Cantù: un nome per l’arredamento

Il nome di Cantù è da lungo tempo una garanzia per la produzione dei mobili: a questa affermazione fa evidentemente riferimento il titolo della mostra allestita a Villa Calvi, sede del Municipio canturino fino al prossimo 4 ottobre.
Della produzione mobiliera l’esposizione affronta i fasti raggiunti nel corso del Novecento con una notevole scelta di materiale documentari di vario tipo: disegni, progetti, fotografie, pubblicità sulle riviste e – ovviamente – esemplari di mobili. Ne esce un quadro articolato e, forse, un po’ meno scontato di quanto la stessa mitologia locale vorrebbe credere riguardo all’affermazione del prodotto principe della Brianza comasca. C’è molta creatività, naturalmente, molta imprenditorialità, ma anche – accanto alla ricerca di nuovi modelli progettuali e promozionali – anche molta acquiescenza nei confronti dei gusti più tradizionali e commerciali…
Per alcuni versi si deve riconoscere come una delle caratteristiche fondamentali della produzione mobiliera canturina la capacità di tenere il piede in più scarpe, di promuovere, per esempio, gli arredi razionalisti e contemporaneamente (addirittura a volte sulle stesse riviste) i più retrivi esempi di pastiches eclettici, il tutto – si intende – sempre valorizzato da una mirabile capacità esecutiva artigianale, che è la vera chiave stilistica di ogni prodotto dell’area, fino al limite paradossale di non sapere per lungo tempo imboccare la via della produzione di massa.
I molti reperti esposti documentano, a volte allusivamente, altre volte esplicitamente, questo percorso non lineare, contribuendo a fare “memoria” di un successo imprenditoriale che è bene liberare dall’aura del mito. Lo stesso percorso, con maggiore dovizia di approfondimenti, è sviluppato nel denso catalogo pubblicato per l’occasione.
In mostra di particolare interesse sono alcuni degli arredi originali, a volte recuperati dalle case canturine stesse: tra gli altri quelli degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del Novecento sembrano degni di attenzione, forse perché non essendo abbastanza “antichi” sono stati fino ad ora un po’ snobbati. Merito di Tiziano Casartelli che da molto tempo si dedica a illustrare i tanti diversi aspetti del lavoro dell’area di Cantù, senza sminuirne i successi, ma anche senza dimenticarne gli autentici connotati storici. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

 

Due vedute della mostra

CantùLegno-01

 

CantùLegno-02

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