Mario Pianta, Alessandro Santoro, Guido Ortona, Pietro Raitano, Domenico Finiguerra, Guglielmo Ragozzino a Sbilanciamoci!
Per Mario Pianta dell’Università di Urbino, moderatore del secondo panel su Cambiare le produzioni, cambiare i consumi, «Di fronte alla crisi e alla recessione dell’economia mondiale e in modo ancora più grave quella italiana ci sono tre direzioni possibili: rovesciare il rapporto tra finanza ed economia reale, costruire un’economia sostenibile, ridare centralità e dignità al lavoro in un contesto in cui gli aspetti di eguaglianza sono rimessi al centro dell’attenzione».
E a volte, per le proposte di Sbilanciamoci!, si ottengono anche piccoli risultati, come la sorta di Tobin Tax per la quale a breve il Fondo monetario internazionale – il “cattivo dei cattivi” – presenterà delle proposte di fattibilità.
Alessandro Santoro dell’Università di Milano Bicocca sposta l’attenzione sulle tasse:
«Al fisco si possono chiedere poche cose, non certo, come troppo spesso si fa, di rimediare alle disuguaglianze. Il fisco ci vede poco e ci vede male: non può sostituire il conflitto».
Tre sono le ipotesi presentate da Santoro: «in Italia e in Europa abbiamo troppe imposte sui redditi e poche sui patrimoni, se confrontati con gli Usa che con i Paesi Ocse. Per patrimonio – spiega -intendo sia patrimonio mobiliare che immobiliare. Per citare uno studio recente si potrebbero guadagnare dai 15 ai 30 miliardi di euro. La seconda proposta concerne le imposte ecologiche: ad eccezione dei Paesi nordeuropei, in tutti gli altri stati europei abbiamo avuto una quota di imposte ecologiche che si è andata riducendo nel corso del tempo. La terza, enorme, fonte di perdita di gettito è l’Iva: è un’imposta-colabrodo, circa il 10% del suo gettito è persa per frodi. Questo perché i Paesi europei non riescono a mettersi d’accordo su una gestione comune dell’Iva. E l’Italia è il paese che gestisce peggio l’Iva in tutto il mondo. A questo problema si darà presto una risposta che ritengo sbagliata: aumentare le aliquote». Sul tassare i ricchi, per Santoro, «dobbiamo farci poche illusioni: i ricchi veri non sono quelli che risultano veri al fisco. Per tassare i veri ricchi non bisogna guardare solo ai redditi ma anche ai patrimoni».
Per Guido Ortona dell’Università del Piemonte orientale «L’equità è anche efficienza, non c’è contraddizione. Le considerazioni di fairness – correttezza – sono importanti su tutte le scelte economiche dei cittadini: si è disposti a pagare la mancanza di fairness anche rinunciando a qualcosa. Le condizioni di fairness sono alla base del modello scandinavo».
Efficienza e diritti sono connessi, se come recitava uno slogan di anni fa, «a salario di merda, lavoro di merda; e quindi a salario buono, lavoro buono.
Nonostante tutta la disinformazione messa in campo (gli operai che difendono il loro orario di lavoro – già il più lungo d’Europa – creano inefficienza), i cittadini sono sensibili al discorso dell’efficienza, sanno che la sua mancanza è un costo.
È possibile tassare i ricchi in modo indolore (1-2%) e ottenere circa 25 miliardi di euro all’anno, circa il 40% del Pil italiano: in pratica consentirebbe di abolire la povertà in Italia.
Occorre insistere su questo per avere risultati importanti. Fare una proposta credibile, in primis, e riconsegnare la parte di high moral standing ai ricchi: ora tocca a loro.
Questo si può tradurre in proposte specifiche, come la lotta all’evasione fiscale corretta con alcuni accorgimenti tecnici, norme di facile attuazione. Queste proposte non sono solo giuste ma anche efficienti. Dimostrandolo, potremo spostare la discussione su una redistribuzione del reddito non solo giusta ma anche utile».
Pietro Raitano, direttore di Altreconomia, registra alcuni limiti e criticità del mondo dell’altra economia: «rimane un mondo molto piccolo. La crisi colpisce tutti e quindi anche l’altra economia, in maniera particolarmente drammatica nel Sud del Paese. Il nostro mestiere è duplice: cercare notizie – e non facciamo fatica a trovarle – e porre domande. Quando è esplosa la crisi pensavo che saremmo diventati ricchi, nel momento in cui le cose che avevamo sempre raccontato, anticipandone spesso le soluzioni, si sono avverate: questo non è accaduto. Anzi, le difficoltà sono eccezionali. La vera domanda allora è: come è possibile che i cambiamenti siano così lenti, forse troppo lenti per essere efficaci nel lungo periodo?». Il tema dell’informazione, a questo riguarda, è fondamentale ed emblematico: «in questo Paese 4 milioni comprano un giornale, l’85% si informa guardando la tv. Se non consideriamo questo non capiremo mai perché pochi ci ascoltano, forse dovremmo maggiormente interrogarci e fare proposte più concrete per salvare l’informazione indipendente».
Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano, comune di 1800 abitanti, parla di minoranze rabbiose e invita a tradurre la “politica alta” in politiche dal basso, pratiche, come hanno fatto in Val di Susa.
Guglielmo Ragozzino de il manifesto segnala due articoli uno di Naomi Klein che ha pubblicato l’espresso l’altro di Rebecca Solnit su Internazionale. In essi si racconta un caso straordinario: nonostante il disastro, nonostante Obama abbia contestato la Bp essa ha preso il potere in nell’area colpita dalla marea nera. Sempre Klein parla di shock economico dicendo che per arrivare davvero al sistema liberistico occorre un shock che può essere una catastrofe o può essere provocato come l’attacco in Cile alla democrazia di Allende o Tiananmen. Il caso della Bp mette a nudo quella che una grande debolezza mondiale: la necessità di petrolio per le automobili. A fianco ad un modello fordista ha avuto importanza un modello “fordiano” che Ford ha indotto decidendo che le automobili vanno a petrolio. Sono passati 100 anni e le automobili continuano ad andare a petrolio. Per Ragozzino forse si potrebbe, in modo un po’ “socialdemocratico” se non eliminare le automobili almeno ottenere che funzionino in altro modo. Potrebbe esserci adesso un accordo sulla ricerca di un’alternativa al petrolio. Nei prossimi 20 anni senza rinunciare all’automobile almeno si potrebbe passare alle auto elettriche. Il giornalista ritiene infatti che «Non possiamo battere i due sistemi di potere dell’automobile e del petrolio, potremmo accontentarci di vincere sul petrolio». Ragozzino ha poi evidenziato quanto sia importante la scelta della bicicletta per la mobilità urbana: «In Germania, ad esempio, le piste ciclabili sono presenti ovunque, anche nelle città più fredde e tutti le usano». [BB, ecoinformazioni]