorio. A livello Globale per Finiguerra la finanziarizzazione del capitale e globalizzazione economico finanziaria: la crisi economica e la recessione mondiale hanno messo a nudo l’allucinante disegno del capitale: autonomizzazione da produttori e consumatori: anche l’impresa di produzione diventa merce. Di fronte a queste trasformazioni generali a livello locale si deve constatare la crisi dei municipi e del neomunicipalismo nato a Porto Alegre con la Carta del nuovo municipio e sviluppatosi con Arnm e anche la crisi fiscale, da regime consociativo, da cultura dello “sviluppo”, degenerazioni corruttive dilaganti. Sono pochi i municipi che resistono a questa molteplice tenaglia che ha reso difficile la crescita di processi partecipativi, con la conseguente crisi del progetto di federalismo municipale solidale. Il territorio può divenire il luogo di difesa della crisi valorizzandole potenzialità e le peculiarità identitarie dei patrimoni locali. La coscienza di luogo si può in sintesi definire come la consapevolezza acquisita attraverso un percorso di trasformazione culturale degli abitanti, del valore patrimoniale dei beni comuni territoriali (materiali e relazionali) in quanto elementi essenziali per la riproduzione della vita individuale e collettiva, biologica e culturale. In questa presa di coscienza il percorso individuale e collettivo connota l’elemento caratterizzante la ricostruzione di elementi di comunità, in forme aperte, relazionali, solidali. Questa crescita di coscienza comunitaria è la condizione per lo sviluppo della società locale in forme solidali che richiede di: promuovere il rafforzamento dei sistemi economici locali, per una globalizzazione dal basso come rete federativa e non gerarchica di luoghi (città, microregioni, distretti, regioni) in grado di incrementare lo scambio sui mercati globali di ciò che solo in quel luogo si può produrre, valorizzando culture, saperi, paesaggi locali; sviluppare la domanda di reti locali di mutuo soccorso; alimentare i sistemi economici locali con le reti del “nuovo mutualismo”, commercio equo, finanza etica, cooperazione popolare internazionale, Gas, banche del tempo, monete locali complementari (Tonino Perna); diffondere le reti corte fra produzione e consumo riducendo la mobilità, la velocità,favorendo stili di vita più lenti, aumentando l’attenzione e la cura dei valori tipici dei singoli luoghi; valorizzare le risorse ambientali e locali per produrre energia, acqua, cibo, informazioni e cultura; finalizzare le politiche dei governi locali alla valorizzazione dei beni comuni e del benessere: i sistemi economici locali come mezzo per realizzare il fine del benessere. [Danilo Lillia, ecoinformazioni]

Il Consiglio comunale di Como di lunedì 16 febbraio

 

cernezzi2Le grandi mostre s’hanno da fare. Dopo otto sedute, di cui una andata deserta, alle 4.30 del mattino di martedì 17 febbraio è stata approvata grazie ai voti della maggioranza del Pd e dei Socialisti la delibera sulle grandi mostre. La città può finalmente vivere serena, riprendere a respirare superare il groppo alla gola che le impediva di deglutire pensando che la Delibera non passasse. Si consuma l’ultimo atto di una farsa vissuta con uguale capacità teatrale da maggioranza e opposizioni.

 

Ricordo trasversale per la scomparsa dell’ex assessore Beppe Santangelo nel Consiglio comunale di lunedì16 febbraio, da Luca Gaffuri, Pd, a Donato Supino, Prc, passando per Vittorio Mottola, Pd, e Alessandro Rapinese, Area 2010, fino ad arrivare al sindaco ne hanno tracciato la figura e l’impegno per la città di Como.

Bruni ha ripercorso la carriera politica di Santangelo ed il Consiglio ha tenuto un minuto di silenzio in suo ricordo.

Un altro lutto è stato ricordato prima dell’inizio della seduta da parte di Supino che ha delineato la storia di Perugino Perugini, esponente dell’Anpi comasca, ex partigiano, uno tra i fondatori del Cna, attivo nel mondo del cooperativismo.

Il sindaco ha affermato di avere le dimissioni degli assessori Gatto e D’Alessandro, ma non ancora quelle di Colombo, che spera siano in suo possesso entro mercoledì, quando scadranno i termini per osservazioni e controdeduzioni e la procedura di revoca degli incarichi sarà perfezionata. «Credo che il sindaco debba comunicare le motivazioni della revoca» ha chiesto Gaffuri, di tutt’altro parer il primo cittadino per cui si è iniziato un procedimento che non ha ancora raggiunto il risultato e la relazione avverrà solo alla fine del tutto.

Anche le aperture nei giorni festivi hanno avuto spazio nelle preliminari «una forzatura – per Gaffuri – perché è intervenuta in un momento di virtuale vacanza dell’assessorato al commercio». Un atto non urgente per i consigliere dato che «l’unica scadenza imposta dalla legge regionale in materia, oltre la quale il Comune non può più decidere circa le aperture domenicali e festive, è il 30 novembre».

Contrario soprattutto per quella del 25 aprile Supino. «Una data da ricordare in maniera assoluta» da togliere dalle aperture «per permettere di partecipare alla festa della Liberazione dal nazifascismo».

Il Consiglio è tornato quindi sulla delibera delle grandi mostre con Lega, An e parte di forza Italia che hanno fatto ostruzionismo, prendendo il più possibile la parola, esaurendo tutto il tempo a disposizione, oltre che presentando subemendamenti.

La maggioranza delle minoranze ha invece sostenuto la parte della maggioranza che ha proposto la delibera ed ottenuto l’approvazione di un articolato emendamento sulla stessa comprendente anche di «avviare un percorso di costruzione di una fondazione» per la gestione degli eventi e di una consulta della cultura «Un accordo palese – per Marco Butti, An – Siamo amareggiati che a noi, membri della maggioranza, non sia stato dato ascolto mentre ad altri sì».

All’opposizione di maggioranza è passato solo un emendamento, proposto da Emanuele Lionetti, Lega, sulla valorizzazione del patrimonio italiano e comasco con particolare riferimento ai razionalisti.

Bocciati gli emendamenti di parte della maggioranza sulla gratuità delle esposizioni per i cittadini comaschi, sulla diminuzione dei biglietti omaggio, sull’istituzione di una commissione di controllo sulle spese dell’assessorato e la maggior parte dei subemendamenti proposti.

Frattura nelle minoranze con Area 2010 e Prc smarcati dal Pd e Supino che ha attaccato «questo modo di fare con un accordo bloccato».

Arrivati alla mezzanotte i liberal di Forza Italia, Carlo Ghiri, Popolari liberali, Per Como, Pd ed il sindaco hanno votato per la continuazione ad oltranza della seduta con 23 voti. Tutti gli altri sono usciti per cercare di far venire meno il numero legale.

Il Consiglio, tutto ripiegato su se stesso e su una bizzarra percezione della realtà che lo ha portato a credere che questo fosse il tema centrale dirimente e quasi esclusivo a cui dedicarsi si è sviluppato sfiorando i confini della realtà, del paradosso e a tratti il paranormale. Certamente una delle pagine meno sensate della vita amministrativa lariana.  Sull’ordine del giorno proposto da Claudio Corengia, An, per interessare il sindaco a chiedere finanziamenti l ministro Bondi per l a mostra, dopo gli apprezzamenti di questi per le esposizioni a Villa Olmo è quindi, alle 3.10 del mattino, venuto meno il numero legale, dopo che An, la Lega, parte di Forza Italia, tra cui il sindaco, Area 2010, Prc, e Pierangelo Gervasoni per i Popolari liberali hanno abbandonato l’aula.

Dopo il quarto d’ora da regolamento grazie a Pd e Vincenzo Sapere per i socialisti, con 21 presenze, è potuto riprendere il Consiglio ed è stata quindi approvata la proposta di Corengia, così come quella successiva per una diversa raccolta degli sponsor da affidarsi ad esperti del settore.

La delibera è stata così votata all’alba delle 4.20 del mattino con i soli voti favorevoli dei liberal di Fi e del Pd. Contrari Prc, Lega, Area 2010, parte di Fi. Astenuto il sindaco. Hanno abbandonato l’aula Gervasoni ed in dissenso con i propri gruppi Corengia e Francesco Pettignano, ultimi rimasti di An, Lionetti, e Mario Molteni, Pd. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Sfiducia

I firmatari della mozione di sfiducia al sindaco Stefano Bruni hanno chiarito giovedì 12 febbraio in una conferenza stampa le motivazioni che li hanno portati a questo passo. Una denuncia dell’immobilismo a cui Palazzo Cernezzi è stato costretto dalle lotte di potere interne alla maggioranza.

«Il sindaco è riuscito ad inimicarsi la stragrande maggioranza dei consiglieri di Forza Italia – ha precisato Luca Gaffuri, Pd – con ormai dieci di loro che si sono staccati dalle linee dell’attuale amministrazione», anche sul reimposto il capogruppo del Pd ha aggiunto che due assessori sono stati rimossi senza aver dato una motivazione ai cittadini senza osservazioni di merito sul loro operato. Lapidario Alessandro Rapinese, Area 2010, «Bruni rappresenta una minaccia per la città» tanto che «per avere il consenso dei suoi consigliere deve comprarlo dando poltrone». Per l’esponente di Area 2010 la mozione poi sarà fondamentale per chiarire chi è a favore e chi è contro all’attuale amministrazione «chi voterà a favore del sindaco poi non si lamenti e taccia per sempre». Il Pd si presenterà con dei banchetti in città nei prossimi sabati e chiederà il parere dei cittadini su questa Giunta, contemporaneamente Rifondazione si attiverà parallelamente il suo consigliere comunale Donato Supino ha rivendicato la primogenitura dell’idea di una mozione di sfiducia e espresso la propria amarezza per il mancato accordo fra le minoranze sulle grandi mostre ancora in discussione. Anche Luigi Bottone, Udc, uno dei due esponenti della maggioranza, l’altro è stato Emanuele Lionetti, Lega, che ha permesso di poter garantire i numeri per presentare la mozione, attacca il sindaco: «Cosa ha fatto il sindaco per la Ticosa, il Sant’anna la Trevitex? Non c’era neanche la comunicazione in maggioranza, avete sentito poi a margine dei Consigli i litigi e gli insulti, e su questo il sindaco non si è fatto un esame di coscienza». Bottone difende l’assessore Gatto che per lui ha avuto il coraggio di rendere pubblici il modo di rapportarsi di Bruni con gli esponenti della maggioranza. «Gatto ha detto di avere intenzione di querelare il sindaco – così Marcello Iantorno, Pd – Vuol dire che ci sarà un altro membro della Giunta indagato. Presenteremo una mozione di sfiducia». Ironico Gaffuri sulle dimissioni richieste a Colombo: «non è né sfiduciato, né indagato, probabilmente non può far parte di questa amministrazione, oltre tutto ha avuto una capacità di dialogo sul Bilancio trovando un accordo con le minoranze su alcuni emendamenti».

Oltre duecento per democrazia e Costituzione

Oltre duecento persone al presidio martedì 10 febbraio dalle 17.30 davanti alla Prefettura in via Volta a Como in difesa della democrazia e della Costituzione organizzato dall’Arci di Como.

Una delegazione è stata ricevuta dal prefetto Sante Fraternizzi. Grande compostezza, grande unità di intenti e grande preoccupazione per la democrazia in Italia attaccata dal governo Berlusconi sia con la promulgazione di vere e proprie leggi razziali che con lo scontro sempre più violento con le istituzioni con l’attacco al presidente della Repubblica reo di tentare di resistere allo strapotere delle destre e di difendere la Costituzione. Si sono trovati in via Volta a Como rispondendo all’appello dell’Arci oltre duecento persone. Tra essi esponenti delle sinistre, del sindacato confederale e di quello di base, della società civile del mondo della cooperazione e del volontariato. Interessante anche la presenza di giovani universitari che hanno voluto dimostrare la loro sensibilità al tema della difesa della democrazia e della Costituzione. Una delegazione formata dal presidente dell’Arci Enzo D’Antuono, da Nicoletta Pirotta (Prc), Licia Badesi (ex parlamentare ed esponente del Comitato per la difesa della Costituzione), Leo Ceglia (Cgil), Thierno Gaye (associazione antirazzista e interetnica 3 febbraio, Erba) è stata ricevuta dal prefetto Sante Fraternizzi che si impegnato a riferire al governo la gravità delle preoccupazioni esposte dai manifestanti.

L’Arci per la democrazia e la Costituzione

Presidio martedì 10 febbraio dalle 17.30 davanti alla Prefettura in via Volta a Como in difesa della democrazia e della Costituzione organizzato dall’Arci di Como.

«Gli ultimi provvedimenti del governo Berlusconi, con l’approvazione del decreto Sicurezza al Senato e lo scontro istituzionale col presidente Napolitano sul “caso Eluana”, segnano un’accelerazione del processo di edificazione dello stato razzista e autoritario – si legge in un comunicato dell’Arci provinciale comasca – Di fronte a tale situazione l’Arci ritiene indispensabile che i cittadini che non la condividono facciano sentire la propria voce e si mobilitino in prima persona». «Con la Maratona per i diritti umani che si è conclusa il 10 dicembre 2008, l’Arci ha posto come premessa alla sua azione l’articolo 0: “Io sono perché siamo”. La violenta azione del governo Berlusconi tesa a distruggere e vanificare i valori della Costituzione attacca proprio quegli aspetti che hanno fino ad ora permesso al nostro paese di considerarsi civile e sui quali si basa l’operato della nostra associazione – continua il testo che poi esplicita – L’azione combinata del governo delle destre xenofobe e integraliste italiane ci sta imponendo: – leggi razziali, già passate al Senato, che rappresentano un disposto tale da creare un vero e proprio sistema di apartheid nei confronti dei cittadini immigrati e cancella l’universalità dal diritto alla salute per quelle donne e quegli uomini colpevoli solo di non avere un permesso di soggiorno, arruolando i medici ad una impropria e odiosa funzione di polizia; – l’attacco alla democrazia con la mortificazione del diritto e l’imposizione con la forza della maggioranza di provvedimenti finalizzati esclusivamente alla dimostrazione di un potere senza limiti; – l’uso strumentale dei drammi delle persone come strumento mediatico in dispregio alla “pietas” al diritto e persino al rispetto della morte evento naturale del percorso umano. Ma noi non dimentichiamo l’articolo 0 e chiamiamo la popolazione a difendere la nostra umanità convinti di essere stragrande maggioranza nel Paese». Per questo l’Arci di Como si è impegnata a dare «vita con l’arcipelago di associazioni, gruppi politici, movimenti che condividono i valori fondanti della Costituzione italiana a una serie di iniziative per contrastare adeguatamente l’azione violenta delle destre e far sì che non ci si debba vergognare di essere italiani». Ed il primo appuntamento è l’invito a «tutte e tutti al presidio contro le leggi razziali e a sostegno dell’azione del Presidente della Repubblica che ha rifiutato di emanare provvedimenti incostituzionali, ingiusti e lesivi della dignità umana» di martedì 10 febbraio alle 17.30 avanti alla Prefettura in via Volta a Como. Per informazioni tel. 031.264921.

Difendere la Costituzione

Il Comitato per la di fesa della Costituzione di Como ha scritto al prefetto di Como Sante Fraterlizzi. Il testo integrale della lettera resa pubblica l’8 febbraio.

il Comitato per la Difesa della Costituzione di Como esprime la sua forte preoccupazione per gli avvenimenti che si stanno verificando in questi giorni e cioè per l’intervento del Presidente del Consiglio che ha tentato di rendere inefficace una legittima sentenza della Corte di Cassazione.

Peraltro sulla legittimità della pronuncia nel merito, e in assenza di legge, c’è già stata una puntuale decisione della Corte Costituzionale.

Il Capo dello Stato ha giustamente ritenuto di non promulgare tale decreto, ritenendolo contrario al dettato della Carta Costituzionale.

Ne è seguita la proposizione, da parte del Governo, di un disegno di legge che aveva il medesimo contenuto del decreto legge respinto e si è ipotizzata, da parte del Presidente del Consiglio, la convocazione ad horas delle Camere per approvarlo in via d’urgenza. Quasi una sfida al Quirinale potremmo concludere.

Di fatto si tratta di una decisione formale del Consiglio dei Ministri che non tiene in nessun conto la divisione costituzionale dei poteri; che ignora una sentenza della Corte di Cassazione: questo atto è una forzatura del dettato costituzionale al limite dell’eversione, pone in essere una pluralità di attegiamenti che qualificano l’azione dello Stato come contraddittoria e incerta.

Di tutto questo siamo preoccupati, perchè vi leggiamo il tentativo di mettere in discussione i principi fondativi stabiliti dal patto civile che i costituenti intesero dare al Paese.

In uno Stato di diritto qualunque sentenza definitiva deve essere rispettata. Altrimenti viene messo in discussione l’intero sistema giuridico, con danno assai grave del tessuto e dell’ordine sociale.

La Costituzione è un fondamento valido e permanente in cui tutti i cittadini si identificano; pertanto chiediamo agli italiani e a tutti i residenti nel nostro Paese di sostenere l’operato del Capo dello Stato facendo sentire la propria voce. Il Capo dello Stato è sempre il garante della Carta fondamentale, anche in questo momento difficile della nostra Repubblica.

Cristiani di base su Laicità e sacro

Le Comunità cristiane di base, attive anche nel territorio lariano, nel documento che riportiamo integralmente prendono posizione sul  “caso Eluana”.

« Non conosce limiti il violento accanimento etico contro la libera scelta di Eluana, testimoniata con grande senso di responsabilità civica e con limpida trasparenza dal padre di lei. Il decreto urgente del governo in aperta sfida al parere contrario espresso dal Capo dello Stato apre un grave conflitto istituzionale, mentre l’intromissione delle gerarchie ecclesiastiche che approvano la scelta del governo ed esprimono un giudizio negativo verso la mancata firma del Presidente della Repubblica porta al rischio di una crisi fra la Santa Sede e lo Stato Italiano. Quei cattolici che considerano la democrazia la migliore delle forme di governo possibile non possono restare in silenzio di fronte a questo pericolo concreto di una degenerazione del sistema democratico nel nostro Paese e di uno slittamento della Chiesa verso il fondamentalismo più radicale e distruttivo. Ci sono voluti quattrocento anni perché un papa, Wojtyla, riconoscesse che Galileo fu “sincero credente più perspicace dei suoi avversari teologi (cardinali e papi) in campo etico”. Si dovrà aspettare altrettanto perché sia riconosciuto come animato da spirito evangelico il grande illuminato amore per la vita insito nella scelta di Eluana e di suo padre e perché sia scoperta la miopia fondamentalista dei loro avversari?»

Le Comunità cristiane di base italiane

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