Mese: Settembre 2008

Il consiglio comunale di martedì 23 settembre 2008

Una delegazione delle opposizioni a Palazzo Cernezzi ha incontrato il prefetto di Como per ribadire l’ incompatibilità assoluta ed originaria del sindaco di Rovellasca Cattaneo con gli incarichi affidatigli nel capoluogo lariano.

Donato Supino, Prc, e Marcello Iantorno, Pd, a nome di tutta la minoranza del Consiglio comunale, sono stati ricevuti dal prefetto di Como Sante Frantellizzi nella serata di martedì 23 settembre.
I due consiglieri comunali hanno illustrato al rappresentante del governo le tesi delle opposizioni sulla questione della nomina, duramente criticata a Palazzo Cernezzi nell’ultima seduta comunale, di Francesco Cattaneo, sindaco di Rovellasca, ad assessore e vicesindaco di Como.
«Il prefetto – ha dichiarato Supino – ha riconosciuto la validità delle nostre posizioni alla luce della giurisprudenza e ha spiegato di avere chiesto al Ministero dell’Interno un parere dirimente». «Non si può essere, in base al testo unico degli Enti locali – ha aggiunto Iantorno – sindaco di un Comune e vice di un altro, perché il vice “può ricoprire il ruolo di sindaco, in caso di impedimento del titolare” e la legge vieta la possibilità di esser sindaci di due Comuni. Anche l’assessorato a Como è poi incompatibile con la carica di sindaco di Rovellasca, in quanto l’assessore deve avere i requisiti di eleggibilità al Consiglio comunale e per legge un sindaco di un altro comune non ha tale requisito, essendo a sua volta anche consigliere e non si può essere consiglieri di due Comuni diversi. Si tratta quindi di incompatibilità assoluta ed originaria».
I rappresentanti della minoranza hanno inoltre illustrato le ragioni politiche e etiche che rendono loro intollerabile quanto avvenuto.
Cattaneo ha dieci giorni di tempo dalla nomina, avvenuta venerdì 19 settembre, per chiarire la sua posizione e prenderà molto probabilmente una decisione definitiva dopo un incontro in Prefettura mercoledì 24 settembre, quando dovrebbe essere pervenuta un’indicazione da parte del Ministero. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Una tappa per la costruzione di una società diversa

Chiusa L’isola rimane un patrimonio di relazioni e di saperi da coltivare ed estendere sfidando le minacce della cattiva politica, particolarmente brutale nel nostro territorio, e dell’omologazione consumistica, capace di trasformare in merci persino i beni più preziosi.

Non è la prima volta che L’isola che c’è fa registrare un successo di presenze. Gli organizzatori sono abituati a vedere migliaia e migliaia di persone affollare il Parco di Villa Guardia. Questo ormai non fa notizia e forse non è nemmeno così importante. Sappiamo che persino iniziative nate in totale alterità al “mercato” liberista possono, diventate di massa, talora perdere ogni potere eversivo sulle ingiustizie planetarie e locali che avvelenano l’ambiente e i popoli.
Ma è una buona notizia la presenza di tanti stand nei quali centinaia di volontari delle più diverse associazioni, cooperative, gruppi più o meno formalizzati, si sono prodigati (il lavoro è iniziato venerdì e continua ancora mentre scriviamo) per solidarietà, inventiva, voglia di cambiare il mondo per costruirne uno nuovo. È una buona notizia vedere, come è successo sia sabato 20 che domenica 21, centinaia di persone affollare i luoghi di dibattito anche quando i temi erano tanto lontani dall’Isola dei famosi (must culturale dei nostri tempi) da sembrare improponibili e destinati solo a una piccola nicchia di utopisti, belle persone un po’ sciocche e fuori dal mondo.
È una buona notizia sapere che, anche se forse una parte delle merci scambiate all’isola andrà a riempire case traboccanti di oggetti inutili, destinati a diventare inesorabilmente rifiuti, molti dei partecipanti si sono arricchiti alla fiera. Hanno conosciuto problemi e speranze di una bella fetta di mondo, hanno visto fioriti i centofiori di un’economia altra, di una cultura altra, di uno stare insieme diverso. Si sono divertiti con gli spettacoli e soprattutto si sono conosciuti e salutati tra loro. Una tappa per la costruzione di una società diversa. Ma bisognerà naturalmente non rimanere in un’isola. [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]

Sabato 20 settembre alla fiera dell’Isola che c’è si è tenuto l’incontro Partecipazione e cittadinanza attiva

Il seminario ha concluso il percorso Municipi sostenibili, realizzato all’interno del progetto Quotidiano sostenibile 2008, promosso dal Coordinamento comasco per la Pace, da l’Isola che c’è e dall’Associazione del volontariato comasco – Centro servizi per il volontariato e sostenuto finanziariamente dalla Fondazione Cariplo.

Partecipazione e cittadinanza attiva ha proposto a cittadini e amministratori il confronto e la discussione di esperienze virtuose di gestione del territorio.
Martino Villani, direttore del Csv, in apertura ha motivato ai presenti (una trentina di persone) la decisione di inserire nel programma della Fiera il quarto appuntamento del percorso “Municipi sostenibili”: «Il percorso – rivolto ad amministratori e cittadini, ha offerto riflessioni su: metodi e significati della partecipazione ed esperienze di progetti di cogestione delle scelte amministrative – è coerente con l’idea che l’Isola che c’è, oltre che fiera sia anche uno spazio che propone ai visitatori l’assunzione di comportamenti co-responsabili relativamente alle scelte ed alle modalità di risposta ai bisogni sia personali che del territorio in cui viviamo».
La prima relatrice, Marianella Sclavi, esperta di arte di ascoltare e gestione creativa dei conflitti e docente di Etnografia Urbana alla I Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano ha chiarito che percorsi di reale partecipazione non diminuiscono i conflitti ma li ampliano. Ed è forse questo il motivo per cui molti amministratori temono i processi partecipativi, abituati come noi tutti a prendere, tra interessi differenti, decisioni a maggioranza. Per trovare soluzioni creative sono indispensabili tempi lunghi (non si inventano su ordinazione) e porsi in un atteggiamento di ascolto attivo (tutti hanno ragione e nessuno ha torto). Si moltiplicano così le proposte di soluzione di un problema. Tra le proposte emerse non ce ne sarà una vincente, ma tutte saranno utili per modificare le altre. Trovato l’accordo su una ipotesi risolutiva questa sarà consegnata agli amministratori perché è il potere politico che ha l’ultima parola.
Gilberto Macaluso che è stato responsabile delle politiche di promozione della qualità della vita a Mogliano Veneto (Tv), dopo una breve storia del welfare in Italia, ha sottolineato la drammaticità dello stato in cui versano la partecipazione e la democrazia e ha fornito una lettura critica della situazione attuale nella quale le amministrazioni si comportano di fronte ai bisogni sociali come se fossero una banca: non soddisfano diritti, pur sanciti nella Costituzione; attribuiscono incapacità a chi ha necessità che il suo reddito venga integrato; fanno bandi di concorso che mettono in competizione tra loro i soggetti. Per un’amministrazione è molto più sano coalizzare i cittadini piuttosto che farli competere tra loro. Per accedere a fondi pubblici, la competizione è la modalità di azione anche delle associazioni di Terzo settore che forniscono servizi sociali. A questa idea di competizione tra le sfortune si è aggiunto un problema politico: di fronte all’amministrazione pubblica incapace di assumere decisioni è stato dato maggiore potere ai sindaci che però non hanno strumenti, anche perché alcuni processi hanno implicazioni globali e passano sulle teste dei Municipi. L’atteggiamento di delega è passato anche all’interno dei partiti (anche di quelli di centro sinistra) dove negli scorsi anni è cresciuto il “paternalismo partecipativo”, la finta richiesta di partecipazione (“ti ascolto, ma poi decido io che lo so fare meglio”). Questo ha frustrato il desiderio di attivarsi di cittadine e cittadini. L’idea che di fronte a situazioni complesse il potere concentrato nelle mani di una sola persona è una semplificazione insensata. Macaluso ha concluso il suo intervento auspicando che prima di interrogarsi sull’ ingegneria partecipativa si riprovi tutti a sognare che sia possibile la partecipazione democratica.
Rinaldo Giordani che a Priverno (Lt), ha introdotto il bilancio partecipativo nell’amministrazione comunale ha chiarito la differenza tra bilancio partecipato – l’amministrazione fa da guida nascondendo scelte preconfezionate – e bilancio partecipativo che restituisce ai cittadini elettori una parte del potere decisionale, introducendo atti amministrativi che danno spazio alla volontà di partecipazione e di condivisione. L’obiettivo durante il primo mandato elettorale è stato di sperimentare la democrazia diretta, modificando lo statuto comunale e prevedendo momenti di partecipazione attiva. Per favorire il processo partecipativo sono stati investiti fondi ed energie nella comunicazione sociale porta a porta. A Priverno si è istituito un ufficio apposito per creare un’interazione diretta con la popolazione e dei tavoli di partecipazione che hanno permesso ai cittadini di seguire e partecipare attivamente a tutte le fasi decisionali. Il relatore ha concluso con l’auspicio che si riesca a creare un sistema integrato di partecipazione.
Noemi Colombo, collaboratrice del Comune di Monterotondo e della Regione Lazio ha esposto un altro esempio di bilancio partecipativo, senza nascondere che il problema principale è l’abitudine alla delega: la democrazia rappresentativa di fatto isola le persone che non sono stimolate alla partecipazione diretta perché sentono di non avere possibilità decisionali. Per sollecitare la partecipazione, la Regione Lazio si muove su due piani: rendendo leggibile e comprensibile il bilancio e favorendo l’accesso dei comuni alle decisioni relative alle opere pubbliche e allo sviluppo locale.
Bruna Cantaluppi del coordinamento politico di Fabrica Ethica, un laboratorio nato nell’ambito della certificazione della responsabilità sociale d’impresa in Toscana, dove la Regione Toscana ha adottato la creazione di una certificazione per le imprese rispettose dei diritti delle persone e dell’ambiente. Sono state certificate 296 industrie che sono state in grado di mostrare la propria tracciabilità sociale. Oltre a Fabrica Ethica sono attivi un progetto di certificazione della filiera della pelle (Felatip) e un progetto per il microcredito (Smoat).
L’iniziativa si è conclusa con un dibattito “partecipato” sulle tematiche proposte da relatrici e relatori. [Nicoletta Nolfi, ecoinformazioni]

Il seminario Progetti di co-partecipazione nella filiera energetica un seminario alla fiera L’isola che c’è 2008

Progetti di co-partecipazione nella filiera energetica un seminario svoltosi a L’isola che c’è 2008, la quinta fiera provinciale delle relazioni e delle economie solidali, sabato 20 settembre al Parco comunale di Villa Guardia ha visto la presenza di una trentina di persone molto interessate all’argomento.

Presentata da Francesco Tampellini, referente del gruppo di lavoro per l’energia dell’Isola che c’è, è stata portata ad esempio l’esperienza dell’associazione Solare collettivo, un gruppo impegnato nella co-partecipazione, la gestione comune e diretta da parte dei cittadini, di distribuzione e produzione di energia elettrica.
Marco Mariano, presidente di Solare collettivo, ha sintetizzato la storia dell’associazione dalla nascita, agli inizi del 2007, al primo risultato concreto: un impianto fotovoltaico da 20 Kwp installato alla cooperativa sociale Proteo di Mondovì che entrerà a breve in funzione.
La ricerca – ha precisato Mariano – della sola forma giuridica iniziale ha richiesto svariate riflessioni, con le proposte più varie, finché non si è trovata una soluzione: «un modello in un contesto particolare» appoggiandosi ad una cooperativa già esistente la Proteo appunto.
I membri di Solare collettivo sono diventati anche soci della cooperativa Proteo ed hanno finanziato in parte la costruzione di un primo impianto fotovoltaico.
La scelta di aderire all’organizzazione ha spiegato Mariano «ha un aspetto etico, un aspetto ambientale, ma anche un aspetto economico. Pensiamo ad un ritorno economico del 4-5 per cento, grazie al conto energia, ma anche ai guadagni della vendita a Gestore servizi elettrici», l’azienda che colloca sul mercato l’energia prodotta da fonti rinnovabili.
Dopo questa prima esperienza Solare collettivo punta a creare una cooperativa elettrica, «un po’ come le esperienze che sono sorte nell’acro alpino dalla Val d’Aosta al Trentino» ha chiarito Mariano, che possa produrre e rivendere l’elettricità, un progetto ancora in divenire su cui si è aperto un dibattito con il pubblico che ha fornito stimoli e precisazioni sull’attuale gestione del mercato elettrico italiano e sulla difficoltà nel potere essere produttori e rivenditori di elettricità allo stesso tempo.
Marco Turioni, assessore del Comune di Villa Guardia, ha poi spiegato come anche il suo Comune stia pensando a costruire degli impianti fotovoltaici da collocare sopra i tetti degli edifici pubblici e l’interesse per l’esperienza dell’organizzazione piemontese. Una possibilità ancora da definire nei suoi contorni anche a causa delle strette imposte dal Patto di stabilità nei bilanci comunali che impediscono investimenti in tal senso. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Non c’è più tempo? Alla riscoperta di ozio e lentezza

Nel pomeriggio di domenica 21 settembre alla Fiera dell’Isola che c’è si è svolto un incontro-dibattito dal titolo Non c’è più tempo? Alla riscoperta di ozio e lentezza, un evento iniziato in tutta tranquillità, condotto in maniera pungente da Enrico Euli, Università di Cagliari, a cui hanno partecipato poco meno di un centinaio di persone di tutte le età (gremiti il tendone conferenze e gli spazi attigui) caratterizzato anche da rilassanti intermezzi d’arpa celtica di Fabius Constable, Celtic Harp Orchestra e dalla lettura di una fiaba sull’ansia di una tartaruga stressata.

Significativa la scelta della prima relatrice Renata Marini, insegnante, che ha parlato de L’ozio padre delle virtù?, di lasciare due minuti di riflessione prima di incominciare a parlare. Marini ha ricordato l’origine della parola otium, e del suo contrario negotium, nella classicità. Dove il secondo termine era inteso come lavoro per lo stato, la res publica, e il primo significava la libertà di dedicarsi ai propri interessi come la lettura e la scrittura una concezione che non aveva assunto ancora una valenza negativa. «Il cambiamento di significato è iniziato con la perdita delle libertà politiche, con l’Impero, quando l’otium è diventato un obbligo per la classe dirigente» ha precisato Renata Marini. Una connotazione negativa che si è rafforzata con l’avvento del cristianesimo «nelle Scritture, nel Libro di Ezechiele, è definito come una malattia generatrice di malizia». Nella sintesi quindi della cultura latina-greca e cristiana avvenuta nel Medio evo si è quindi arrivati ad una duplice valenza del termine, utilizzato in maniera classica ancora dall’umanista Leon Battista Alberti, che quando “oziava” dipingeva.
Il cambiamento semantico si è avuto definitivamente con l’affermarsi di una scansione temporale sempre più precisa e la retribuzione del lavoro su base orario e non più in base al lavoro svolto a partire dal dodicesimo tredicesimo secolo, questo per la relatrice ha tramutato le ore libere in ore vuote, improduttive e quindi negative.
La parola è passata poi alla scrittrice Gaia Depascale che sviluppato il tema dello Slow Travel, alla ricerca del lusso di perdere tempo. «Il viaggio viene definito in una dimensione geografico-spaziale, ma quella temporale? Viaggiare per conoscere deve avere un aspetto qualitativo e non quantitativo – ha aggiunto la scrittrice genovese – si perdono anche gli aspetti sensoriali dello spostamento». Il viaggio può anche essere solo a due chilometri da casa, ma la sua intensità «dipende dagli occhi di chi guarda».
Paolo Piccinelli, neuropsichiatra infantile, ha parlato della Meditazione, tempo prezioso da salvaguardare, partendo dallo sviluppo durante l’infanzia sino alla necessità di «affidarci a qualcuno per interrogarci» per chiarirsi sui «bisogni principali ovvero avere, potere e valere, in cui ricadono affettività e piacere». Un percorso di conoscenza di sé complesso e non privo di incognite, reso più difficile da una società in cui« I progetto diventa l’individuo e non la solidarietà».
Quando si inizia a non vivere come si pensa, si inizia a pensare come si vive.
Per ultimo è intervenuto Maurizio Pallante, Movimento decrescita felice, che ha affrontato il tempo Lentezza e decrescita. «La decrescita è sempre intesa come un di meno quantitativo, ma non si parla di qualità» ha esordito Pallante che ha continuato il suo intervento richiamando l’esempio della vita monastica e della regola benedettina incentrata sul motto ora et labora. Una affermazione che vede in principio la contemplazione e solo successivamente il lavoro una weltanschaung che, nell’interazione di questi due elementi ha fatto dire al relatore che «lavorare è anche contemplare quanto fatto».
Contemplare il cui etimo deriva da templum, e dallo spicchio di cielo scrutato dagli aruspici etruschi per divinare il fato attraverso il volo degli uccelli.
In una società consumistica in cui l’applicazione delle nuove tecnologie alla produzione esaspera la depauperazione delle risorse, il relatore si è soffermato sul concetto di innovazione affermando che «nuovo non è sinonimo di migliore». Per Pallante si tratta di una costruzione ideologica del mercato che ha imposto una tale visione del progresso per il suo interesse.
Ampio e vivace il dibattito che ha coinvolto pubblico e oratori con qualche critica alle accuse mosse da Pallante alle sinistre produttiviste e alla sua autodefinizione di “reazionario e conservatore”, domande su come uscire dall’ansia dei tempi moderni, sul ruolo dei saperi femminili per la costruzione di una società dell’otium, sulla opportunità di mangiare come si pensa. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Il seminario La decrescita felice – dialogo con Maurizio Pallante alla fiera L’isola che c’è

Dal breve, ma affollato dibattito di domenica 21 settembre pomeriggio all’Isola che c’è con Maurizio Pallante, fondatore del Movimento della decrescita felice, sono nati numerosi spunti pratici da mettere in opera nella vita privata anche in provincia di Como.

All’Isola che c’è, domenica 21 settembre, sotto il tendone dello Spazio dibattiti, Giuseppe Leoni, coordinatore del nascente circolo della Decrescita felice di Como, ha aperto il dibattito con Maurizio Pallante che ha offerto un approfondimento ampio e chiaro per spiegare alla sessantina di ascoltatori cos’è la decrescita.
Innanzitutto la decrescita parte dal concetto base di distinzione tra merce e bene. Nella società odierna la persona è abituata a pensare che bene e merce coincidano, mentre invece solo i beni portare benessere all’uomo. La decrescita diventa intrinsecamente felice poiché si diminuiscono le quantità di merci, ma non dei beni, migliorando le condizioni di vita.
Ma cosa si deve fare per agire concretamente?
Pallante ha illustrato i tre campi d’azione principali: tecnologia, stili di vita e politica. La tecnologia odierna deve essere utilizzata per ridurre l’energia sprecata, le materie prime utilizzate e i rifiuti prodotti. Esistono infatti tecnologie domestiche capaci di massimizzare l’efficienza e minimizzare lo spreco.
Nel campo degli stili di vita, un atteggiamento importante lo riveste la sobrietà, ovvero una concezione che sappia prolungare al massimo la vita delle merci, perché la maggior parte degli oggetti prodotti che affollano le case hanno un costo sociale e ambientale altissimo. A ciò si deve aggiunge l’acquisizione della capacità di autoproduzione di merci che altrimenti dovremmo comprare. Per finire si dovrebbe tornare ad adottare il significato etimologico di comunità, cum munus, con dono, ovvero una comunanza, uno scambio di merci o beni, autoprodotti o no, tra persone, riscoprendo così anche i rapporti umani tra vicini. Se noi doniamo e chi dona ci ricompensa di ciò con un dono maggiore ricaviamo una formula che ci tutela dalla continua dipendenza da merci esterne.
A livello politico Maurizio Pallante ha precisato che il Movimento non si presenterà alle elezioni, ma che reputa utile un intervento nelle amministrazioni e nei Comuni per fare in modo che la tematica della decrescita venga accolta anche da chi ha il potere di realizzare piani di grande portata. L’incontro ha avuto un grande successo confermato anche dalle più di cento adesioni raccolte dalla mailing list del nascente circolo della Decrescita felice. [Nicoletta Nolfi, ecoinformazioni]

Clima rovente nell’incontro tra autisti e Provincia lunedì 23 settembre a Villa Saporiti

I lavoratori chiedono un forte intervento pubblico e un cambio di strategia industriale, mentre Villa Saporiti si trincera dietro il contratto d’appalto e non sembra intenzionata a entrare nel merito della vertenza.

Una trentina di autisti e cinque cartelli contro l’amministratore delegato di Asf Annarita Polacchini hanno accolto lunedì 23 settembre gli amministratori provinciali a Villa Gallia. Una settimana dopo l’incontro con il sindaco di Como, i lavoratori in agitazione hanno chiesto ed ottenuto un incontro con gli amministratori provinciali, riuniti per il primo Consiglio dopo la pausa estiva. Nonostante la giornata ormai autunnale il clima all’interno della sala era caldo, anzi bollente. Lo si è potuto intuire da subito, quando Patrizio Tambini, assessore ai trasporti, ha annunciato che il presidente Carioni non sarebbe stato presente perché impegnato nel suo ufficio: un autista Asf in prima fila si alza e urla «Vogliamo il presidente! È sua la responsabilità!». Calmato dai colleghi è potuto iniziare il faccia a faccia. Il primo a prendere la parola è stato Amleto Luraghi, segretario generale della Cgil di Como, che dopo aver riassunto le motivazioni dell’agitazione, ha delineato il futuro del trasporto pubblico chiedendo un intervento della Provincia: «Nel nuovo piano industriale stilato da Asf non ci sono investimenti nel settore pubblico, mentre i costi del risanamento sono caricati sulle spalle dei lavoratori. La Provincia dovrebbe intervenire nella vicenda perché altrimenti, anche se si risolvesse questa vertenza, a breve potremmo avere una nuova crisi». Dal canto suo Fausto Tagliabue, segretario della Cisl di Como, ha sottolineato che «mentre Asf persegue giustamente l’obiettivo di realizzare il maggior profitto nel minor tempo, l’Amministrazione provinciale dovendo rappresentare gli interessi della comunità non può seguire questa politica, ma anzi deve proporre un piano di risanamento importante. Un risanamento che non deve però pesare sulle spalle dei lavoratori, ma dovrebbe puntare ad aumentare i clienti».
«Noi siamo disposti a fare la nostra parte – ha aggiunto un autista – alzando di dieci punti percentuali la nostra produttività e facendo risparmiare all’azienda circa 800 mila euro l’anno. Ma la politica deve fare altrettanto, ad esempio perché non eliminate l’affitto dei depositi, che costa ad Asf 1 milione e 200 mila euro l’anno?».
«Questo non è possibile – ha risposto l’assessore ai trasporti Tambini – perché l’affitto è una clausola del contratto che Asf ha potuto firmare vincendo una gara d’appalto». L’assessore ha quindi ribadito la necessità che Asf si doti di un piano aziendale «che sia capace di stare sul mercato per non finire come Alitalia, in vista della prossima normativa europea che rivoluzionerà il trasporto pubblico affidando la gestione pubblica ad agenzie locali»
«È giusto coprire il normale lavoro con lo straordinario?» ha dichiarato Tambini, come ad individuare nel pagamento degli straordinari la causa della crisi. Gli autisti, che fino ad allora erano rimasti silenziosi e seduti, hanno ricordato all’assessore, tra urla e sobbalzi sulla sedia, che Asf è ed è sempre stata sotto organico. Luraghi ha calmato gli animi ed ha riportato il discorso iniziale: «Comune e Provincia sono soci di maggioranza di Asf e devono intervenire, altrimenti il rischio è di una soluzione tampone della crisi». Si sono susseguiti numerosi interventi degli autisti che con toni forti hanno sottolineato l’arroganza dell’azienda che vorrebbe modificare il contratto senza l’ok dei sindacati, mentre qualcun’altro ha criticato il fiorire delle varie società pubbliche a Asf, principalmente Spt holding e Cpt, di cui gli amministratori, di nomina politica, sono pagati per riscuotere gli affitti che paga Asf. Lavoro per cui basterebbe un ragioniere.
L’assessore ha continuato a trincerarsi dietro il contratto firmato da Asf, che prevede la gestione dell’azienda da parte dei soci privati di minoranza (Arriva e Ferrovie Nord) senza che la maggioranza pubblica possa intervenire in alcun modo nella scelte strategiche.
Ha chiuso l’incontro l’intervento di un autista che ha sottolineato il peso dei lavoratori: «Noi siamo l’azienda, noi abbiamo in mano tutto: il controllo dei biglietti, l’uso corretto dei mezzi, il consumo dei carburanti e i rapporti con l’utenza. Se la vertenza non si sblocca tanto vale far fallire Asf!». Puntuale la risposta di Tambini: «Bravi! Così l’azienda finirà in mano di qualche multinazionale straniera!». «Ma l’Arriva è una multinazionale straniera!» hanno ribattuto rumorosamente gli autisti. [Francesco Colombo, ecoinformazioni]

Il consiglio provinciale di lunedì 22 settembre 2008

Primo giorno in aula per Mascetti come vicepresidente provinciale. Critiche dalla minoranza che svela i “mandanti” della defenestrazione di Cattaneo e denuncia la guerra di potere tra la maggioranza, che invece lascia correre confermando la mancanza di fiducia per l’ex che ha parlato troppo come unica causa.

La preliminare di Renato Tettamanti (Prc) ha aperto il consiglio provinciale di lunedì 22 settembre. L’esponente comunista comasco ha voluto commemorare la scomparsa del professor Marco Riva avvenuta lo scorso 25 agosto, ricordandolo come persona di grandi e diversi interessi, impegnato da sempre in politica (molto attivo nel consiglio della circoscrizione 8) e prorettore dell’università di Slow Food, insomma «un intellettuale organico e di grande senso civile» come definito dallo stesso Tettamanti. All’encomio si è associato anche l’assessore Alessandro Fermi, che lo ha ricordato anche per il suo impegno nel Cfp di Como.
Ma il tema scottante della giornata è stata la presentazione del nuovo vicepresidente Paolo Mascetti, subentrato a Francesco Cattaneo nell’ambito della nota “staffetta” tra i due esponenti di Alleanza Nazionale, scambiatisi di ruolo dopo il defenestramento di Cattaneo da parte di Carioni. Le preliminari di rito hanno visto il presidente elogiare le qualità professionali e politiche di Mascetti, definito «uomo dalla signorilità comportamentale» in evidente contrasto con il compagno di partito, «con cui si era rotto il rapporto di fiducia avendo offeso me e un ministro della repubblica». Mascetti non ha nascosto le difficoltà da lui incontrate nel prendere questa scelta, ma si è dichiarato fiducioso e speranzoso di costruire un rapporto amichevole con tutti i consiglieri.
Di diverso respiro l’intervento del capogruppo Pd Mauro Guerra: «Nulla di personale, tutto di politico – ha esordito l’esponente democratico – Perché ora nelle sue mani ci sono partite scottanti (Servizio idrico integrato, Piano cave e politiche ambientali), questioni su cui la maggioranza a giuda leghista non è mai stata “padrona a casa sua”, dato che ogni decisione era sottesa alla volontà di Milano o Roma. Gli stessi luoghi dove è stata decisa questa staffetta per cui il sindaco di Rovellasca diventa vicesindaco di Como. Occorre ridare dignità alle istituzioni altrimenti genereremo solo disprezzo e il primo modo per farlo è smetterla di trattarle come un affare privato o di partito, logica che giustifica questo scambio. E se questa maggioranza non riesce a governare abbia il coraggio di parlarne in consiglio o di andarsene se non trova un’intesa politica».
Tocca invece a Renato Tettamenti ripercorrere la cronistoria del defenestramento del sindaco di Rovellasca e provare ad individuarne i mandanti: «Pochi giorni dopo la visita di Bossi a Como, Cattaneo vicepresidente, Tambini assessore al bilancio, Cattaneo capogruppo di An e Grassi capogruppo di Fi firmano una nota in cui criticano la gestione della visita del ministro, a cui non furono invitati tutti le forze politche, accusando Carioni di un uso personale delle istituzioni. Le indiscrezioni dicono che tutti tranne Cattaneo chiesero scusa e nel frattempo Minotti, capogruppo della Lega, scrisse a Carioni chiedendo di prendere provvedimenti. Nella lettera di “licenziamento” infine, non si cita nemmeno quella famosa nota firmata dai quattro esponenti. Dobbiamo forse dedurne che è Minotti il vero capo della Provincia?».
Fabio Moltrasio (Pse) ha invece definito la vicenda «un tentativo di ridurre una crisi politica ad affari di calciomercato a campionato iniziato» e ha presentato una mozione di sfiducia, che necessiterà però la firma di 12 consiglieri. Enfatizzando la legittimità del provvedimento di “espulsione” Minotti si è sottratto all’analisi nel merito dell’argomento, ma ha ricordato che «la maggioranza ha una propria linea politica in cui la Lega è adeguatamente rappresentata e se su alcuni provvedimenti come l’approvazione dei piani integrati di recupero ci sono state divisioni è normale su un argomento così grosso». Un’altra esponente della Lega, Claudia Lingeri, si è detta fiera di un presidente «fiero e giusto che non permette offese a se e a Bossi.
E mentre Rita Livio ha definito lo scambio «indegno», tutti i capogruppo della maggioranza hanno testimoniato con interventi la propria fiducia nel presidente Carioni, minimizzando il problema a fatto personale e attaccando un’opposizione che «alimenta la soap opera mediatica».
Il gran finale è stato lasciato ovviamente al presidente Carioni, che dopo aver ribadito la rottura del rapporto di fiducia con Cattaneo, a spiegato che quel giorno in cui bossi venne a Como «ero in buona fede e cercavo di stabilire un rapporto con Roma per le esigenze del territorio come il secondo lotto della tangenziale di Como. Mi sto impegnando, in questa situazione difficile a contattare vari ministri di questo governo (tra cui Tremonti) e prometto che organizzererò meglio le prossime visite ufficiali e che entro quindici giorni riassegnererò la delega al turismo». Mauro Guerra è quindi insorto per quello che ha definito «un finale da Libro cuore» ma il presidente del consiglio gli ha tolto la parola accusandolo di «ripetere le stesse cose» [Francesco Colombo, ecoinformazioni]

Il consiglio comunale di lunedì 22 settembre 2008

Al Consiglio comunale di lunedì 22 settembre le opposizioni denunciano l’illegalità della nomina di Francesco Cattaneo, esule dal Consiglio provinciale, a vicesindaco. Ma poi si spaccano e Supino (Prc) e Valli (Area 2010) garantiscono il numero legale.

Nelle preliminari del Consiglio comunale di lunedì Donato Supino, Prc, ha espresso preoccupazione per l’evoluzione del confronto fra Asf e autisti soprattutto dopo «la nota di censura ad un lavoratore che ha segnalato il guasto ad un acceleratore ed un’altra ad un autista che si è rifiutato di partire con la spia dei freni accesa, senza dimenticare l’autobus bruciato ad Asso». Una situazione inaccettabile per l’esponente comunista che ha segnalato come i nuovi acquisti di Asf siano usati e con nove anni di anzianità, quando il contratto dell’azienda prevederebbe l’eliminazione di autobus con più di dieci anni di servizio. «Siamo la discarica di un’azienda multinazionale l’Arriva che manda qui gli autobus da Trieste e da altre città». Anche Vittorio Mottola, Pd, ha ricordato che «il prossimo anno questi eurodue saranno da rottamare» e annunciato una raccolta firme per cambiare il tracciato della linea 11 per le scuole al mattino.
Marco Butti, An, ha invece chiesto l’applicazione dell’ordinanza del sindaco contro l’accattonaggio e la mendicità dato che «quest’ultimo week-end è stato come tutti gli altri come se non ci fosse stata un’ordinanza».
Roberto Rallo, Fi, ha plaudito la rinascita di una testata giornalistica in città «uno strumento per lo sviluppo della democrazia».
Dure critiche alla nomina a vice sindaco dell’ex vice presidente della Provincia Francesco Cattaneo sono arrivate da parte di Mario Molteni, Per Como, che ha definito l’avvicendamento fra Palazzo Cernezzi e Villa Saporiti «una sostituzione a tavolino», che «si fa beffe della logica», non tenendo conto delle specifiche competenze maturate dai due politici coinvolti, e che «aumenterà il clima di sfiducia dei cittadini».
Una vicenda dai «dai contorni grotteschi – per Mario Lucini, Pd – un’umiliazione intollerabile per questa città che mostra quanto poco rispetto per le istituzioni ed i cittadini abbia questa maggioranza».
Un fatto che rattrista il consigliere democratico così come «il famigerato concorso dei vigili» e il cantiere di via Magni che indigna il presidente della commissione urbanistica dato che l’ordinanza di revoca del Comune fa «totalmente proprie» le controdeduzioni dell’impresa.
Dopo l’appello il sindaco Bruni ha dichiarato di conferire l’incarico di vice sindaco e assessore allo sport a Francesco Cattaneo, con cui ha collaborato quando era all’Acsm. Un incarico che va ancora perfezionato dovendo essere chiarita l’incompatibilità fra le cariche di vicesindaco a Como e di sondaco a Rovellasca del nuovo amministratore di Palazzo Cernezzi. «Ci sarò un incontro chiarificatore mercoledì 24 settembre col Prefetto», comunque per Bruni ci sono anche i tempi tecnici dato che Cattaneo ha dieci giorni per decidere se assumere l’incarico a partire da venerdì 19.
Dure le proteste dell’opposizione che hanno rivendicato il diritto di potere replicare alle affermazioni del sindaco ritenendo «il ricoprire o meno incarichi pubblici non è elastico» ha dichiarato Marcello Iantorno, Pd, mentre il presidente del Consiglio Pastore, forte dell’appoggio della segreteria generale, ha impedito il dibattito.
Dopo una sospensione dei lavori i consiglieri di opposizione hanno dichiarato di considerare illegittima la la nomina del nuovo vice sindaco di cui hanno chiesto la revoca.
Anche Ajani, Lega Nord, si è rivolto verso il banco della Giunta chiedendo del vicesindaco Mascetti non riconoscendo Cattaneo e andandosene dall’aula.
Una richiesta della verifica del numero legale è così stata fatta da Bruno Magatti, Paco, mentre per protesta i consiglieri dell’opposizione uscivano dal Consiglio, tranne Dario Valli, Area 2010, e Supino, che ha spiegato che rimaneva solo perché riteneva la sua mozione sulla Ca’ d’industria, il primo argomento all’ordine del giorno, troppo importante per potere essere posticipata.
Mancando un numero sufficiente di consiglieri, aspettati i quindici minuti da regolamento, si è passati al riconteggio e il numero legale è stato garantito dai due consiglieri dell’opposizione rimasti e perciò ringraziati sia dal presidente del consiglio Pastore che dallo stesso sindaco.
Supino ha così potuto spiegare le ragioni del proprio emendamento in un’aula vuota nei banchi delle opposizioni. Il consigliere comunista, dopo avere criticato le polemiche sulla stampa locale per i costi dei contratti degli operatori della Ca’ d’industria, ha affermato che il presiedente della Fondazione ha lasciato in sospeso alcuni punti come il destino della struttura della Solitaria. Ha ribadito il motivo della sua scelta di rimanere in aula e parlare di un tema a lui caro per la salvaguardia delle fasce più deboli: «Io sono stato eletto per rappresentare il 20 per cento della città che non ha voce e che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, qui siete tutti professionisti io invece sono un operaio».
Dato l’interesse dell’argomento per tutti e la mancanza di un clima costruttivo dai banchi della maggioranza è venuta la proposta di sospendere la seduta ed aggiornare la discussione. Una decisione fatta propria anche dal sindaco che ha accolto nella sostanza la mozione Supino, seppur con alcune modifiche. Se ne riparlerà nel prossimo consiglio comunale di giovedì 24 settembre. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

15 mila i partecipanti alla quinta edizione della fiera L’isola che c’è

Almeno 15 mila presenze per la due giorni dell’altra economia che si è svolta a Villa Guardia sabato 20 e domenica 21 settembre. Affollati gli stand degli espositori e in alcuni casi persino esauriti i cibi biologici messi a disposizione dai produttori locali presenti all’appuntamento con L’isola che c’è. Hanno completato il nuovo successo dell’iniziativa le moltissime presenze ai dibattiti [i resoconti saranno pubblicati nella nostra edizione di martedì 23 settembre], mai così affollati come quest’anno, ai laboratori e alle animazioni per bambini. Ulteriore elemento di soddisfazione per gli animatori della fiera è stato la tenuta, nonostante l’oggettiva complessità dell’evento, della macchina organizzativa che fonda la sua efficienza sull’impegno di moltissimi volontari. Migliaia anche le copie delle Pagine arcobaleno (curate, come tradizione, da ecoinformazioni) distribuite.