La Storia di Saladino/ Da Mani pulite agli anni del berlusconismo
Possiamo anticipare su ecoinformazioni, per gentile concessione dell’autore Bruno Saladino, un “girotondino impenitente, antiberlusconiano della prima ora”, nuovi paragrafi del Manuale di storia per i licei, scritto dopo il 2050, che sarà in adozione al liceo Manzoni di Milano e in molte scuole comasche.
«Dalla III sezione, Le istituzioni e il Paese, del VI capitolo
§ 3 Il conflitto tra i poteri dello Stato
Per lunghi decenni, a cavallo tra il XX e il XXI secolo, nonostante i 200 anni trascorsi dalla riflessione di Montesquieu sulla separazione dei poteri, l’ordine giudiziario italiano fu sottoposto a una sorta di guerriglia permanente, promossa da una certa parte politica, tesa a minarne la credibilità e a limitarne l’autonomia. Un’evidente testimonianza di questa costante tensione può essere la doppia lettura che, pochi anni dopo la cosiddetta stagione di Mani Pulite (cfr. § 2°), fecero di quegli eventi alcuni storici di diverso orientamento (1): Negli anni ‘90 un’intera classe politica e gran parte del mondo economico (pubblico e privato) finirono alla sbarra. A portarceli fu un gruppo di magistrati che in alcune Procure italiane, principalmente quella di Milano, indagarono e svelarono il sistema di corruzione imperante allora nel Paese. Il perverso intreccio tra politica e malaffare fu portato nelle aule dei tribunali. Di lì a poco sarebbe sopraggiunta la fine dei principali partiti politici dell’epoca e, con loro, della cosiddetta Prima Repubblica.
Oppure:
Negli anni ‘90 un gruppo di magistrati comunisti perseguitò i vertici dei Partiti di Governo, risparmiando quelli dell’opposizione, e si sostituì al potere politico. Da allora, e precisamente dalla casuale scoperta di una piccola tangente incassata da un ‘mariuolo’ (febbraio 1992), la magistratura si arrogò il diritto di indagare su tutto e su tutti, e persino sul Presidente del Consiglio e sui suoi collaboratori. Si aprì, dunque, un conflitto pericolosissimo tra le Istituzioni dello Stato che durò molti anni. Nonostante numerosi provvedimenti speciali assunti dal nuovo potere politico, i giudici italiani continuarono a costituire una pericolosa anomalia del sistema.
Nota 1: il compito dello storico è quello di fornire le fonti, non quello di trarre conclusioni interpretative. Queste ultime vengono lasciate al lettore.
§ 4 Gli anni del berlusconismo
Fu nei primi due decenni di questo secolo che esplose una lotta senza quartiere tra il personaggio allora dominante la scena politica, Silvio Berlusconi, e la magistratura italiana. Il primo tese con ogni mezzo a sottrarsi alla giustizia nonostante le sue innumerevoli malefatte, facendosi beffe, in tal modo, dei principi basilari della Costituzione, dello stato di diritto e della civile convivenza (si narra che arrivasse a “comprare” il consenso di parlamentari dello schieramento opposto); la seconda cercò in ogni modo di ristabilire le regole fondamentali di una democrazia matura: l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, l’equilibrio tra i poteri dello Stato, il rispetto delle regole e così via. Se non le leggi almeno il tempo e l’anagrafe, alla fine, ebbero ragione: Berlusconi fu costretto a lasciare il potere nell’anno 2019. Quel che resta all’esame critico degli storici è oggi una questione che nelle vicende nazionali ha avuto un andamento ciclico: com’è stato possibile che per più di vent’anni un telecrate imbonitore, bugiardo e spaccone abbia potuto ricevere un consenso elettorale talora molto alto? E com’è possibile che milioni di connazionali abbiano potuto concedere credito a tante menzognere promesse?. Nei paragrafi successivi si confronteranno alcune interpretazioni. In questa sede è sufficiente anticipare che l’asprezza dello scontro assunse connotati eversivi. Le cronache del tempo citano un presidio di parlamentari filo-berlusconiani al tribunale di Milano con chiaro intento intimidatorio nei confronti dei magistrati. Costoro, chiamati dalla legge a giudicare il leader del centrodestra, inquisito per gravi reati, come la prostituzione minorile, vennero additati alla pubblica opinione quali metastasi del sistema, cancro della democrazia e simili.
Per anni, con riflesso pavloviano, al primo tentativo di accertamento di fatti malavitosi compiuti dagli uomini della destra italiana, si è levata l’immediata risposta: giustizia a orologeria, fumus persecutionis, sentenza politica, toghe rosse, magistratura politicizzata e così via. In sostanza, con il massiccio appoggio di certa stampa compiacente, è proseguita senza sosta l’azione di delegittimazione di una delle istituzioni fondamentali della repubblica». [Bruno Saladino per ecoinformazioni]
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