Oltre la globalizzazione: il ritorno al territorio.
I temi trattati nelle relazioni tenute a Bergamo venerdì 13 e sabato 14 febbraio alla sesta Assemblea nazionale enti locali sul tema Oltre la globalizzazione: il ritorno al territorio. Un resoconto di due giorni di approfondito dibattito con seminari specifici che hanno coinvolto oltre quattrocento persone, amministratori, rappresentanti di associazioni, studiosi di varie discipline, cittadini, i componenti l’ufficio partecipazione del Comune di Bergamo.
Si è tenuta a Bergamo venerdì 13 e sabato 14 febbraio la sesta Assemblea nazionale enti locali sul tema Oltre la globalizzazione: il ritorno al territorio. Il sindaco di Bergamo Roberto Bruni non si è limitata ad un intervento formale ma ha permesso di entrare già nel tema di come i governi locali possano coinvolgere la popolazione nelle scelte concrete. Anche il federalismo sposta il tema sul ruolo degli enti locali, i Comuni tornano al centro del dibattito territoriale ma le scelte politiche del governo penalizzano il loro ruolo sottraendo risorse essenziali. Così oggi gli enti sono chiamati a approvare bilanci più difficili e sofferti a causa dei tagli imposti. La crisi finanziaria economica d’altra parte richiede l’adozione di regole nuove. Quando si parla di federalismo fiscale (meglio parlare di autonomie locali) occorre anche parlare di partecipazione dei cittadini al governo della città e diventano inevitabili la diffusione di pratiche partecipative. Il sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra, che rappresenta anche il neocostituito movimento Stop al consumo di territorio., ha presentato un intervento caratterizzato da un messaggio che nasce dal territorio: l’Italia è un paese meraviglioso con una malattia: consumo forsennato della terra, del territorio. I Comuni sono sottoposti ad una costante difficoltà finanziaria e per risolverla oggi possono ricorrere alla monetizzazione del territorio. Gli oneri di urbanizzazione possono essere utilizzati per pareggiare bilancio. Un’interpretazione largamente condivisa dai partecipanti al convegno dal Salento alla Sicilia, all’Alto Adige, alla Lombardia. Dall’urbanistica dal territorio condotta con la consapevolezza che la terra è bene comune si possono cercare nuove vie, nuove modalità per fare la gestione urbanistica e delle infrastrutture. Possono discendere buone pratiche, vere, che vanno a toccare il nervo scoperto quando i piani pubblici vengono delegati a mani private. La nostra Costituzione dice che la libera intrapresa non deve essere in contrasto con i l’interesse pubblico. Non fare scelte con uso del territorio non significa essere contro lo sviluppo. C’è un assioma: se non si crede in competitività, crescita e sviluppo sembra non si sia adatti a amministrare. Al contrario si possono e devono fare proposte alternative e noi dobbiamo essere in grado di farlo. «La partecipazione può essere – per Finiguerra –un percorso fondamentale per fermare il consumo del territorio. La terra non è nostra ma di chi verrà dopo di noi». Nel suo intervento Alberto Magnaghi, presidente della Rete nuovo municipio, ha ricordato che la Rete nel suo convegno di Milano aveva scritto una sorta di Decalogo consumo zero per il territorio e che anche a Roma tra i punti finali si ribadiva lo stesso concetto. Però non è successo nulla e inoltre sovente assistiamo a Comuni che dichiarano lo stop al consumo, ma poi vediamo le gru dovute a processi messi in atto in precedenza. I relatore ha invitato i Comuni a una moratoria sull’utilizzo del territorio ed indagare prima di consumarlo e ha proposto che dall’assemblea uscisse l’impegno a mettere in atto la moratoria, reale, operativa per i Comuni che aderiscono alla rete. È necessario oggi riflettere sul ruolo che vengono ad assumere i percorsi di democrazia partecipativa nel contesto delle trasformazioni profonde del quadro istituzionale ed economico, in primis della crisi del capitalismo mondiale. Si assiste alla progressiva trasformazione dei partiti di massa: fine delle rappresentanze sociali di classi, ceti, culture, identità come concreti canali di trasmissione dal sociale alle istituzioni, verso una rappresentanza di gruppi di interesse, comitati di affari, lobbies, capitale imprenditivo e finanziario, multiutilities. I sindaci diventano esecutori delle grandi strutture finanziarie e produttive espresse dai loro partiti. Esempi Firenze (Tav e nuovo stadio). Da questi contesti nascono comitati di difesa del territorio, esempio toscano più di 160 comitati per la difesa del territorio. A livello Globale per Finiguerra la finanziarizzazione del capitale e globalizzazione economico finanziaria: la crisi economica e la recessione mondiale hanno messo a nudo l’allucinante disegno del capitale: autonomizzazione da produttori e consumatori: anche l’impresa di produzione diventa merce. Di fronte a queste trasformazioni generali a livello locale si deve constatare la crisi dei municipi e del neomunicipalismo nato a Porto Alegre con la Carta del nuovo municipio e sviluppatosi con Arnm e anche la crisi fiscale, da regime consociativo, da cultura dello “sviluppo”, degenerazioni corruttive dilaganti. Sono pochi i municipi che resistono a questa molteplice tenaglia che ha reso difficile la crescita di processi partecipativi, con la conseguente crisi del progetto di federalismo municipale solidale. Il territorio può divenire il luogo di difesa della crisi valorizzandole potenzialità e le peculiarità identitarie dei patrimoni locali. La coscienza di luogo si può in sintesi definire come la consapevolezza acquisita attraverso un percorso di trasformazione culturale degli abitanti, del valore patrimoniale dei beni comuni territoriali (materiali e relazionali) in quanto elementi essenziali per la riproduzione della vita individuale e collettiva, biologica e culturale. In questa presa di coscienza il percorso individuale e collettivo connota l’elemento caratterizzante la ricostruzione di elementi di comunità, in forme aperte, relazionali, solidali. Questa crescita di coscienza comunitaria è la condizione per lo sviluppo della società locale in forme solidali che richiede di: promuovere il rafforzamento dei sistemi economici locali, per una globalizzazione dal basso come rete federativa e non gerarchica di luoghi (città, microregioni, distretti, regioni) in grado di incrementare lo scambio sui mercati globali di ciò che solo in quel luogo si può produrre, valorizzando culture, saperi, paesaggi locali; sviluppare la domanda di reti locali di mutuo soccorso; alimentare i sistemi economici locali con le reti del “nuovo mutualismo”, commercio equo, finanza etica, cooperazione popolare internazionale, Gas, banche del tempo, monete locali complementari (Tonino Perna); diffondere le reti corte fra produzione e consumo riducendo la mobilità, la velocità,favorendo stili di vita più lenti, aumentando l’attenzione e la cura dei valori tipici dei singoli luoghi; valorizzare le risorse ambientali e locali per produrre energia, acqua, cibo, informazioni e cultura; finalizzare le politiche dei governi locali alla valorizzazione dei beni comuni e del benessere: i sistemi economici locali come mezzo per realizzare il fine del benessere. [Danilo Lillia, ecoinformazioni]