25 aprile a Dongo
Nella piazza del municipio di Dongo, di fronte a circa un centinaio di persone, si è svolta in mattinata la celebrazione ufficiale del 25 aprile da parte della sezione locale dell’ Anpi assieme all’amministrazione comunale. Nel pomeriggio, concerto di Filippo Andreani, organizzato sempre dall’associazione partigiana con il circolo Arci Settima generazione
«Dongo ha visto chiudersi sul suo suolo un tormentoso periodo di storia nazionale per aprirne uno nuovo di fratellanza e pace» Con queste parole, prese da una lettera del 14 settembre 1945 di Giovanni Chiodini, il sindaco di Dongo Mauro Robba ha aperto le celebrazioni per il 25 aprile; alla manifestazione, organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con l’associazione partigiana, hanno partecipato anche i rappresentanti di altre forze armate come i carabinieri, gli alpini e i marinai.
Un centinaio di persone, la gran parte con i fazzoletti tricolori dell’Anpi al collo, ha ascoltato il discorso del primo cittadino, che ha sottolineato la particolare sensibilità con cui Dongo ricorda, ogni anno, la liberazione dal nazifascismo. «I nostri monumenti alla Resistenza – ha concluso Robba – parlano di pace e democrazia. Significano libertà, per noi, per i nostri figli e per le generazioni future».
Ha preso la parola quindi Vittorio Roncacci, autore del libro La calma apparente del lago, Como e il comasco tra guerra e guerra civile 1940 – 1945: «Siamo tutti figli della nostra storia – ha ricordato Roncacci – e i tentativi di riscriverla sono destinati a fallire. Ricordare il passato è importante, ci impedisce di ripetere gli stessi errori». Lo storico ha ricostruito in breve le vicende che hanno portato Dongo a essere protagonista della fine del fascismo. « Qua è iniziato un periodo di pace, e per questo dobbiamo ringraziare chi, in quegli anni, sostenne e partecipò attivamente alla Resistenza. Il loro esempio ci aiuta a guardare il futuro con più coraggio».
Una volta terminati i discorsi ufficiali, il sindaco ha deposto una corona di fiori ai piedi del Monumento dei caduti e la banda comunale, assieme al coro del Club alpino italiano, ha eseguito alcuni canti partigiani come Bella ciao e Fischia il vento, oltre all’ inno di Mameli. Successivamente la manifestazione si è spostata nella chiesa di S. Stefano, per una Messa in suffragio di tutti i combattenti, caduti e defunti.
Nel pomeriggio, all’Istituto civico musicale, Filippo Andreani e la sua band (Massimo Scocca al contrabbasso e Giulia Larghi al violino) hanno cantato, raccontato e suonato l’album Una storia sbagliata. Il disco narra le vicende del capitano partigiano Neri e della sua compagna Gianna, una storia in cui amore e morte, lealtà e tradimento, persone e fatti storici si intrecciano con forza.
Antonella Greppi, presidente del circolo Arci Settima generazione, ha speso due parole, prima dell’esibizione, a proposito della vicenda legata alla posa della lapide della Petacci a Mezzegra: «su precisa richiesta dell’Anpi provinciale di apporre un cartello, anche a proprie spese, che meglio specificasse quanto accaduto a Giulino di Mezzegra il 28 aprile 1945, la sindaco ha detto no. Davanti a tanta insolenza e a tanto disprezzo per le istituzioni democratiche che rappresenta, provo solo rabbia».
Filippo Andreani, dal palco, si è detto felice di poter suonare per l’associazione partigiana:«Avevo una paura fottuta, quando ho scritto l’album, di venire accostato a Pansa e a personaggi simili. Suonare qui, il 25 aprile, mi riempie di gioia».
Il concerto, organizzato da Arci Settima generazione assieme all’Anpi di Dongo, ha visto una buona partecipazione di pubblico – circa un centinaio di persone – che più volte durante l’esibizione ha applaudito e battuto le mani a tempo di musica. Alla fine, per suggellare il bel pomeriggio trascorso, la platea ha preteso un bis, che il gruppo ha concesso volentieri. [Andrea Quadroni, ecoinformazioni]