Insorgere per collegare le lotte: la Gkn di Firenze

La vicenda dello stabilimento Gkn, ora QF, di Campi Bisenzio, nel fiorentino, è qualcosa di più di una vicenda di resistenza operaia e sindacale contro la sete di profitto tipica del capitalismo globale. Infatti, da quello che è successo tra luglio e dicembre è scaturito un movimento che aspira all’intersezionalità e alla transnazionalità difficile da incasellare come semplice successo di una battaglia locale.

Da Gkn a QF: una breve cronologia

Era il 9 luglio 2021 quando la Gkn Driveline Firenze ha comunicato a 422 dipendenti la chiusura dello stabilimento e il loro conseguente licenziamento. Una notizia che ha sollevato le proteste di lavoratrici e lavoratori che, appoggiati dai quadri sindacali così come da ampie fasce istituzionali, hanno immediatamente avviato un presidio permanente. È stato il Collettivo di fabbrica – Lavoratori Gkn Firenze a prendere le redini della resistenza allo smantellamento della fabbrica, organizzando una manifestazione di risonanza nazionale il 18 luglio. Anche quest’iniziativa ha raccolto ampi consensi ed ingenti appoggi da parte della società civile e del mondo politico, così come da artisti di primo piano (il volantino della manifestazione era di Zerocalcare).

Foto da Corrierefiorentino.corriere.it

Le trattative serrate proseguite nei mesi hanno portato al rilevamento dello stabilimento da parte del gruppo Borgomeo, che il 23 dicembre ha annunciato di aver acquisito il 100% dell’azienda, ribattezzata QF (quattro F: Fiducia nel Futuro della Fabbrica di Firenze).
La lotta degli e delle operaie della fabbrica però non si è fermata, e quello che sembrava un picchetto tradizionale come ce ne sono (purtroppo) tanti in tutta Italia è diventato qualcosa di più: un movimento politico trasversale che ha un nome, Insorgiamo, ed una data di convergenza, il 26 marzo a Firenze.

Un caso “classico” che si fa innovativo

L’esperienza della Gkn di Firenze si inserisce in un quadro di problematiche molteplici collegate da un fattore comune: il capitalismo globalizzato.
La tendenza a chiudere le fabbriche nei paesi europei per spostarsi in luoghi dove la manodopera costa meno e le norme di idoneità produttiva e di sicurezza sono meno stringenti è un elemento tipico della società del profitto. Laddove i proprietari ed i gruppi internazionali vedono un’occasione di profitto a farne le spese sono i territori, il cui tessuto economico-sociale, viene stravolto ed impoverito. Guardando la provincia di Como, il caso della Henkel di Lomazzo è uno dei moltissimi casi.
D’altro canto, alla storica precarizzazione fisiologica del capitalismo si è aggiunta la precarietà post-pandemia, dove l’esigenza di non cessare le attività produttive si è intersecata con le difficoltà di pressoché tutti i mercati, cosa che ha accelerato l’esigenza padronale di produrre a costi più bassi.
L’avventura politica della Gkn inizia qui, dall’intersezione nefasta di dinamiche vecchie e nuove; incrocio da cui però nasce una nuova prospettiva di resistenza alla dinamica globale della precarizzazione e che abbraccia anche altri settori i cui problemi sono emersi con forza proprio a causa del cortocircuito pandemico.

Oltre la fabbrica: l’Insorgiamo tour

L’Insorgiamo tour è la traduzione in prassi di questa teoria di lotta politica. Da Taranto ad Udine, i lavoratori e le lavoratrici del Collettivo di fabbrica, col sostegno di Arci Firenze, hanno iniziato a girare l’Italia per incontrare diverse realtà di lotta e resistenza sia nel mondo del lavoro che fuori: associazioni, fabbriche occupate, ma anche realtà della scuola, della sanità e dello spettacolo martoriati dalla pandemia. Obiettivo di questo viaggio per il paese è favorire il confronto tra situazioni militanti diverse, con le loro specificità storiche e temporali, per un reciproco arricchimento e la costruzione di una rete ideale delle battaglie politico-sociali italiane. Significativo in questo senso che una delle ultime apparizioni in ordine cronologico sia stata quella agli Stati generali della scuola pubblica, tenutisi a Roma dal 18 al 20 febbraio con l’organizzazione di Rete della conoscenza ed il coinvolgimento di diversi enti associativi con interessi e rivendicazioni non lontane da quelle della Gkn.
Partito il 5 febbraio, l’Insorgiamo tour si chiuderà il 26 marzo a Firenze, con una manifestazione di convergenza che è già nell’agenda del movimentismo e dell’associazionismo italiani.

Locandina dell’insorgiamo tour, da ArciFirenze.it
Insorgenza o rivoluzione?

Il progetto politico del Collettivo di fabbrica è molto interessante. Non lontano sul piano della critica rispetto ad un organismo come la Società della cura (critica del presente capitalista per rivalorizzare le persone), ha dalla sua l’agilità di non voler mischiare diverse realtà politiche non sempre concordi. Viene invece rilanciato un modello di opposizione allo status quo che, con la pandemia, ha mostrato tutte le proprie criticità, alla luce della consapevolezza che su scala nazionale pluralità non vuol dire debolezza, ma rete, confronto e varietà delle forme di resistenza. L’insorgere invocato dai lavoratori è tutt’altro che una voce nel deserto: le mobilitazioni per il clima, le occupazioni e le recentissime proteste contro la guerra offrono il quadro di un paese già in fermento. Ciò che va sottolineato nel suo essere inedito, da lungo tempo a questa parte, è il fatto che nonostante la vittoria locale ed il salvataggio della fabbrica, la Gkn ha continuato a lottare ed ora si rivolge come riferimento e interlocutore per le molte altre realtà italiane.

Foto da Intoscana.it

L’appuntamento è dunque al 26marzo, a Firenze, per toccare con mano i risultati antagonisti di una critica sociale che finalmente ritrova le sintesi dei lavoratori, un complemento necessario ad una posizione anticapitalista e rivolta al benessere sociale. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]

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