Maroni contro la salute/ 2. I pazienti sono persone e non malattie, la salute è un diritto non è una merce

Proseguiamo l’analisi degli esiti tragici per la salute dei cittadini e delle cittadine della Riforma sanitaria della Lombardia delle destre con la seconda parte dello studio di Manuela Serrentino del Forum salute di Sinistra italiana. Seguiranno nei prossimi giorni ulteriori approfondimenti. Leggi la prima parte.

“Una rivoluzione.Cari amici, è giunto a conclusione il lungo percorso che ci ha portato a dare completa attuazione ad una straordinaria rivoluzione nella sanità lombarda. È stato un percorso molto lungo e impegnativo, ma oggi è possibile toccare con mano tutti i vantaggi di questo cambiamento epocale che migliorerà la qualità della vita di molti lombardi. Ho dato attuazione ad un nuovo sistema di presa in carico dei pazienti che nessuna altra regione ha messo in campo, perché come sempre la Lombardia sa innovare e guardare oltre per il bene dei suoi cittadini.”

Questo percorso straordinario ha messo al centro il paziente, specie quello fragile e cronico che ha un continuo bisogno di cure. Con la riforma passiamo dalla cura al prenderci cura di questi pazienti che non dovranno più preoccuparsi di nulla perché saremo noi a organizzare tutto per loro: stop alle code nei centri di prenotazione o alle lunghe attese al telefono per prenotare le visite! Tutto sarà più semplice.

Il paziente cronico potrà fare tutte le visite e gli accertamenti di cui necessita senza dover più girare da una parte all’altra, eviterà perdite di tempo e tutte le difficoltà di prenotazione e di accesso ai servizi con un netto miglioramento della sua qualità della vita. A breve, ciascun paziente cronico riceverà infatti una lettera in cui saranno elencati gli specialisti, o il suo medico di famiglia, a cui potrà affidare il suo percorso di cura. Saranno i pazienti a scegliere da chi essere presi in carico all’interno della lista proposta. Da qui nascerà un rapporto di fiducia e di cura ancora più forte perché siamo davvero passati al “prenderci cura” del paziente”

Queste sono le parole che l’Assessore Gallera sta utilizzando da diversi mesi per convincere la popolazione dei pazienti cronici e i loro familiari, circa la bontà di questa nuova modalità di presa in carico.

Si tratta di un disegno complesso e strategico che è importante comprendere in tutti i suoi aspetti di criticità, che chiaramente vengono sottaciuti nelle dichiarazioni dell’Assessore. Vediamone alcuni.

Grazie ai dati relativi ai consumi farmaceutici e sanitari, alle esenzioni si è suddivisa la popolazione dei pazienti cronici in tre livelli a complessità crescente, in ognuno dei quali sono contemplati 65 gruppi patologici. A questa differenziazione corrisponde anche un quota diversa di presa in carico: 35 € per i pazienti monopatologici, 40 e per i pazienti con più di tre patologie e 45 € per i pazienti più complessi.

Qui emerge la prima criticità perché in questa classificazione la persona è da subito trasformata in frequenza statistica. Vengono considerate le patologie ma non l’età, il genere, le determinanti di reddito, di invalidità, di fragilità, di disabilità, di status sociale e culturale, in contrasto con il piano cronicità nazionale che invece ne ribadisce l’importanza: “la sfida alla cronicità è una sfida di sistema, che deve andare oltre i limiti delle diverse istituzioni, superare i confini tra servizi sanitari e sociali, promuovere l’integrazione tra le diverse professionalità, attribuire una effettiva ed efficace centralità alla persona e al suo progetto di cura e di vita.

Il paziente cronico è solitamente una persona le cui esigenze assistenziali non sono solo causate da  fattori legati alla condizione clinica, ma anche ad altri determinanti. La cronicità è spesso associata al declino di aspetti della vita come l’autonomia, la mobilità, la capacità funzionale e la vita di relazione, tutti elementi che possono aggravare i problemi di salute A titolo esemplificativo, una persona diabetica di 60 anni non è uguale ad una di 80.  Le proprietà dei corpi (la malattia) possono essere facilmente aggregabili, ma le proprietà delle storie individuali richiedono una valutazione personalizzata.

Non si tiene minimamente conto delle modificazioni che hanno caratterizzato le famiglie negli ultimi decenni. Quasi una famiglia su tre risulta essere composta da una sola persona, come conseguenza dei mutamenti demografici e sociali, primo fra tutti il progressivo invecchiamento della popolazione, l’aumento delle separazioni e dei divorzi, la diminuita natalità, gli spostamenti dei figli per motivi di lavoro. In questa delibera la componente sociosanitaria è completamente assente così come un’ipotesi di integrazione tra servizi sanitari, sociosanitari e sociali finalizzata a rispondere in modo multidisciplinare ai bisogni assistenziali del paziente

Il set di riferimento

Il set di riferimento (o budget di cura) è una quota estrapolata dai consumi farmaceutici, ambulatoriali e di ricovero con incroci di altre informazioni quali l’esenzione del ticket per patologia. E’ la quota che spetta per la singola malattia, diversificata a seconda del livello di gravità. Appare chiaro che sono i parametri economici il criterio base della stratificazione, che non hanno niente a che fare con i bisogni dei cittadini, trattandosi di un elenco di prestazioni e non di un percorso di cura. Le prestazioni contemplate nel set di riferimento,in alcuni casi, non hanno niente a che fare con la patologia cronica (ad es. la mammografia o la radiografia del femore in un/una paziente iperteso/a). Questo perché non sono state selezionate in base a criteri di appropriatezza e a protocolli diagnostici e di cura, ma sono state definite in base ai consumi medi del paziente con quella patologia nell’anno precedente. Potrebbero quindi essere assenti invece altri accertamenti necessari, la cui esecuzione rischia di essere a carico del paziente stesso. [Manuela Serrentino, Forum salute di Sinistra italiana]

Leggi la prima parte.

 

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