Roberto Romano e Christian Marazzi a Sbilanciamoci!

Roberto Romano, ricercatore della Cgil Lombardia,  ritiene sia ora di «smettere di vedere il problema ambientale come esclusivamente etico, è soprattutto una grande opportunità di sviluppo e competitività. Le tecnologie di seconda generazione per l’ambiente hanno avuto tassi di crescita enormi e hanno un substrato, un background specializzato di produzione tecnologica. I ritmi di crescita per i beni manifatturieri sono pari a + 11%, quelli degli strumenti per la produzione di energia rinnovabile invece + 21%. Chi ha accumulato saperi diventa protagonista. L’Europa rappresenta il 40% di questo mercato per la produzione di tecnologie per energie rinnovabili».

In Italia, invece, «non si producono pannelli solari, non si producono pale eoliche… E questo è un vero dramma perché è finita l’era meccanica e se non vi sarà un intervento pubblico che agisca come agente economico – che non si occupi solo delle “sfortune” – le prospettive per il nostro Paese saranno nerissime. In nessuno dei nuovi campi l’Italia è protagonista. Ma questo nuovo mercato della tecnologia modificherà radicalmente la struttura manifatturiera. Germania, Francia, Usa, Cina, brasile lo hanno fatto, si sono adattate al cambiamento. Nel nostro Paese, se lo Stato non si farà agente economico non avremo né stato sociale né produzione, né economia che tenga».

 

Christian Marazzi, economista, è tranchant rispetto al possibile dubbioCrisi sì, crisi no?”: «La crisi non è finita. Negli ultimi due mesi abbiamo avuto una serie di tentativi da parte dei giornali finanziari di creare un clima di ottimismo circa la fine della crisi. In realtà l’estate è agli sgoccioli e alla ripresa a pieno regime dei mercati vedremo tutte le contraddizioni esplose nel 2009 che si ripresenteranno …E ne avremo per qualche anno ancora».

Cos’è successo quindi al sistema? «Il capitalismo si è finanziarizzato ma il capitalismo finanziario non è stato e non è in grado di far uscire dalla crisi la sua stessa economia».

Guardando alle economie che da sempre sono viste come stabili e capaci di ripresa, «la Germania riproduce in Europa quello che la Cina è nel mondo, il suo modello di sviluppo è infatti orientato fortemente alle esportazioni ed è basato al suo interno su un mercato del lavoro duale, con lavoratori dallo stipendio certamente decente ma, a seguito delle leggi varate dal governo rosso verde, nel quale è cresciuto il lavoro temporaneo, sottopagato. Credo che Berlino uscirà dall’euro: potete immaginare gli effetti sulle politiche fiscali per Paesi come l’Italia, la Francia, e di altri come l’Irlanda, la Grecia…».

Infine, le politiche di rilancio: «teniamo buone le politiche pubbliche di sostegno all’economia, per quanto sbilanciate e cerchiamo di attivare politiche keynesiane per una conversione dell’economia in termini sostenibili». [B.B., ecoinformazioni

 

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