
Ius scholae: una miniriforma della Cittadinanza
La commissione Affari costituzionali della Camera, nella giornata di mercoledì 9 marzo 2022, ha adottato come testo base per la riforma della cittadinanza il testo del relatore Giuseppe Brescia (Movimento 5 stelle), che ha rielaborato tre precedenti proposte di legge già depositate in Parlamento.
Com’è noto, la richiesta di riforma delle procedure per acquisire la cittadinanza italiana nasce dall’esigenza di vedere riconosciuto il diritto di essere cittadini e cittadine della Repubblica Italiana per tutte le persone che sono nate sul suolo nazionale e che di fatto sono sempre vissute in Italia. È il ben noto ius soli, contro cui il razzismo sovranista si è sempre scatenato, anche se tale diritto è accettato da una buona parte delle nazioni occidentali senza alcuno scandalo…
Il testo di legge adottato come base per l’esame in Parlamento (dovrà quindi essere discusso prima di essere approvato – e le destre hanno già promesso “battaglia”), propone di considerare come elemento cardine per il riconoscimento della cittadinanza non la nascita (ius soli) ma la frequenza delle scuole (cosiddetto ius scholae), con una versione particolarmente restrittiva. Per richiedere la cittadinanza (il che significa che non vi è “riconoscimento” di un diritto, ma “concessione” di uno statuto particolare) la persona di minore età dovrà essere arrivata in Italia prima del dodicesimo anno e avere frequentato «regolarmente» almeno 5 anni di scuola; la domanda – inoltre – dovrà essere presentata «da entrambi i genitori legalmente residenti in Italia o da chi esercita la responsabilità genitoriale». Tra vincoli di “legalità” e approssimazioni burocratiche, le possibilità che tale normativa – una volta effettivamente approvata – possa produrre una svolta sono piuttosto basse…
Non è forse nemmeno il “minimo sindacale”, ma in tempi così grami persino una decisione così deludente può essere giudicata uno spiraglio di luce. Sperando che la società civile che ha veramente a cuore il futuro delle persone che vivono in questo Paese riesca a costringere la cattiva politica a uscire dalla sua Fortezza. [Fabio Cani, portavoce di Como senza frontiere]