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Clas Cgil di Como:« quella dell’assessore Iantorno è una lodevole iniziativa. Sia da esempio per i comuni»

Il coordinamento lavoratori stranieri (Clas) della Cgil di Como applaude l’iniziativa dell’assessore ai Servizi demografici ed elettorali Marcello Iantorno per l’integrazione dei giovani extracomunitari residenti a Como. (altro…)

Domenica 7 febbraio alla Cgil a Como per i diritti dei migranti

Il 1 marzo in tutta Italia i lavoratori migranti scenderanno in piazza per il loro primo sciopero nazionale. A Como, il prossimo 7 febbraio assemblea alla Camera del Lavoro per ragionare e discutere di migranti, “integrazione” e razzismo. Abbiamo chiesto a Thierno Ngaye dell’associazione 3 Febbraio e a Ardjan Pacrami del Clas della Cgil di fare il punto della situazione su questi temi.

Como e i migranti: come vivono in città gli “stranieri”? Abbiamo girato l’interrogativo a due esponenti della società civile, il rappresentante di un’associazione che si occupa di diritti dei cittadini migranti e un sindacalista che si occupa del Coordinamento lavoratori stranieri della Cgil lariana. Per Thierno Ngaye dell’associazione 3 Febbraio, a Como «il livello di razzismo è alto, è molto sentito dagli immigrati, nonostante venga sistematicamente negato dai cittadini comaschi. La realtà è che si fa di tutta l’erba un fascio, anche i più integrati, persone che vivono in città da anni, si sentono sempre discriminati dai media e dai politici, si sentono considerati come non parte di questa società. E questo porta a non avere voglia di sentirsi cittadini, di sentirsi parte attiva della comunità: in questo siamo ancora molto indietro. Penso al caso di un immigrato sposato con un’italiana, con figli grandi nati qui: mi ha detto di sentirsi sempre come se fosse arrivato ieri in questo Paese».
Per Ardjan Pacrami, responsabile del Clas (Coordinamento lavoratori stranieri) della Cgil di Como, «L’immigrazione è lo specchio della nostra società, delle nostre città»; il modo in cui accogliamo l’altro ci dice come sta la nostra democrazia, il “nostro” mondo. E Como «è una città ospitale. Purché gli immigrati non diano fastidio e stiano “da parte”. Perché un centro come quello di Tavernola non diventa una struttura aperta a tutti? Non abbiamo bisogno di ghetti ma di centri aperti, non serve solo stabilire i luoghi in cui i migranti possono abitare ma sono necessarie soprattutto politiche sociali e culturali di ampio respiro».
Sullo sciopero del 1 marzo le opinioni divergono. Il rappresentante dell’associazione antirazzista ha qualche dubbio: «Abbiamo sempre voluto fare uno sciopero, è da tre anni che se ne parla, ma siamo un po’ preoccupati per il momento scelto e per l’organizzazione di questa mobilitazione. Bisognava coinvolgere di più le associazioni, la società civile, sarebbe stato meglio avviare un percorso più lungo e partecipato che portasse alla manifestazione. Rischiamo di non raggiungere l’obiettivo prefissato: tanti lavoratori migranti sono disoccupati, molti non parteciperanno perché la crisi colpisce duramente gli stranieri, per questo mi preoccupa il possibile fallimento dello sciopero. Come associazione, per tanto, fino ad ora non abbiamo dato la nostra adesione all’iniziativa del 1 marzo».
Ardjan Pacrami vede invece nel primo sciopero nazionale dei migranti «un motivo d’orgoglio, perché è un modo dei lavoratori stranieri per rendersi visibili, per dire che ci sono. Ma è importante ricordare che non esistono divisioni nel mondo del lavoro: noi non diciamo “lavoratori immigrati di tutto il mondo unitevi”, quanto piuttosto “lavoratori di tutto il mondo unitevi, a prescindere dal colore della pelle”. La Cgil si è battuta e si batterà contro questo sistema di cose, contro gli atteggiamenti razzisti legalizzati. I fatti di Rosarno ci hanno insegnato che se le persone vengono lasciate sole, le loro iniziative possono sfociare in azioni sbagliate: noi non lasceremo mai da soli i cittadini, i lavoratori, nessuno. Ben vengano dunque iniziative che coinvolgano il maggior numero possibile di persone e di realtà. Qualsiasi evento creato non per mettere gli uni contro gli altri bensì per unirci è più che positivo».
Un percorso partecipato, dal basso, comincerà invece a Como il 7 febbraio prossimo, con l’assemblea alla Camera del Lavoro: «abbiamo già alcune idee – dichiara Thierno Ngaye – ma vogliamo condividerle e discuterle con tutte le persone che parteciperanno all’incontro: pensiamo ad una manifestazione comasca o a un presidio, ma ci sarà da parlare anche del 1 marzo. È tutto da discutere, sarà un’occasione di confronto e dibattito importante».
«A livello nazionale – continua il referente del Clas Cgil – tentano di costruire cittadini di serie A e di serie B: ma questo non giova a nessuno, tanto meno al cittadino “comasco”! Le politiche locali vanno contro l’integrazione: basti pensare alle tante ordinanze razziste nei Comuni del Nord, non da ultimi Cantù, con il numero verde per segnalare i clandestini, o Turate, con l’istituzione dell’ufficio per denunciarli… Il decreto flussi, la regolarizzazione di una sola categoria professionale (mentre abbiamo migliaia di colf e badanti che svolgono in realtà altri lavori), il tetto ai bambini stranieri nelle classi: è questa l’integrazione?».
Quanto alla collaborazione tra i diversi sindacati, «si deve e si può fare di più insieme». Per arrivare a proposte concrete, come «la richiesta a prefetto e questore, a tutte le istituzioni locali competenti, di valutare caso per caso, in questo periodo di crisi, prima di procedere alla chiusura di ogni fascicolo che riguarda un lavoratore migrante disoccupato da sei mesi, il periodo oltre il quale scade il permesso di soggiorno».
Perché dietro a quei fascicoli ci sono delle storie, delle vite, delle persone. «Come un cittadino italiano, residente a Cantù, originario del Ghana: si è rivolto recentemente ai nostri sportelli perché gli è stato negato il diritto al ricongiungimento famigliare, ai suoi figli – è stato fatto anche il test del Dna per certificare che lo fossero davvero! – non è stato dato il visto». Resteranno separati dal loro padre. Evviva il “sacro valore” della famiglia… [Barbara Battaglia, ecoinformazioni]

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