Giorno: 26 Gennaio 2016

Piazza Grimoldi: m’è sembrato di veder la storia…

La notizia in sé non esiste. Si scava in pieno centro storico e si trova un antico muro (ci si dovrebbe stupire del contrario…); si fermano i lavori in attesa dell’arrivo degli esperti (ci si dovrebbe stupire del contrario…); la Soprintendenza archeologica con celerità procede al sopralluogo la mattina dopo (ci si dovrebbe stupire del contrario…); visiona i – pochi – reperti trovati e dà il via libera al proseguimento dei lavori (ci si dovrebbe stupire del contrario…); fatta salva, ovviamente, la richiesta di procedere alla pulizia, al rilievo e all’interpretazione di quanto trovato… (ho capito!! ci si dovrebbe stupire del contrario!). Nessun problema.

O forse sì. Tra amministrazione, uffici e giornalistici custodi (autonominati) dell’efficienza cittadina qualche attrito c’è, con relative scintille (anche in questo caso – vabbè – ci si dovrebbe stupire del contrario).

Si auspica quindi che nel cantiere della nuova piazza Grimoldi torni il silenzio, o meglio il rassicurante rumore del lavoro.

PiazzaGrimoldi-01

Il paradosso, a mio modestissimo avviso, è altrove. Nel non detto.

Ma come? la città mette mano alla sistemazione di un’area centralissima – anzi: del centro massimo sia dal punto di vista storico che da quello simbolico – e tutto quello che sa fare è sperare che si trovi il meno possibile?

Siamo – si badi bene – a fianco della cattedrale doppia di Como (eh sì! anche Como, come altre città lombarde, aveva una doppia cattedrale), a un passo dal grande suq del lago (eh sì! Como medioevale aveva un enorme mercato, che reggerebbe il confronto con quelli di Fes e Marrakech), in margine alla zona di più alto valore commerciale della Como storica (tanto che ogni casa con relativa bottega era la più piccola possibile in modo da poterne mettere in fila il più alto numero possibile), sulla soglia dell’antica via degli orafi (la contrada dei Sangeleri dove avevano bottega nel Rinascimento le famiglie che hanno riempito di capolavori – alcuni conservati – le chiese della diocesi) … e tutto quello che ci industriamo a fare è cercare di centrare gli unici centimetri quadrati in cui non ci sia niente, ma proprio niente (tranne una stratigrafia, quella non si nega a nessuno)…

Stamattina, quando, per l’ennesima volta, ho prospettato questo paradosso, mentre eravamo in visita al cantiere del non-ritrovamento, mi è stato risposto: «Eheeh, non vorrai mica ridurre la città a un museo…». No. Non voglio. Sollevo questo paradosso in nome della contemporaneità, non del passato.

Basta andare in qualsiasi città storica di Spagna o di Francia per vedere che cosa si è potuto fare, avendo a disposizione una piazza centrale e una stratificazione storica. E mettendoci ovviamente anche un pizzico di creatività contemporanea (archistar comprese).

È così difficile immaginare, prima di passare alla progettazione di una nuova piazza, una ricerca storico-archeologica ad ampio raggio per cercare di capire cosa c’è sotto la pavimentazione di piazza Grimoldi, per avere un po’ più chiaro lo sviluppo della porzione più importante della città storica, per cercare di andare avanti rispetto alle molte chiacchiere (non a vanvera, sia chiaro, ma comunque ancora carenti di dati certi) sull’evoluzione di questa zona. Per cercare anche di capire come si è evoluta questa città e come si può evolvere.

«Eheeh, ma un cantiere così avrebbe tolto alla vista un bel pezzo di città; non ti è bastato quel che succede sul lungo lago?». Perché non avete mai visto un bel cantiere aperto? Non avete mai visto quanto contribuisce anche alla valorizzazione turistica di una città? L’hanno fatto altrove (anche in Italia, non solo all’estero), solo noi non siamo capaci di farlo? Credete che la gente, locale e forestiera, non apprezzerebbe di poter dare una sbirciatina a un pezzo inedito di storia? O questo è esclusiva di voyager?

E i ritrovamenti (certi) non avrebbero forse dato qualche idea per come sistemare la piazza? a come valorizzare ulteriormente il centro storico?

No?

Ma no. Cerchiamo quei due metri quadrati liberi di storia, scaviamo il nostro locale tecnico, e poi via! al lavoro, ricopriamo tutto con una bella pavimentazione, un po’ d’acqua (meglio se pubblica) che non fa mai male, un paio d’alberi che sono sempre politically correct, e poi su! su! al lavoro che non abbiamo mica tempo da perdere. Chi si guarda indietro è perduto. Ma a voi la storia non ha proprio insegnato niente, eh?

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

 

Avanti col Dup

COMO COMUNEProsegue, scontata, la discussione sul Documento unico di programmazione, filtra qualche malumore in maggioranza.

 

Preliminari

Perché la Giornata della memoria sia uno stimolo per un attivismo e una riflessione sul presente ha preso la parola Celeste Grossi, Paco-Sel, nelle preliminari al Consiglio comunale di Como di lunedì 25 gennaio, citando anche la situazione disperata per quanti continuano a dormire sul pavimento della stazione di Como S. Giovanni. Mentre la maggior parte degli interventi ha toccato la sconfitta del ricorso al Tar sull’ampliamento della Zona a traffico limitato. Il sindaco Lucini ha letto alcuni stralci della sentenza per comunicare la notizia all’aula, in pratica il Tribunale ha dato parere favorevole sull’ampliamento ma ha ravvisato degli errori nell’ordinanza attuativa che è da rifare, rimane il dubbio sulle multe elevate sino ad ora. Insoddisfatti negli interventi Alessandro Rapinese, Adesso Como, che ha parlato di «una sorta di prescrizione» e Sergio Gaddi che è intervenuto su piazza Roma. «Siamo di fronte all’incapacità assoluta dell’assessore ai lavori pubblici – ha detto l’esponente di Forza Italia –, la chiusura degli esercizi era facile da prevedere. Invito i cittadini coinvolti a chiedere un risarcimento danni al Comune».

 

Dup

Fatto l’appello la seduta è quindi ripresa sul Documento unico di programmazione, il piano triennale dell’Amministrazione. Per prima Roberta Marzorati, Per Como, ha ribadito la propria contrarietà ad una eventuale “svendita” della Ticosa, che «sul Punto unico di cottura era invece giusta la proposta dei sindacati con tre, quattro punti», e l’intenzione a lottare per la Casa albergo di via Volta. «Non una casa della sfiga come è stato detto» ha aggiunto. Prevedibili gli interventi di altri consiglieri di opposizione che hanno attaccato sugli interventi programmati prospettandone altri, come Rapinese che ha chiesto di eliminare le barriere architettoniche ad esempio alla Palestra Negretti «un ragazzo per fare scherma ha dovuto andare a Milano, cambiare città perché non poteva accedere alla struttura». Sulla sicurezza si è speso come di consueto Francesco Scopelliti, Gruppo misto, mentre Ada Mantovani, Adesso Como, ha ricordato «le azioni messe in campo dall’amministrazione poi rivelatesi fallaci», come il centro unico di cottura, la questione delle farmaciste vendute con le farmacie e riprese in carico dal Comune, la questione del bar Cube «forse bisogna riflettere sui controlli procedurali interni». «In tre anni avete fatto solo una piccola cosa, l’allargamento della Ztl» è stato tranchant il leghista Diego Peverelli.

Ma anche dalla maggioranza qualche rimostranza c’è stata. Eva Cariboni, Amo la mia città, ha ricordato l’emergenza polvere sottili e chiesto se non fosse stato meglio impegnare i fondi utilizzati per rifare piazza Volta per intervenire sul Politeama: «Così ora si passerà per il viale di ciliegi in via Garibaldi per arrivare davanti alla fatiscenza del Politeama». «Avremmo preferito che affianco all’iter formale della delibera si avviasse una discussione politica – ha dichiarato Grossi – il Dup è stato messo in discussione solo tre giorni dopo che l’abbiamo trovato in casella». E dato il poco tempo avuto a disposizione e alcune migliorie da proporre la consigliera ha annunciato la presentazione di diversi ordini del giorno.

Dopo una sospensione dei lavori per permettere di chiarirsi le idee ai gruppi di opposizione e maggioranza, necessaria soprattutto per quest’ultima che ai 15 minuti iniziali ne ha aggiunti altri 15, Marelli ha fatto la propria replica. Per l’assessora il Dup migliorerà certamente in futuro e gli spazi di discussione in aula sono stati ampi e soddisfacenti con anche la possibilità di presentare ordini del giorno. A chi chiedeva conto della vaghezza di alcune affermazioni ha ribadito che si sta ancora valutando concretamente cosa fare: «Non si sta parlando di un libro dei sogni o di panzane, ma degli obietti a cui l’ente vuole rivolgersi». [Michele Donegana, ecoinformazioni]

27 gennaio/ Train de vie e Carlo Galante

traindevieL’Unione dei circoli cooperativi organizza mercoledì 27 gennaio alle 20:45 nella Sala Villa dell’Ucc a Albate la proiezione di Train de vie. Interverrà Carlo Galante per presentare alcune figure che si sono distinte nel Comasco in episodi di solidarietà verso i deportati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: