«I magistrati del pool hanno aperto gli occhi della gente, io oggi sono qui per tenerveli aperti». Così Maria Falcone, sorella del giudice palermitano Giovanni ucciso il 23 maggio 1992, assieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sabato 5 marzo 2011 sul lungo lago di Como gli studenti e gli insegnanti dell’ITC Caio Plinio, assieme ai rappresentanti sindacali della Cisl, hanno voluto dare un segnale forte di impegno antimafia, piantando un nuovo albero della memoria, dopo che quello presente nel giardino dell’istituto tecnico comasco è stato danneggiato nella notte del 19 giugno 2010. L’appuntamento rientra nel progetto San Francesco, percorso promosso dalla Filca-Cisl nazionale,  che si propone di promuovere la cultura della legalità e della giustizia attraverso il dialogo di conoscenza e formazione tra Sindacato, Istituzioni, Forze dell’Ordine, Enti ispettivi del lavoro Dpl, Spresal, Inps, Inail. «Questo sarà il centesimo albero che pianto. – racconta Maria Falcone – I simboli sono spesso oggetto di oltraggio, ma a chi ha fatto quel gesto noi oggi stiamo dimostrando che dietro al simbolo c’è una società che vuole vivere libera, dove la mafia non la possa condizionare». Presenti numerosi rappresentanti dei sindacati Filca e Fiba Cisl, il prefetto di Como Michele Tortora, i sindaci Stefano Bruni e Mauro Roncoroni, di Cermenate, dove il 7 maggio verrà inaugurato il primo centro europeo di formazione antimafia: «giustizia e diritti umani sono alla base di una società democratica, per questo non possiamo fare finta di niente di fronte al fenomeno mafioso ma dobbiamo impegnarci per un futuro migliore». La professoressa Falcone ha poi incontrato gli studenti comaschi all’ITC Caio Plinio, dove è stata affissa la stessa lapide commemorativa presente ai piedi dell’albero della memoria, per una lezione di passione civile e di responsabilità sociale.

«Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini». Questa frase di Giovanni Falcone è stata ed è tuttora la molla che spinge sua sorella Maria a non arrendersi di fronte alla violenza e al potere mafiosi: «dopo la sua morte non è stato facile andare avanti, il tormento e la disillusione erano massimi. Quando, meno di due mesi dopo, uccisero anche Paolo Borsellino, la mia disperazione era tremenda e mi chiedevo come si potesse salvare tutto il lavoro che il pool antimafia aveva accumulato». Dopo di loro altri magistrati hanno continuato il lavoro contro Cosa Nostra, ma non è sufficiente che le forze dell’ordine e la magistratura svolgano il proprio dovere con coraggio e dedizione: « mio fratello l’ho pianto anche come cittadino, perché quando si perde un uomo che ha dato tanto alla società la sua assenza diventa ancora più pesante. Io ho scelto di andare nelle scuole per parlare delle sue idee perché la mafia non si vince solo con la repressione necessaria, che deve essere forte, costante e degna di uno stato di diritto, ma è indispensabile l’attenzione della società civile, che deve accorgersi dell’importanza della lotta e dell’attenzione costante, senza delegare tutto a magistrati e alle forze dell’ordine». Raccontando episodi di vita familiare, la professoressa Falcone ha spiegato come i suoi genitori abbiano trasmesso ai figli un fortissimo senso dello stato, che contribuì parecchio a formare anche Giovanni, che mai decise di sottrarsi al servizio a cui era stato chiamato e per il quale donò la vita. «Giovanni era un uomo sportivo, allegro, timido e amante dell’altro, nonostante apparisse burbero e solitario. Louis Free, capo dell’FBI statunitense, collaborò con Giovanni e divenne suo amico; ogni anno è presente a Palermo alla messa di commemorazione dell’omicidio del 23 maggio, e ha voluto mettere un suo monumento nei giardini dell’accademia della FBI per ricordare agli studenti colui che rappresenta la personificazione del senso dello stato. Giovanni Falcone è l’uomo dello stato, ha creduto e combattuto per la democrazia e per valori di giustizia e libertà». [Tommaso Marelli,  ecoinformazioni]

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