
Video – Prospettive Comuni/Pianeta Terra
Quanto stiamo perdendo e cosa si può fare per fermare il consumo delle risorse non rinnovabili? Il primo degli 11 incontri, Prospettive Comuni, si è svolto venerdì 25 giugno. A inaugurare i “Focus Beni Comuni” è stato Alberto Lucarelli, già membro della Commissione Rodotà e Docente di Diritto costituzionale al Dipartimento di Giurisprudenza, Unviersità Federico II di Napoli: il racconto dei lavori della Commissione, dello spirito che ha animato quella esprienza, e di come il risultato di quel lavoro, seppur non proseguito a livello parlamentare, abbia dato un così forte impulso alle dinamiche sociali, politiche e giuridiche del Paese.
Prospettive Comuni è la prima iniziativa del Comitato promotore della costituenda Rete per i Beni Comuni, la Conversione ecologica e le Generazioni future, rivolto innanzitutto alle organizzazioni che ne hanno condiviso il percorso: un’occasione di conoscenza reciproca, di formazione, di scambio di buone pratiche per promuovere la progettualità che ci vede impegnati da quasi due anni, in vista della costituzione e del lancio della struttura programmati tra settembre ed ottobre.
MANIFESTO PER LA COSTITUZIONE
DI UNA RETE PERMANENTE PER I BENI COMUNI,LA CONVERSIONE ECOLOGICA E LE GENERAZIONI FUTURE
- I Beni Comuni esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali e dei doveri di solidarietà sociale, nonché al libero sviluppo di ogni persona. In senso allargato i beni comuni riguardano il capitale naturale (es. acqua, suolo e sottosuolo, aria), il patrimonio culturale e paesaggistico, le infrastrutture fondamentali per i cittadini, il capitale umano e la conoscenza (informazione, educazione, scuola, famiglia, comunità), il welfare, la qualità della vita nelle città, la giustizia e la tutela della privacy e dei profili digitali personali.
- A fianco all’economia dello stato (statalismo) e quella del libero mercato (liberismo) la rete intende promuovere una nuova economia comunitaria a controllo diffuso, che sia sostenibile e generativa per le attuali generazioni, senza gravare sulla qualità della vita delle generazioni future e sugli ecosistemi. Tale forma economica intende tutelare i beni comuni da politiche speculative e di breve, aiutandone l’identificazione, la valorizzazione, lo sviluppo e l’accesso a tutti e per tutti.
- Una nuova politica sui beni comuni riunisce in modo equilibrato diverse dimensioni dell’essere umano: economica, sociale, relazionale, democratica e spirituale, favorendo una nuova relazione responsabile con la dimensione dell’avere ed aprendo al protagonismo delle comunità in un nuovo spazio di relazione “tra”e “oltre” pubblico e privato.
- Il sistema valoriale italiano ed in larga parte anche europeo è tradizionalmente comunitario (es. mutue, misericordie, forme di cooperazione e popolari). Noi vorremmo rigenerare nelle sue forme istituzionali e culturali, la tradizione comunitaria per adeguarla ai nostri tempi e alle nostre sensibilità anche utilizzando l’innovazione tecnologica in modo funzionale all’interesse di molti e contenendo la leadership di pochi. Tale tradizione rigenerata vorremmo svilupparla facendone una buona pratica italiana da offrire come modello alternativo ad una riflessione internazionale in ambito economico e sociale.
- L’economia dei beni comuni pur essendo aperta al pluralismo delle forme (pubbliche, non profit, profit responsabili) richiede sempre la capacità di generare un beneficio nell’interesse generale del popolo e delle generazioni future, tramite sistemi di partecipazione che consentano un controllo sociale trasparente.
- Riteniamo che oggi sia urgente operare una trasformazione profonda delle istituzioni pubbliche nazionali per evitare che la pressione sui conti statali, da un lato, e atteggiamenti predatori in ambito economico, dall’altro, possano pregiudicare in modo irreversibile la vita delle persone attuali e future. Una nuova politica partecipativa sui beni comuni potrà aiutare questa trasformazione verso un benessere diffuso.
- Analogamente, a valle delle crisi del 2008 e del 2020, si rende anche necessario favorire la trasformazione dei modelli di globalizzazione a struttura fortemente verticistica e attivare una nuova partecipazione e protagonismo delle comunità e dei territori (abitanti, soggettività civiche, imprese, pubbliche amministrazioni locali) nelle scelte in materia economica e sociale.
- Siamo convinti che un continuo confronto democratico e nuove alleanze tra soggetti diversi per cultura, competenze ed interessi rappresenti una condizione necessaria per operare questa conversione ecologica del tessuto sociale ed economico.
- L’unione delle forze e delle capacità di organizzazioni private e pubbliche che condividono e promuovono questa nuova visione, diventa fondamentale per modificare concretamente le politiche nazionali ed internazionali, soprattutto quelle relative ai beni comuni più rilevanti dal punto di vista patrimoniale, economico e sociale (es. costruzione di un nuovo welfare europeo, priorità sugli investimenti infrastrutturali).
- La Rete dei Beni Comuni intende presentarsi come una piattaforma (comune, appunto) per realizzare uno scarto culturale e orientare l’agenda futura, fare divulgazione ed informazione sui beni comuni, rendere efficaci e trasparenti i processi partecipativi di democrazia diretta, utilizzare il diritto in modo strategico e contro-egemonico, proporre un nuovo paradigma nella gestione dei Beni Comuni anche come nuova e innovativa collaborazione pubblico-privato per il rilancio di settori fondamentali per la nostra coesione pacifica, valorizzare e condividere le migliori esperienze locali o settoriali sviluppate dalle organizzazioni aderenti ed infine scalare l’approccio delle singole organizzazioni per la tutela dei beni comuni più rilevanti a livello nazionale ed internazionale che richiedono risorse e capacità acquisibili solo attraverso una collaborazione sistematica tra più soggetti. Immaginiamo la rete come processo costituente di una nuova sensibilità e di nuove istituzioni del “comune”, improcrastinabile e decisivo per una genuina ed efficace inversione di rotta.
Prime Organizzazioni firmatarie:
- Alleanza della Generatività,
- AlterLab,
- Associazione CommON,
- Asvis,
- Comitato Rodotà,
- Confcooperative – Federsolidarietà,
- Favara Cultural Park,
- Fondazione Finanza Etica,
- Fondazione di Comunità Messina,
- Fondazione Riusiamo l’Italia,
- Fondazione Symbola,
- Forum delle Associazioni Familiari,
- Forum del Terzo Settore,
- L’incontro,
- L’Italia che cambia,
- On! impresa sociale,
- R&P Legal,
- Slow Food Italia,
- Social Innovators Community,
- Vita.