Il sentiero della memoria passa per Cima

Anche quest’anno un folto gruppo ha ricordato l’anniversario della strage fascista che il 21 gennaio del 1945 vide la fucilazione di 6 giovani partigiani (Giuseppe Selva “Falco” di 28 anni, Angelo Selva “Puccio” di 21 anni, Livia Bianchi “Franca” di 25 anni, Andrea Capra “Russo” di 20 anni, Gilberto Carminelli “Fausto” di 26 anni ed Ennio Ferrari “Carlino” di 17 anni) a Cima, piccola frazione di Porlezza in direzione di Lugano.La commemorazione, organizzata da Cittadini insieme di Porlezza e Valli, è iniziata dalla piazza a lago di Cima, seguendo il sentiero che anche i “sei di Cima” furono costretti a seguire prima dell’alba del 21 gennaio 1945. Il sentiero giunge al cimitero, luogo della fucilazione, dove ora è stato collocato un cartello segnaletico che riassume con l’ausilio di testi e immagini la vicenda. L’inaugurazione del sentiero della memoria è stata introdotta da Paola Rosiello (nella sua triplice veste di insegnante dell’Istituto Vanoni, di ricercatrice dell’Istituto di Storia Contemporanea “P.A. Perretta” di Como che ha curato la realizzazione del cartello, e di rappresentante di Cittadini Insieme); poi Valter Merazzi, direttore dell’Istituto di Storia Contemporanea ha efficacemente esposto il contesto politico e storico della vicenda di Cima, e Mauro Guerra, coordinatore nazionale dei piccoli comuni dell’ANCI, ha spiegato l’importanza di segnare il territorio con “presidi” di memoria che possano mantenere viva l’attenzione intorno ai valori su cui la Repubblica italiana si è fondata dopo la Liberazione dal fascismo e che devono continuare ad essere guida per il rafforzamento della vita democratica. Un breve, ma intenso, fuoriprogramma è stato quello di un testimone di quei fatti del 1945, che ha voluto raccontarli, soprattutto a beneficio dei giovani studenti presenti. La cerimonia è poi proseguita all’interno del cimitero, davanti al piccolo monumento che ricorda i sei martiri di Cima; qui hanno parlato il sindaco di Porlezza, Sergio Erculiani, e il vicepresidente dell’ANPI provinciale, Renzo Pigni, che ha idealmente collegato la memoria di Cima al monumento alla Resistenza europea di Como, dove le frasi dei condannati a morte di tutta Europa ricordano la coralità della lotta antifascista. Proprio a questi aspetti si sono collegate le voci degli allievi e delle allieve dell’Istituto Vanoni di Menaggio che hanno letto alcune poesie (Brecht e Ungaretti) e lettere dei condannati a morte della Resistenza, tra cui anche gli ultimi biglietti di uno dei giovani uccisi a Cima. Quello di Cima è un buon esempio di come ricordi, sentimenti e approfondimenti storici possano e debbano convivere sul territorio. È un modello di quello che si dovrà fare anche sulle sponde del lago di Como, tra Giulino di Mezzegra e Dongo, per ricordare la fine del fascismo. [Fabio Cani – ecoinformazioni]

 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: