L’iniziativa del 24 ottobre dalle 15 alla Circoscrizione 6 in via Grandi 21 a Como,  nata come festa, l‘abbiamo chiamata Via Milano altra in via Milano alta. Il gioco di parole indica luogo – parte alta della via -, persona  – altra da sé stessi – e condizionealtra da chi ne parla negativamente. Spesso a Como si sente parlare di situazioni di difficile convivenza con lo straniero. Fortunatamente non si sono mai verificati episodi di rilevante gravità. Tuttavia, l’argomento torna, qualche politico nostrano o nazionale ne parla, appare sui giornali. Poi, dopo un periodo più o meno lungo di dormienza, l’argomento riappare, lo si sventola un po’ di qua e un po’ di là e pare che non succeda niente. O forse no? Si, qualcosa succede. Succede che sono deboli le voci di reazione che si contrappongono,  che reinterpretano le paure, pur comprensibili, che nascono da pregiudizi, dalla difficoltà di confrontarsi con il diverso, di affrontare inevitabili e necessari cambiamenti. Quella debolezza si trasforma in opportunità per lo sviluppo e la crescita di quei pregiudizi e quelle paure a cui si lascia libero il campo.

La semina

Succede, così, che si va seminando. «Andava negli orecchi di questo e di quell’altro cittadino questa sua opinione seminando» [Macchiaveli].

Siamo fortunati. Quella semina non attecchisce fruttuosamente, ma un po’ attecchisce. Come accade anche per i semi peggiori. Essi, di solito, danno pochi frutti, di bassa qualità, ma possono essere dannosi, molto dannosi o infestanti: Tanto dipende dal terreno. Il “terreno” comasco, per ora, offre poco nutrimento a quei semi. Difatti, non solo il tessuto sociale tiene, ma sono maturate situazioni di pregevoli capacità di convivenza tra diversi. Nei quartieri intorno a via Milano alta si sono insediate persone di altra provenienza.

La realtà sociale di quei quartieri ha saputo reagire esprimendo significati di accoglienza e convivenza multiculturale eccellenti. Ne è nato un laboratorio spontaneo in cui la gente ha  imparato a misurarsi e a vivere  in modo  armonico con il  nuovo, con il diverso, con la persona di altra provenienza e cultura.

Allora, considerate le caratteristiche attuali dalla qualità del terreno comasco e per sottrarlo all’uso di orticello privato, conviene seminare altri semi, semi culturali. Da qui l’idea di una festa, di una festa per l’altra persona diversa da sé. Siamo tutti altro/a rispetto  a ogni altro/a. È un dato di fatto. Non si può negare o combattere tale condizione, sarebbe perdente per natura. L’unica alternativa alla contrapposizione conflittuale è il reciproco riconoscimento e valorizzazione delle differenze culturali di cui si è portatori, nel segno del rispetto delle regole della  civile convivenza. Ma, ciò non può essere frutto di enunciazione o di esortazione. Occorre conoscere e comprendere  le ragioni che stanno alla base dei fenomeni. E poi far seguire buone pratiche. Ovvero, attuare comportamenti osservabili, in termini di applicazioni e attuazioni. Ovviamente il fenomeno della migrazione globale non si spiega in chiave turistica. Vi sono condizioni e responsabilità che vanno indagate e che spingono le persone a cercare altrove le possibilità di vivere una vita dignitosa, a cercare le opportunità per esprimere al meglio doti e capacità di cui ogni soggetto è dotato. Occorre lo sforzo di ognuno per creare le premesse e le opportunità necessarie, senza condizione, senza se e senza ma. Se ciò accadesse si potrebbe dare “l’assalto al cielo”. Ma, verrà il giorno!

Reiterpretare le paure

L’iniziativa del 24 ottobre sarà un momento  ludico – ricreativo ed anche momento di riflessione sui temi appena accennati, legati ai fenomeni della migrazione-accoglienza. Pensiamo che ciò possa dar forza a quelle voci che vogliono reinterpretare paure e resistenze al cambiamento.

Vi sarà, quindi, nella festa, un luogo di dibattito. Saranno presenti esperti, operatori del sociale, gente comune. Vogliamo restituire alla socialità comasca un pensiero, uno strumento, un modo per rilevare ed interpretare il fenomeno della migrazione-accoglienza. Vogliamo lasciare sul territorio del sociale una esperienza ed uno strumento organizzativo, che possa essere rappresentato da un comitato di quartiere, capace di vigilare sulla qualità della vita e del rapporto migrazione-accoglienza. Vogliamo andare seminando negli orecchi di questo e di quell’altro cittadino una opinione  di mutua accoglienza, riconoscimento, valorizzazione, disposizione al cambiamento per prepararci all’assalto al cielo. È un buon terreno di semina quello comasco? [Donato Lamnonaca per ecoinformazioni] Leggi tutte le informazioni su Via Milano altra in via Milano alta sul blog Como senza confini

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