Orrori mediatici/ Solidarietà è rispetto

kossiCome non c’è Pace senza giustizia così non c’è solidarietà senza rispetto e l’uso di immagini lesive della dignità delle vittime dell’ingiustizia globale non aiuta certo la risoluzione dei problemi né abbatte i muri della fortezza Europa costruiti contro i diritti dei migranti. L’intervento dello scrittore migrante e medico togolese Kossi A. Komla-Ebri. 

Non ci può essere solidarietà senza dignità, senza compassione, senza pudore e senza rispetto.

Tutte le volte che le stragi riguardano i sud del mondo vediamo corpi strazianti offerti alla morbosa curiosità dell’audience. Uno spettacolo offerto a basso costo dai mercanti del dolore.

Basta con l’uso indecoroso di filmati e foto di bambini africani per campagne di sensibilizzazione per raccogliere fondi per “cause buone” come l’adozione a distanza o la fame nel mondo.

Urge coniugare solidarietà e dignità.

Nessuno ha visto le foto delle vittime degli attentati in America, in Spagna, Francia, Svezia e Gran Bretagna, ma i nostri occhi e le nostre coscienze sono gonfi delle immagini della strage in Kenya, dei bambini siriani. dei corpi esposti sulle spiagge del l’indifferenza.

Urge una normativa di legge che ne vieta l’uso sistematico, superando la carta di Treviso, un protocollo firmato nel 1990 da Ordine dei Giornalisti e Fnsi, in merito alla tutela dei bambini nella cronacache pure già dispone che «Nel caso di minori malati, feriti, svantaggiati o in difficoltà – si legge – occorre porre particolare attenzione e sensibilità nella diffusione delle immagini e delle vicende al fine di evitare che, in nome di un sentimento pietoso, si arrivi ad un sensazionalismo che finisce per divenire sfruttamento della persona».

Questo mondo mediatico diventa sempre più disumanizzante. Se bastassero le immagini per sensibilizzare le persone le bare del canale di Sicilia, gli occhi sgranati nei visi scavati che ci propinano nel leitmotiv dell’eterna “emergenza immigrazione ” sarebbero bastati a scalfire l’egoismo dei dirigenti di questo continente e di quello di origine.

Farci vedere tante, troppe immagini finisce solo per tetanizzare la nostra coscienza e portarci ad una assuefazione tale da fare zapping come un gesto meccanico per cacciare via una mosca noiosa fastidiosa anestetizzando la nostra anima o quello che ne rimane. Così noi tutti torniamo voracemente col riprendere ad inghiottire il nostro boccone, noi tutti che continuiamo a dire che “abbiamo fame quando abbiamo voglia di mangiare e che abbiamo sete quando abbiamo voglia di bere”

Perché non si cerca di affrontare i problemi alla radice?

Da che cosa fuggono questi rifugiati? Questi indesiderati invasori? Dalla guerra, dalla fame, dalla miseria. Fuggono per mettere al riparo l’unica ricchezza di questa vita: la loro esistenza.

L’Europa fortezza oggi si preoccupa perché i “dannati della terra” osano pretendere sedersi al tavolo del banchetto mondiale perché disperati e stufi di stare sotto ad elemosinare le briciole dell’abbondanza di cui sono stati depauperati.

Come dice un proverbio sudanese «L’abbondanza divide il villaggio più delle privazioni».

Non si può pretendere di portare la guerra a casa degli altri poi pretendere di essere felici da soli.

Quando vedremo esposti alla gogna i veri responsabili delle cosiddette guerre tribali nei paesi con il sottosuolo straripante di coltan, uranio, oro, diamanti e petrolio?

Il coltan è un conduttore utile per i chip dei nostri cellulari, cellule fotovoltaiche, telecamere, pc portatili, air bag, fibre ottiche ecc.… Di sicuro anche la nostra fame inestinguibile di questi prodotti ne fa aumentare il consumo e ne richiede sempre di più.

Chi produce le armi di queste guerre? Chi ne finanzia il commercio? Chi ci guadagna?

Quando vedremo esposti i venditori di morte che esportano le armi, che allevano i bambini soldati, mentre predicano pace e parlano di esportare la democrazia?

Invece di provare che l’equazione egemonia uguale responsabilità tanti cercano disperatamente di appropriarsi “con disinteresse ” di una leadership umanitaria. Dubito del disinteresse opportunistico dei piromani che si travestono da pompieri.

Forse perché non interessa nessuno risolvere questii problemi e vogliamo occuparci solo delle cose di “Cà mia”.

Ciò che non abbiamo capito è che nel mondo globalizzato queste sono ormai cose di “casa nostra”. Questa è la terza guerra mondiale: la disperazione dei popoli.

E tutti noi dopo aver contestato l’uso di queste foto, dopo che le nostre indignazioni si spegneranno sotto il cliccare di un “mi piace” ci scorderemo le nostre corresponsabilità per non trasformare in azione questo nodo paralizzante che contorce le nostre coscienze. [Kossi A. Komla-Ebri, per ecoinformazioni]

1 thought on “Orrori mediatici/ Solidarietà è rispetto

  1. L’ orrore mediatico sono le dichiarazioni dei leghisti e dei neo fascisti. L’ orrore mediatico sono certi titoli di Libero e del Giornale. Il resto ( le immagini) sono solo orribilmente vere, e nasconderle sarebbe sbagliato. Che tutti sappiano, affinchè non possano, un giorno, negare di aver saputo.

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