Politiche per la famiglia: perché non anche a Como?

Questo il titolo dell’intervento di Gerardo Larghi, segretario territoriale Cisl di Como, che chiede «l’avviamento di un tavolo politico di confronto su nuovi interventi a favore delle famiglie». Di seguito l’intero intervento del sindacalista comasco

«Siamo in crisi, è un dato di fatto. Viviamo questa condizione da almeno due anni e azzardarsi a definire tempi di uscita o miracolose rotte alternative sembra più un esercizio di negromanzia che non una corretta analisi socio-economica.

È altrettanto vero che se sino ad oggi l’esplosione della bolla finanziaria ha inciso meno drammaticamente in Italia che altrove, ciò è dovuto alla natura stessa della nostra società, costruita su un sistema a rete, a sua volta  fondato in larga misura e al di là di tutto, sulla relazione familiare.

Non stupisce pertanto che in questi mesi proprio sul tema famiglia si sia concentrata l’attenzione di media e parti politiche. In questo rinnovato interesse non mancano certo aspetti strumentali, ma al di là delle intenzioni con cui si è discusso di tale argomento, il sindacato comasco, e la Cisl in particolare, non può che prendere atto che oggi sembrano esservi le condizioni per contrattare, anche a livello locale, interventi a favore delle famiglie, cioè dei soggetti sulle cui spalle si scarica sempre più frequentemente la necessaria solidarietà tra generazioni.

La Cisl oggi cosa chiede alle amministrazioni pubbliche lariane, a cominciare da quella del capoluogo?

Chiediamo anzitutto che l’ormai prossima discussione sulle politiche di bilancio comunali che vede coinvolti tutti i municipi lariani, abbia al centro la creazione di una fiscalità locale che favorisca e incentivi vere politiche di sussidiarietà familiare. Non vogliamo indicare soluzioni precostituite, ma ormai non è più rinviabile una riforma delle politiche tariffarie che finalmente renda giustizia a chi fino ad oggi meno avendo più ha pagato. Non è rinviabile almeno se vogliamo affrontare alla radice il tema della povertà incombente per una larga fetta della società lariana.

Chiediamo l’avviamento di un tavolo politico di confronto su nuovi interventi a favore delle famiglie, sul sostegno alle coppie giovani, ai nuclei poveri o in difficoltà, ai figli piccoli, agli anziani (soprattutto in condizione di non autosufficienza), ai minori a rischio. Chiediamo che siano adottati strumenti e misure che sostengano la creazione di reti di associazioni e famiglie autonome, organizzate, coordinate ma alleate in partnership con il settore pubblico e privato secondo il modello diffuso in tutta la nostra penisola.

Peraltro non si tratta di inventare niente: basterebbe invece rifarsi a qualcuno tra i numerosissimi esperimenti disseminati nella nostra penisola, di cui sono stati protagonisti attivi proprio i nuclei familiari, resi interpreti attivi dagli enti pubblici e non meri destinatari di misure assistenziali, e che hanno saputo produrre welfare sul territorio. Noi riteniamo cioè che anche sulle rive del Lario si possano incrementare quelle “buone pratiche”, in cui la progettazione di servizi è stata partecipata dalle famiglie. Così è stato in Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte ove sono nati numerosi progetti realizzati all’interno dei Centri per le famiglie finalizzati ad educare le coppie in formazione. Ovvero con i servizi a supporto della conciliazione famiglia-lavoro, attraverso le “Tagesmutter” di Bolzano, l’“Educatore familiare” in Emilia Romagna, il “Nido famiglia” lombardo, nati proprio da patti tra famiglie. Nel campo del sostegno alla Terza età, si pensi al caso della Sicilia, dove il servizio “Anziani in affido” prevede che anziani soli e con ridotta autosufficienza siano assistiti da famiglie in difficoltà economiche. O alla Liguria, ove nell’ambito del “Progetto caregiver” si provvede alla formazione di familiari dei malati di Alzheimer. Quanto alle famiglie povere e ai minori in difficoltà si va dall’idea del Piemonte con cui nuclei in difficoltà vengono affidati ad altre famiglie, all’“Affido professionale” della Lombardia con il quale giovani a rischio vengono seguiti e formati da tutor in imprese o attività artigiane, o ai “Gruppi di parola” cioè a ritrovi nei quali i bimbi con esperienze traumatiche possono incontrarsi e sfogarsi.

Tutti questi esempi, sia chiaro, sono nati entro i confini di municipalità (comuni, province, servizi sociali in senso pieno del termine), che potremmo senz’altro definire virtuose. Per di più non tutte queste pratiche prevedono costi aggiuntivi per il bilancio pubblico ed anzi molte sono “a costo zero” e non richiedono altro che un diverso sguardo sulla realtà. Per intercettare le numerose domande, e ricercare possibili risposte ai bisogni presenti sul territorio, la Cisl ha attivato un servizio di “Segretariato Sociale” presso il quale già tanti ricevono informazioni ed assistenza, ma ovviamente ciò non basta. La Cisl di Como è convinta che gli enti locali lariani siano assolutamente in condizione di incrementare le “buone pratiche” che già esistono sul territorio, e per parte nostra ci dichiariamo pronti fin da ora a sostenere ogni politica che vada in questa direzione».

 

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