
8 agosto/ Morti 136 migranti economici italiani
Immagino che l’8 agosto, Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, si parlerà molto dei tragici eventi di Marcinelle (Belgio), dove proprio l’8 agosto del 1956 morirono 262 minatori, di cui 136 italiani. Una delle sciagure più dolorose della storia dei migranti italiani nel mondo.
Per chi volesse andare oltre le retoriche commemorative e farsi un’idea della durissima realtà vissuta dagli emigranti italiani in Belgio, ma anche delle politiche migratorie messe in atto dal Governo italiano dell’immediato dopoguerra, suggerisco due letture e un film.
Il romanzo-testimonianza di Roberta Sorgato “Cuori nel pozzo. Belgio 1956. Uomini in cambio di carbone” (Marsilio, 2010), in cui l’autrice ripercorre la tragica storia della sua famiglia. Roberta Sorgato aveva un anno quando una fatale esplosione nella miniera di Rieu du Coeur, l’ 8 febbario del 1956, le portò via il padre, insieme ad altri sette italiani. Sulla vita quotidiana in Belgio e sulle condizioni dei minatori, sono molti gli aspetti raccapriccianti che emergono dalle pagine del romanzo. Come i vincoli che prevedevano i contratti di lavoro sottoscritti alla partenza dall’Italia. “ Il contratto di lavoro comunque evidenziava solo le cose più allettanti. Firmavano per un periodo minimo di 5 anni obbligatori al lavoro in miniera. Se una volta arrivati si rendevano conto che scendevano all’inferno, e che quel lavoro lì non erano in grado di farlo, non c’era la possibilità di tornare indietro. Chi si rifiutava di scendere nuovamente in miniera veniva portato in una specie di prigione, si chiama le Petit-Château, purtroppo ancora tristemente visitabile a Bruxelles. Era una cittadella dentro la città, nella quale venivano tenuti tutti gli italiani, che erano la maggior parte, ma anche gli altri stranieri, finché in una qualche maniera non venivano convinti che quel contratto doveva essere rispettato e che dentro in miniera ci dovevano tornare”. (Da una mia intervista con Roberta Sorgato, 2011).
Il saggio di Toni Ricciardi “Marcinelle, 1956. Quando la vita valeva meno del carbone” (Donzelli Editore, 2016), con un capitolo curato da Annacarla Valeriano. Una riflessione che prendendo le mosse dalla tragedia dei caduti in miniera, documenta aspetti della storia dell’emigrazione italiana incoraggiata e voluta dallo Stato: “Belgìc, Belgìc”, dal 1947 in poi, in molte delle grandi stazioni italiane – Messina, Napoli, Roma e soprattutto Milano – nelle quali gli emigranti montavano sui treni con destinazione oltre confine, questo richiamo si fece sempre più frequente e continuo. Per il governo italiano l’importante era che partissero, così come per loro stessi, oggetti dell’accordo”. (cit. Ricciardi, pag. 62).
Infine suggerisco di provare a procurasi il film-documentario di Luca Vullo„Dallo zolfo al carbone“ (Ondemotive production), nel quale il regista ripercorre, attraverso le toccanti testimonianze di ex-minatori, dei loro familiari e di studiosi italiani in Belgio, la storia di uomini e vite umane scambiate per un sacco di carbone. Qui un breve assaggio della pellicola:
Dulcis in fundo, i documenti originali del Patto italo-belga del 1946 sono consultabili sul sito della Camera di Deputati:
https://archivio.camera.it/resourc…/atc04/…/CD1700000563.pdf
Buona lettura e buone riflessioni! [Luciana Mella per ecoinformazioni]
L’ha ribloggato su comosenzafrontiere.