Querelle su Villa Geno

villa genoGuerra di cifre fra privati e Amministrazione comasca che chiede il pagamento degli affitti arretrati e punta ormai allo sfratto

«Prendiamo atto delle rimostranze della società ma riteniamo fondamentale porre l’accento su quanto segue: la società rivendica un “investimento privato di 2 milioni e 400mila euro, dimenticato” – dichiara in un comunicato l’assessore al Patrimonio del Comune di Como Marcello Iantorno –. Letta in questi termini la questione parrebbe alludere ad un investimento a fondo perduto effettuato dal privato».

«La realtà è ben diversa – precisa l’assessore –: in primo luogo sulla base dei pareri espressi dal collaudatore in corso d’opera e dall’Ufficio tecnico comunale è stata ritenuta riconoscibile una somma pari a 1.494.375,39 euro; detta somma è stata riconosciuta in conto canone, ciò significa che di fatto è stata pagata dal Comune, che ha scalato tali importi dai canoni dovuti dal concessionario. La realizzazione delle opere di riqualificazione, inoltre, era prevista dal bando e dal conseguente contratto di concessione stipulato con la società nel gennaio del 2000 e costituiva pertanto obbligo dell’assegnatario».

«Nei primi mesi del 2011 l’importo riconosciuto in conto canone era stato raggiunto e la società avrebbe dovuto iniziare a versare i canoni – prosegue la nota, che sottolinea –. Cosa che non è avvenuta».

Di qui Iantorno ripercorre gli ultimi mesi che hanno portato ala rottura fra gestori e Comune di Como: «Il 1 agosto 2012 l’ufficio sollecitava la società al pagamento pena l’avvio delle procedure per il rilascio. Il 16 agosto 2012 la società chiedeva di poter pagare l’arretrato in 40 rate mensili. La giunta il 3 settembre 2012 decideva di accordare 30 rate, previo versamento di un acconto e presentazione di una polizza fideiussoria bancaria o assicurativa a garanzia del debito pregresso. La comunicazione perveniva alla società il 13 settembre 2012 dopo di che, in assenza di riscontro, l’ufficio il 1 ottobre inviava all’istituto dove la società aveva stipulato la polizza a garanzia del contratto, la richiesta di escussione della fideiussione che copriva un annualità di canone, pari a 124.326,67 euro. Il 23 ottobre la società comunicava l’adesione alla proposta di rateizzazione in 30 rate ma la limitava alla cifra al netto della somma coperta dalla polizza per la quale si era avviata la procedura di escussione, quindi a 73.723,32 euro (198.049,99 – 124.326,67), dimentica che tale somma non era stata pagata. Il 26 ottobre l’ufficio riconfermava le condizioni poste dalla giunta. In un successivo incontro il 14 novembre 2012 la società, presentatasi con un legale, ipotizzava l’accettazione del piano di rientro proposto. Il 23 novembre 2012, nel frattempo, l’escussione della fideiussione veniva dichiarata nulla dagli uffici in quanto l’istituto era risultato non solvibile e cancellato dall’elenco generale degli intermediari finanziari. Il 5 dicembre la pratica veniva inviata all’ufficio Legale del Comune di Como e il 18 dicembre la società era diffidata al pagamento. Con un fax inviato dal legale, la società il 31 gennaio 2013 proponeva versamenti di 10.000 euro/mensili, importo non coprente neppure i canoni in scadenza e che avrebbe solo fatto aumentare mensilmente il debito. In un ultimo incontro tenutosi il 29 gennaio, veniva promesso verbalmente di far pervenire entro il 10 febbraio un piano di rientro garantito da polizza e con versamento immediato di un anticipo. Ciò non è però avvenuto. Il debito al 31 dicembre 2012, al netto degli ultimi due versamenti pervenuti (10.000 euro novembre 2012 – 10.000 euro dicembre 2012) ammontava a 179.711,65 euro. Se si aggiunge la rata che scadrà il 29 marzo 2013 di 40.191,58 euro, si arriva ad un debito di circa 220mila euro».

«Questi sono fatti – rimarca l’assessore al Patrimonio –. Ora il Comune non può certo permettere che un bene pubblico possa essere utilizzato contro le regole, gratuitamente e con un arretrato così elevato. Il mancato incasso di questa considerevole somma equivale nella sostanza ai mancati pagamenti di tasse e imposte, circostanza che poi si traduce in una maggiorazione del carico fiscale per la popolazione».

«Con una tale somma si potrebbe intervenire su scuole o alloggi popolari – ricorda poi Iantorno –. Il mancato pagamento dell’affitto danneggia tutti i cittadini e danneggia la stessa attività degli altri esercenti che sono in regola con i pagamenti». «Fin dall’inizio abbiamo mostrato la massima disponibilità e tuttora siamo pronti a trovare soluzioni consentite dalla legge – conclude l’assessore comasco –. Il punto fermo è che questa soluzione non può tradursi in un danno per i cittadini a fronte di un ingiusto e illegittimo vantaggio per pochi». [md – ecoinformazioni]

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