Como capitale della cultura/ percorso per la seconda fase

Convocato all’ultimo momento, l’incontro (poi riconfigurato come conferenza stampa) di presentazione delle iniziative legate alla preparazione del dossier finale dei candidatura di Como a Capitale italiana della Cultura 2016-2017 si è svolto in Municipio a Como nella mattinata di giovedì 23 luglio 2015.

Fare il resoconto della presentazione è al tempo stesso facile e complicato, per questo mi sembra opportuno dividere il racconto in due parti distinte: la prima dedicata ai contenuti specifici dell’incontro; la seconda dedicata a tutti gli aspetti in discussione, detti e anche taciuti.

 

  1. I prossimi passi per la candidatura

“Un incontro aperto a tutti gli operatori culturali del territorio il prossimo 29 agosto e una serata aperta alla città all’indomani della presentazione del dossier, il 15 settembre. E ancora una pagina Facebook a sostegno della candidatura e un sito (www.comocapitaledellacultura.it) con uno spazio aperto alle proposte”. È questo, in sintesi, il percorso che i responsabili della presentazione della candidatura di Como si sono dati per la seconda fase della competizione. “Una proposta sfidante” ha detto il sindaco Mario Lucini in apertura, con una forte esigenza di condivisione.

L’“idea progettuale che si intende realizzare”, si legge sempre nel riassunto distribuito ai partecipanti all’incontro, ha per titolo “Estro armonico: le stagioni del lago”, inopinatamente ispirato dall’omonima raccolta di concerti di Vivaldi, e si propone “come l’occasione di creare un vero e proprio modello che renda la cultura protagonista dello sviluppo economico, realizzando così un vero e proprio Distretto Culturale”. Mauro Frangi, presidente di Fondazione Volta, che nel percorso ha “il compito di coordinare gli aspetti operativi della candidatura”, ha aggiunto che l’obiettivo è quello di costruire un sistema culturale più integrato, in modo da valorizzare le positive esperienze fin qui fatte.

Come procedura di partecipazione per le associazioni e le singole persone è stata presentata una “scheda” di suggerimenti e proposte che chiunque potrà compilare e sottoporre agli organizzatori tramite il sito disponibile da oggi. Come ha detto l’assessore alla Cultura, Luigi Cavadini, quanto più le proposte saranno dettagliate, tanto meglio si potrà valutarle ed eventualmente includerle nel programma (lunghezza massima della spiegazione: 500 caratteri).

L’obiettivo finale è ovviamente quello di costruire un dossier (60 cartelle in tutto) che possa vincere la competizione. La candidatura della città di Como a Capitale italiana della Cultura è sostenuta e condivisa dai Comuni di Cernobbio e Brunate, dall’Amministrazione Provinciale di Como e dalla Camera di Commercio di Como.

 

  1. Intorno alla candidatura: detto e non detto

Riassunto nei suoi contenuti essenziali, il percorso verso la seconda fase della competizione sembra assodato, ma il lavoro da fare sarebbe molto e non è chiaro esattamente quale siano gli obiettivi: mettere insieme un calendario di eventi, più o meno coordinati? oppure fare qualcosa di più? e chi precisamente ha in mano le leve decisionali?

Poiché l’incontro/conferenza stampa non è stato “rituale”, ma uno scambio franco – e a volte anche ruvido – di opinioni e giudizi contrastanti, qualche elemento aggiuntivo è possibile fornirlo.

Il tavolo delle decisioni politiche è ovviamente centrato sul Comune di Como (il ruolo dei due Comuni “sostenitori”, Cernobbio e Brunate, appare sinceramente assai subordinato; l’Amministrazione Provinciale viene da tutti considerata ormai una pura parvenza istituzionale; d’altronde la Camera di Commercio che pure viene continuamente associata ai promotori della candidatura sembra essere poco considerata); il braccio organizzativo è Fondazione Volta; ma il vero significato di questa operatività “oscilla” a seconda dei momenti e delle risposte, e se a volte sembra ridotto a mera “esecutività”, altre si espande fino a comprendere le decisioni nel merito.  Del resto, è il presidente di Fondazione Volta a dire in modo chiaro che in questa fase l’obiettivo è “vincere la competizione”, tutto il resto verrà poi, e quel che è stato prima va messo da parte; a questo scopo non è nemmeno fuori luogo un po’ di “riserbo” sulle vere idee alla base del progetto (non si possono mica scoprire tutte le proprie carte?!).

Il tempo che resta davanti è poco e – nonostante le reiterate affermazioni che comunque vada la competizione, questo processo è ormai avviato e porterà comunque degli effetti positivi – dalla presentazione del primo dossier ad oggi ben poco è stato fatto, anche e soprattutto nella direzione del coinvolgimento della città e delle associazioni. Su questo processo è lecito in effetti nutrire qualche dubbio. Nessuna “consultazione” è stata avviata, nessuna verifica operativa. Il tanto sbandierato “processo partecipativo”, se si limita a scheda da compilare on-line, appare poco più che un simulacro di se stesso. Il rischio è quello che ci si accontenti di poche “eccellenze” ormai date per scontate. L’appello a fare squadra rischia in questo modo di essere puramente formale: il tipo e le modalità di gioco sembrano decisioni già prese.

C’è poca chiarezza anche sulla questione delle “strutture” a cui pure il bando ministeriale annette molta importanza. A una mia domanda precisa in questo senso, l’assessore Cavadini ha risposto riproponendo i nomi del Politeama e dell’ex Casa del Fascio. Se è questo che si intende con un rafforzamento delle strutture culturali della città, sarebbe più onesto ammettere che l’intenzione è quella di rimandare tutto alle calende greche: tempi e costi di una ristrutturazione del Politeama sono fuori di qualsiasi ipotesi praticabile (anche astraendo dall’assoluta incertezza sulla sua possibile destinazione: anche a questo potrebbe servire la partecipazione, cioè a sondare esigenze e bisogni e ipotesi progettuali); mentre il recupero dell’ex Casa del Fascio a una migliore fruibilità è un problema annoso, che non si è ancora riusciti a sbrogliare e che comunque avrebbe un impatto probabilmente marginale sulla “quotidianità” culturale cittadina.

C’è  altrettanta poca chiarezza sulla sostenibilità economica delle varie iniziative, e del progetto in generale: “il milione” di euro promesso dal bando (ma è solo un ipotetico tetto massimo) non serve certo a risolvere i molti problemi sul tappeto, mentre ipotesi alternative e complementari faticano a farsi strada (nemmeno le esplicite domande in questo senso sono riuscite ad acquisire elementi utili).

Se l’appuntamento per la verifica (reale e non solo virtuale) con la città è fissato il 29 agosto è evidente che non c’è nessun interesse ad aprire un confronto vero.

Su tutto aleggia l’invito a “guardare avanti”, a “non perdersi in polemiche” (che ovviamente sono sempre “sterili”) sul passato, a “cogliere un’occasione” che si è resa disponibile.

Il rischio, però, è quello che una flebile speranza nasconda i reali problemi della città e della sua cultura.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

 

 

1 thought on “Como capitale della cultura/ percorso per la seconda fase

  1. K. 477 in loop ottofonico interpolato da ‘ Idrogeno negativo ‘ al Tempio Voltiano ? costo minimo, massimo risultato; e mettiamo d’accordo tutti: associazioni, clubs, fondazioni, universita’.

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