Del Grande: per i diritti dei migranti serve informazione
Intervista a Gabriele Del Grande che interverrà sabato 11 dicembre nella sessione dedicata alle scuole del convegno In alto mare del Coordinamento comasco per la Pace in programma dalle 9 allo Spazio Gloria in via Varesina 72 a Como.
In alto mare è il titolo del XII convegno del Coordinamento comasco per la pace in corso in questi giorni. E in alto mare si interrompono le storie di migliaia di immigrati: 10.884 persone nel Mar Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico annegate dal 1988 ad oggi nel tentativo di raggiungere le Canarie, 4.183 nel Canale di Sicilia tra la Libia, l’Egitto, la Tunisia, Malta e l’Italia,138 persone morte navigando dall’Algeria verso la Sardegna; dal Marocco, dall’Algeria, dal Sahara occidentale, dalla Mauritania e dal Senegal alla Spagna, verso le isole Canarie o attraversando lo stretto di Gibilterra, ne sono morte almeno altre 4.491 persone, nell’Egeo tra la Turchia e la Grecia, ma anche dall’Egitto alla Grecia, hanno perso la vita 1.330 migranti; nel Mare Adriatico, tra l’Albania, il Montenegro e l’Italia, negli anni scorsi sono morte 603 persone; infine almeno 624 migranti sono annegati sulle rotte per l’isola francese di Mayotte, nell’oceano Indiano. Per un totale di 14877 morti (di cui 6542 dispersi) dal 1988 ad oggi per mare, nel corso del viaggio attraverso il Sahara, nascosti nei tir, sotto gli spari della polizia: questi sono i numeri di Fortress Europe, una rassegna stampa che dall’88 fa memoria delle vittime delle frontiere europee, un blog e un progetto nati nel 2006 su iniziativa di Gabriele Del Grande, viaggiatore, giornalista, scrittore, classe 1982, nato a Lucca e autore per Infinito edizioni di Mamadou va a morire. La strage dei clandestini nel Mediterraneo (2007, seconda edizione, maggio 2008) e Roma senza fissa dimora (2009). Con lui, che ha seguito le rotte dei migranti in Turchia, Grecia, Cipro, Israele, Egitto, Libia, Tunisia, Marocco, Sahara Occidentale, Mauritania, Mali, Senegal, Burkina Faso e Niger, abbiamo parlato d’immigrazione, alla vigilia della sua partecipazione al convegno del Coordinamento comasco per la pace. «Il nostro dato sui migranti che muoiono alle frontiere europee è approssimato per difetto – dichiara Gabriele Del Grande – : parliamo delle morti documentate dall’88 a oggi, delle quali abbiamo notizie certe riportate dalla stampa. Non esiste infatti un dato reale, “ufficiale”, di quante siano le persone che cercando di entrare in Europa, lungo tutte le frontiere, da sud e da est, hanno perso la vita». Ma esiste un problema d’integrazione: possibile guardare criticamente all’immigrazione non solo come fenomeno sociale o questione d’ordine pubblico, senza però credere che non vi sia la necessità di politiche specifiche per accogliere e capire “l’altro”? «Parli d’integrazione… – risponde Del Grande – L’immigrazione crea gli stessi problemi che creano tutti gli spostamenti di popolazione. I dati ufficiali parlano di 700mila persone che si spostano dal nord al sud dell’Italia: in questo caso non creano nessun disagio queste persone che migrano. Dunque siamo di fronte ad un problema che è creato ad arte e strumentalizzato da chi ha costruito le sue fortune elettorali su queste tematiche». La politica, dal canto suo, per l’autore di Mamadou va a morire, «crea problemi invece di risolverli, crea precarietà con permessi di soggiorno di un anno, crea clandestinità, crea quartieri ghetto…Alimenta il clima di razzismo, in una parola, anche se a livello locale esistono magari tante buone pratiche» di convivenza, accoglienza, senza discriminazioni e xenofobia di sorta.
Altro nodo di tale rappresentazione distorta del fenomeno migratorio è certamente l’informazione. «A prescindere dal tema dell’immigrazione – continua Del Grande – siamo in un paese senza informazioni, in cui si parla troppo spesso di problemi sterili, di gossip. È sparita la realtà, leggiamo giornali fatti di comunicati stampa del politico di turno, di chi alza la voce più degli altri. L’informazione, relativamente ai migranti, ha veicolato fino ad ora un messaggio che non ha basi nella realtà ma solo nella mente dei politici». Esattamente l’opposto di quanto dovrebbero fare i media: «La stampa dovrebbe raccontare la realtà e contestare i falsi esperti di turno; invece, salvo una minoranza di giornalisti che fanno un buon lavoro, c’è una generale tendenza alla superficialità».
Testimoniare la realtà, raccontare le storie (che è poi quello che fa Del Grande) delle persone che migrano e che spesso non raggiungono nemmeno la loro meta: le “storie” sono forse la chiave di volta per fare breccia anche nella percezione dei cittadini, della società civile. «Effettivamente – conclude Del Grande – , anche se su questi temi le posizioni leghiste sono trasversali, presentando i miei libri in giro per l’Italia ho riscontrato reazioni di stupore ed incredulità tra la gente (anche se ovviamente parliamo di un pubblico quanto meno sensibile al tema): rispetto alle storie, alle drammatiche, paradossali vicende dei singoli che colpiscono, in tanti si chiedono, ma come, succedono queste cose e nessuno ce l’ha mai raccontato?». Per saperne di più: http://fortresseurope.blogspot.com. [Barbara Battaglia, ecoinformazioni]