Roberto Romano

L’Altra Cernobbio/ Per un’economia giusta: più tutela del lavoro e diritti sociali

Primo blocco tematico per L’Altra Cernobbio dal titolo Un’economia per la giustizia e il lavoro. Focus su lavoro, politiche industriali e modello di sviluppo per un’economia diversa. Umberto Colombo (Cgil) e Giulio Marcon (Sbilanciamoci) hanno moderato gli interventi dei professori Roberto Artoni e Roberto Romano di teoria economica. Poi Alessandro Pagano, Salvatore Medici, Michele De Palma e Josè Trasmonte della Cigl hanno portato la realtà quotidiana e nelle fase finale spazio per l’intervento del ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili del governo Draghi, che ha portato la propria esperienza di gestione politica.

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Legge di stabilità inutile e costosa

lettaafano«La legge di stabilità approvata dal governo è inutile perché non sceglie né la distribuzione del reddito, né lo sviluppo, né il governo della spesa pubblica».  Nell’attenta analisi Legge di stabilità una manovra inutile, pubblicata da Sbilanciamoci.info, Roberto Romano boccia completamente la manovra finanziaria del governo delle larghe intese(altro…)

Roberto Romano e Christian Marazzi a Sbilanciamoci!

Roberto Romano, ricercatore della Cgil Lombardia,  ritiene sia ora di «smettere di vedere il problema ambientale come esclusivamente etico, è soprattutto una grande opportunità di sviluppo e competitività. Le tecnologie di seconda generazione per l’ambiente hanno avuto tassi di crescita enormi e hanno un substrato, un background specializzato di produzione tecnologica. (altro…)

Dal petrolio alle energie rinnovabili a Sbilanciamoci!

sbilanciamoci«Solo cambiando aree di investimento non passeremo dalla dipendenza del petrolio a quella di tecnologie per la produzione di energie rinnovabili e questa può essere una via per combattere la crisi» secondo Roberto Romano di Sbilanciamoci!

Gli indicatori economici nazionali hanno senso solo se sono inseriti nel panorama europeo  e in Italia la crisi, vista con questi parametri, si rivela essere più grande e sfuggente.

Dal 1995 al 2008 infatti il Pil italiano è diminuito del 12 per cento e non si è riusciti ad agganciare il trend europeo.

«Si dice che la ragione sia un investimento insufficiente delle imprese – ha spiegato Roberto Romano di Sbilanciamoci! – , ma questo non è vero: gli investimenti sono stati cospicui, ma non si sono tradotti in crescita e occupazione e questo è dovuto al fatto che mentre la specializzazione europea ha privilegiato la produzione di beni strumentali ad alta tecnologia, l’Italia è rimasta ancorata ai beni di consumo».

E la produzione di beni strumentali porta con sé buon lavoro e high tech come conseguenza di investimento in ricerca e con maggiore reddito da lavoro, che in questo caso è ad alta specializzazione.

Una produzione basata sui beni di consumo, come quella dell’Italia (e fra i beni di consumo ci sono anche i mobili, il tessile e le automobili…) risente maggiormente i contraccolpi della crisi, periodo in cui la domanda non può che contrarsi.

«In Italia ogni incentivo per la protezione ambientale si traduce in “lavoro buono” fuori dall’Italia – ha continua Romano – a causa del nostro tessuto produttivo vecchio e inadeguato che non riesce ad agganciare il cambiamento. Nel prossimo futuro la domanda per le tecnologie ambientali potrà arrivare fino al 15 – 20 per cento del Pil e l’Italia in questo campo non ha nessuna competenza perché nessuna competenza ha accumulato nel pregresso.»

Se non produciamo tecnologie per energie alternative queste ci costeranno di più.

«La via per uscire dalla crisi non può che essere quindi quella di investire in energie rinnovabili – ha concluso Romano – dal momento che la domanda è già nel sistema, ma l’offerta viene solo dall’estero. Se non ci pensiamo subito passeremo dalla dipendenza dal petrolio a quella di tecnologie per la produzione di energie rinnovabili».

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