Giorno: 22 Ottobre 2016

La notte dei senza dimora/ marginalità e bellezza

Nel corso del pomeriggio del 22 ottobre, nell’ambito della giornata dedicata ai “senza dimora”, è stata allestita nel cortile del Municipio una mostra con i lavori dei laboratori organizzati a Como, a dimostrazione che la marginalità è una condizione che non riduce la capacità di relazionarsi con la città, le sue bellezze e i suoi problemi.

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Nelle note di presentazione della mostra dedicata alla Bellezza in città, si legge tra l’altro: «Ventitré artisti. Sette giorni di tempo. Ventisette scatti ciascuno per cogliere la bellezza della nostra città attraverso gli occhi delle persone senza dimora. Grazie alla collaborazione con Andrea Butti, fotografo per il quotidiano “La Provincia”, è stato organizzato un laboratorio di fotografia spiegando il tema della mostra, al termine del quale sono state distribuite della macchine fotografiche usa-e-getta ai participanti, i quali hanno avuto una settimana di tempo per cogliere la bellezza della nostra città. La selezione è avvenuta in un’ottica partecipata coinvolgendo i “fotografi” per condividere insieme il significato delle proprie foto e capire cosa avesse rappresentato o quali emozioni e sensazioni avesse suscitato in loro quell’attimo immortalato».

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Il percorso ha coinvolto gli ospiti di più servizi della Rete comasca per la grave marginalità, come il Centro Diurno “L’incontro” di Caritas, “Il rifugio” Don Guanella e la “Piccola Casa Federico Ozanam”.

Interessanti, tra le tante, le foto scattate all’interno del campo governativo per migranti nei pressi di via Regina: sono le prime foto “autobiografiche” uscite da quella struttura, oggetto di molte discussioni.

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Nel cortile di Palazzo Cernezzi sono state esposte anche le opere realizzate dagli ospiti nel corso del laboratorio di pittura “ArteAparte” tenuto da Doriam Battaglia, Circolo Cultura e Arte Como, in collaborazione con il Centro Diurno “L’incontro”.

[FC, ecoinformazioni]

Filippo Andreani, Sench e Zerocalcare… e il Gloria si riempie

DSCN8244.JPGPrendi un musicista attivo da anni nel comasco, un musicista attivo  da più anni nel comasco, e un fumettista capace di dar voce a un’intera generazione con il solo aiuto di matite e inchiostro nero. Prendi il quasi-decenne spazio Gloria, riaperto nel 2007 non più (solo) come sala proiezioni, ma anche come centro polifunzionale (e polo magnetico della cultura alternativa della città), e spera che basti a contenere la folla.

“Affinità – Divergenze tra ZEROCALCARE e FILIPPO ANDREANI del conseguimento dell’età di SENCH”, parte seconda dell’iniziativa Occupy Gloria, che si è tenuta la sera di venerdì 21 ottobre, è stata un successo non del tutto inaspettato, ma certamente incoraggiante, considerando che dall’altro lato della strada stava (ri)aprendo i battenti il grande multisala che è impossibile non notare risalendo la via Varesina.
L’incontro non prevedeva una scaletta, come anticipato da Sandro Sench Bianchi dei Potage, che ha aperto la serata leggendo per intero la lettera aperta scritta da Fabio Gabaglio alla notifica di un foglio di via con il suo nome, mentre Zerocalcare disegnava una vignetta per Gabaglio stesso: un corteo di persone arrabbiate che portavano uno striscione con la scritta “NO FOGLI DI VIA”. Un altro cartello, più piccolo, è stato lasciato bianco fino alla fine, per poi essere riempito dalle parole “TRANNE AL GABA”, scritte però dalla mano di Filippo Andreani.

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L’ironia è rimasta il filo conduttore del dialogo tra il cantautore nostrano e il fumettista romano: gli Atarassia Gröp, gruppo punk comasco di cui Andreani è stato voce e penna, sono un riferimento musicale molto caro a Zerocalcare e questo ha gettato le basi per l’amicizia tra i due. Il primo, estroverso e sfacciato, ha lanciato numerose frecciate tra una domanda e l’altra al secondo, visibilmente più riservato, ma certo non meno pungente. Zerocalcare, al secolo Michele Rech, classe 1983, romano de Roma e precisamente de Rebibbia, preferisce parlare attraverso le proprie vignette che sul palcoscenico, e non è abituato ad allontanarsi dalla propria città per più di due o tre giorni. Unica eccezione il viaggio a Kobanê, Rojava, nel 2014, esperienza da cui è nato il reportage a fumetti “Kobane Calling”, realizzato per Internazionale e poi stampato da BAO Publishing. A Kobanê, la creazione artistica non è stata il fine ma piuttosto “il mezzo”: la causa curda aveva colpito Zerocalcare già dalla visita a Roma di Abdullah Öçalan, leader del PKK, nel 1998; sedici anni dopo la situazione in Rojava si era fatta incandescente, e così Michele, come altri, si è recato sul posto di persona per fornire assistenza ai curdi, con l’aiuto della testata “Internazionale” con la quale stava collaborando.

Filippo Andreani e Zerocalcare potranno avere caratteri diversi, ma sono entrambi artisti, e come tali presentano affinità, oltre che divergenze. Attraverso la creazione artistica, essi fanno “uscire fuori delle cose” nelle parole di Andreani, attivando percorsi di consapevolezza e memoria. Questo è vero nel caso di “Kobane Calling”, che ha significato per Zerocalcare un insolito allontanamento dalle radici, così come è vero per “La Storia Sbagliata” (Nodo Libri, 2010), album di Filippo Andreani che narra la vicenda dei partigiani Luigi Canali e Giuseppina Tuissi, meglio noti come “La Gianna e il capitano Neri”, in cui le radici funzionano come un richiamo. I percorsi dei due (Filippo Andreani e Zerocalcare) si incrociano anche per quanto riguarda il rapporto tra ambizioni, vocazione e professione: l’uno “è nato per la musica”, e ogni canzone suonata in serata acquisisce nel suo vissuto un preciso significato, ma non potrebbe – ammette – farne una professione a tempo pieno, l’altro si è guadagnato un posto d’onore nell’universo del fumetto, quando per anni aveva sognato di fare il paleontologo. Diverse anche le fonti di ispirazione: mentre Filippo Andreani attinge al patrimonio storico di Como e dintorni, o a riferimenti personali e concreti (come il calcio), la genialità di Zerocalcare, che ha una formazione artistica a lui contemporanea, sta nel riassumere in poche tavole situazioni quotidiane, ma portatrici di un’intensa carica emotiva, spesso repressa o sublimata, non per questo meno violenta di uno schiaffo, anzi. Forse questa diffusa identificazione dei lettori in uno stile anticonvenzionale, e al tempo stesso eloquente, ha fatto di Zerocalcare,  condivisione dopo condivisione, “il profeta di una generazione”.

Nell’era dei social media, il concetto stesso di condivisione acquisisce un significato e un  impatto molto forti. Al di là della funzione share, comunque, rimane l’accezione tradizionale del termine. Venerdì sera, erano persone vere quelle che hanno riempito lo spazio Gloria, sul palcoscenico e in platea fino alla fine della serata (animata musicalmente da Sench anche alla fine dell’incontro), condividendo una serata interessante e dispiegando tutta la potenzialità dello spazio Gloria come area di ritrovo, intrattenimento e approfondimento. Le carte ci sono tutte, e si è visto. Per sostenere il progetto, tuttavia è necessaria un’azione sinergica, che passi dalla partecipazione alla condivisione – appunto – e viceversa. [Alida Franchi, ecoinformazioni]

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