
Ecosistemi e biodiversità del Lario
È l’attempata bellezza della Sala turca del Teatro Sociale di Como ad ospitare, nel pomeriggio di sabato 7 maggio, la ricca panoramica sulla biodiversità racchiusa tra le sponde del Lario e sui modi (conosciuti, sperimentati o attuabili) per preservarla. Il circolo Legambiente Angelo Vassallo approfondisce, per il progetto Il futuro è oggi, una particolare sfumatura di Ecolario (la rassegna di Como che raccoglie temi ambientali e locali, del cui cartellone fa parte l’incontro): quella di un ecosistema variegato da preservare per la salute stessa dell’intero territorio, identificandone i fattori di cambiamento ed evoluzione.
A Giulia Tringali, redattrice di Fuori Fuoco, spetta il compito di introdurre (e condurre) l’incontro, con la più semplice delle domande: «Il nostro lago come sta?».
Verrebbe da rispondere «Non bene», soprattutto dopo la panoramica a trecentosessanta gradi mostrata da Enzo Tiso, presidente di Legambiente Como: il cambiamento climatico, che ha portato al restringimento (in alcuni punti pressoché totale) dei ghiacciai lungo tutto l’arco alpino, ha da tempo imposto la propria presenza anche nelle acque lacustri della Lombardia, sottoponendole a stressanti periodi di siccità (come quello in corso) o di fenomeni di dissesto idrogeologici, i cui ultimi effetti si sono visti nell’estate del 2021. Ovviamente la presenza umana, attraverso uno sfruttamento idrico per il fabbisogno energetico o agricolo non completamente controllato o mirato, l’edilizia famelica o la difettosa regolamentazione dello sversamento di scarichi fognari ha contribuito in larga parte a favorire il progressivo squilibrio della natura stessa, anche a livello chimico e biologico, con conseguenze catastrofiche nel presente e nel futuro più vicino.

Di un presente di plastica (letteralmente, come è possibile notare nella mostra Un mondo di plastica, curata da L’Isola che c’è, i cui pannelli sono esposti fuori dal teatro per l’occasione) parla Arianna Bellasi, Dipartimento di scienze e alta tecnologia dell’Università dell’Insubria: attraverso il lavoro svolto durante il proprio dottorato, la ricercatrice ha infatti evidenziato come le macro e microplastiche siano da tempo una presenza costante (in aumento) fuori e dentro le acque del Lario. Dai rifiuti dragati – che costituiscono un’istantanea imbarazzante e incivile del territorio – alla presenza di microplastiche negli organismi della fauna locale, gli esami e le analisi attestano come oramai il fenomeno sia radicato e non più reversibile, ma solo contenibile. Il problema è proprio la presenza dell’essere umano in un determinato territorio, e riporta sempre ad un problematico interrogativo: è giusto dare libero accesso ad un ambiente naturale oppure è meglio ritrarsi, lasciandolo tornare ad un proprio, unico equilibrio?

Alberto Negri, responsabile dell’incubatoio provinciale di Fiumelatte, completa il quadro concentrandosi sulla fauna ittica nello specifico, e sui problemi legati alla pesca: illustrando con l’esempio del lavarello le soluzioni adottate per proteggerne il ciclo vitale e mantenere la sua presenza costante insieme con le problematiche derivate dall’alterazione biochimica delle acque, il biologo sottolinea ancora una volta come sia necessario un intervento strutturato e cosciente di tutela, aggiornando normative antiquate e non più efficaci nel periodo corrente.
Un sistema farraginoso e scricchiolante, incosciente e miope sfruttamento, insieme con quell’arroganza, tutta antropocentrica, di poter agire impunemente e senza conseguenze, sono cause di un progressivo peggioramento delle condizioni di vita sul pianeta, a qualsiasi latitudine; il ritenersi al sicuro in un panorama meraviglioso ma solo in apparenza immutabile (come quello che racchiude il Lario, per esempio) è non solo sciocco, ma anche segnale di somaresca, ostinata sordità a campanelli d’allarme che suonano in ogni ambito dell’informazione, della scienza, della cultura da anni. Per silenziarli e renderli non più segnali di pericolo, la legislatura e la politica di qualsiasi grado facciano al più presto proprio l’ambientalismo non come battaglia di parte, ma come baricentro e valore imprescindibile di azioni effettive e funzionali nell’immediato, prima che l’alterazione dell’ecosistema vada fuori controllo – e non solo dentro, fuori, intorno, sopra e sotto il lago di Como.
[Sara Sostini, ecoinformazioni; foto di Fabio cani, ecoinformazioni]