
Prc, Gc e Uds/ Fuori dal tavolo di collaborazione dell’emergenza umanitaria
Non c’è dubbio che se il Prc, I giovani e le giovani comuniste e l’Unione degli studenti non avessero dato un contributo decisivo di solidarietà, efficienza, organizzazione e presenza continua le prime fasi dell’emergenza umanitaria alla Stazione San Giovanni di Como sarebbero state molto più drammatiche. Non c’è dubbio che per tutti/ e e soprattutto per coloro che hanno una chiara prospettiva di laicità e di impegno politico a sinistra sia stato difficile praticare l’indispensabile necessità di collaborare anche con soggetti non tutti aperti al dialogo e talora gelosi di abitudini, riti burocratici e prassi in grado di perpetrare il controllo di piccoli ambiti di potere e di ostacolare l’efficienza e la trasparenza delle decisioni.
L’uscita oggi di alcune delle forze più impegnate e necessarie avrà certamente delle ripercussioni sui servizi che Prc, Gc, Uds hanno contribuito a mettere a disposizione della città con generosità e migliaia di ore di volontariato, capacità di azione e affidabilità. Chiare le motivazioni: «Usciamo così da questo tavolo di collaborazione, attorno al quale non tutte le realtà hanno lo stesso peso decisionale, a causa di un’ostilità nei confronti delle nostre Organizzazioni, a causa di un metodo di lavoro diametralmente opposto al nostro e che ci vede impossibilitati ad accettare passivamente molte delle decisioni prese». E insieme alle difficoltà del contesto locale l’uscita dal tavolo di collaborazione è motivata anche dalla volontà di prendere posizione senza ambiguità sulle questioni politiche generali: «Si tratta semplicemente di avere la volontà politica di agevolare gli spostamenti delle persone. Chi condivide questo percorso deve dirlo chiaramente ed agire di conseguenza, in tutte le sedi decisionali, dal governo locale al parlamento europeo. Chi praticherà questa strada, sorella maggiore della solidarietà, avrà tutto il nostro sostegno». Prc, Gc, Uds non escono, anzi confermano adesione e partecipazione attiva, dalla rete Como senza frontiere. Leggi nel seguito il testo integrale del comunicato stampa.
«Stazione Fs Como San Giovanni.
Questi sedici giorni hanno visto le nostre Organizzazioni, U.d.S. Como, P.R.C. Como e GC Como impegnate notte e giorno nell’aiuto di oltre cento persone in fuga dalla guerra e dalla fame, che sconvolgono i loro Paesi di origine.
L’intenzione con cui i migranti compiono un viaggio rischiosissimo, che ne vede solo un’esigua minoranza giungere sulle coste italiane, è quella di arrivare nei paese del nord Europa; le autorità svizzere chiudendo le frontiere hanno bloccato definitivamente il passaggio verso nord.
A queste persone respinte, che da quasi un mese dormono all’aperto o sotto i portici della stazione, abbiamo portato ascolto, acqua, coperte, vestiti, cibo. Abbiamo cercato di tessere un rapporto umano con loro, facendoci raccontare le loro storie, offrendo una sigaretta, giocando con i tanti bambini presenti.
Andiamo fieri di fare parte di quella Como solidale e accogliente che concretamente vuole migliorare le condizioni di vita di esseri umani in stato di emergenza, che crede nel cancellare fame e miseria, adesso e qui.
Siamo orgogliosi di aver messo a tacere, con il nostro aiuto concreto, tutti coloro che avrebbero voluto cacciare i profughi, così come vorrebbero, provocatoriamente o non, affondare i barconi nel Mediterraneo.
Ci siamo scontrati fin dal primo giorno con le difficoltà create dalle istituzioni e da chi sul territorio ha in mano il “business” della solidarietà, a causa dei colpevoli ritardi, la scarsa disponibilità nel fornire aiuti, l’arbitrario metodo decisionale per metterli in pratica.
Senza i volontari come noi, queste persone avrebbero sofferto il freddo e la fame per i primi dieci giorni. Troviamo intollerabile che in una delle zone più ricche d’Europa decine e decine di profughi dormano all’addiaccio e che le autorità comunali non autorizzino a sfruttare tutte le disponibilità di mezzi offerte dalla Croce Rossa:
Perché solo due tendoni quando ce ne sono otto a disposizione?
Perché solo i wc peraltro a ieri non ancora operativi e non anche le docce,disponibili?
Perché no alla cucina da campo?
Se guardiamo lontano e vediamo quello che succede nel mondo, dobbiamo prevedere che nei mesi futuri Como, città di frontiera, sarà il punto di arrivo di un numero crescente di profughi diretti verso il nord Europa, e per questo ruolo ci si dovrà attrezzare.
Usciamo così da questo tavolo di collaborazione, attorno al quale non tutte le realtà hanno lo stesso peso decisionale, a causa di un’ostilità nei confronti delle nostre Organizzazioni, a causa di un metodo di lavoro diametralmente opposto al nostro e che ci vede impossibilitati ad accettare passivamente molte delle decisioni prese.
Crediamo sia arrivato il momento che una ferma azione politica si accompagni allo sforzo pratico compiuto in questi giorni e in queste notti e proseguiremo quindi il nostro impegno attraverso la lotta politica e le pressioni istituzionali.
E’ necessario mutar pelle e divenire una città civile ed accogliente, le energie e le idee ci sono, come abbiamo avuto modo di notare e dimostrare, basta utilizzarle e coordinarle.
La soluzione non la troveremo nei respingimenti e nella cancellazione delle vite dei profughi, nella loro spersonalizzazione, ma nell’apertura di corridoi umanitari concordati fra gli Stati dell’Unione Europea.
Si tratta semplicemente di avere la volontà politica di agevolare gli spostamenti delle persone. Chi condivide questo percorso deve dirlo chiaramente ed agire di conseguenza, in tutte le sedi decisionali, dal governo locale al parlamento europeo.
Chi praticherà questa strada, sorella maggiore della solidarietà, avrà tutto il nostro sostegno». [Prc/Se, Gc, Uds Como]
[Foto Claudio Fontana]
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