Giorno: 3 Ottobre 2015

Alfonso Lissi/ Caduto per la Libertà

Lissi-blog-01Nella mattinata di sabato 3 ottobre, sotto una pioggia tipicamente autunnale, un folto gruppo di persone su invito della sezione Anpi di Como, si è ritrovato al cimiterio di via Lissi a Como-Rebbio, per commemorare e ricordare il partigiano Alfonso Lissi, caduto durante la battaglia di Lenno il 3 ottobre 1944. L’introduzione del presidente dell’Anpi comasca Nicola Tirapelle ha sottolineato come la commemorazione di Lissi non fosse retorica, ma un invito a tenere viva la memoria per riaffermare i valori e gli ideali per i quali tutti i partigiani persero la vita ed ha proseguito invitando l’amministrazione comunale a prendersi maggior cura del Monumento alla Resistenza europea. La parola è poi passata a Ilaria Belloni che ha letto un breve discorso di ricordo e incitamento ad una “battaglia culturale” a nome della sezione (leggi qui il testo). L’amministrazione comunale ha portato i saluti e i ringraziamenti di palazzo Cernezzi attraverso l’intervento dell’assessore Marcello Iantorno, seguito da una breve orazione di don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio che ha ricordato l’importanza della parola Resistenza costestualizzandola nel periodo che stiamo attraversando ed ha invitato all’aggregazione, alla solidarietà e soprattutto all’accoglienza. Presenti alla commemorazione i familiari di Lissi, tra i quali il fratello Erminio, i consiglieri comunali Patrizia Lissi (nipote di Alfonso) e Luigi Nessi, l’ex assessora Gisella Introzzi, l’Anpi provinciale di Como, rappresentanti dei partiti Prc, Pd e Psi, alcune sigle sindacali della Cgil quali la Filt e la Fiom oltre a rappresentati di Arci, Italia Cuba, Isituto P.A. Perretta e Soci Coop di Como. [jl, ecoinformazioni – foto Fabio Cani]

 

Marcello Iantorno
don Giusto
La desposizione di un omaggio floreale

 

 

Il problema non è l’immigrazione. È la nostra umanità perduta

comitato3ottobreOggi è il 3 ottobre. Sono passati due anni dalla strage di Lampedusa: una strage annunciata.
Penso che ci sono stati in questi anni altri 3 ottobre.
Penso che altri 3 ottobre ci saranno.
Penso a tutte le vittime: ai morti, a chi non ha trovato accoglienza, a chi ancora cerca figli dispersi, a chi cerca verità, a chi cerca giustizia.
Penso alle donne, agli uomini, alle bambine e ai bambini che sarebbero potuti diventare miei concittadini, fermati alle frontiere da morte o da “ragion di Stato”.
Penso alle motivazioni che li portano a scalare montagne, ad attraversare deserti e mari.
Penso a Warsan Shire, la poeta nata in Kenya, da genitori somali in fuga dalla guerra civile, rifugiata a Londra che con alcuni versi della poesia “Casa”, ci ammonisce: «Dovete capire/ che nessuno mette i suoi figli su una barca/ a meno che l’acqua non sia più sicura della terra».
Penso che non basti preoccuparsi solo quando i grandi movimenti migratori arrivano alle nostre porte.
Penso che non si debba usare la parola emergenza per un fenomeno prevedibile e inarrestabile.
Penso alle cause che lo determinano: guerre, povertà, ingiustizie, violenze, assurde leggi nazionali e internazionali responsabili di stragi e i respingimenti alle frontiere dell’Europa.
Penso che non siamo riusciti a cambiare quelle leggi e che forse non abbiamo fatto abbastanza.
Penso all’ipocrisia di chi volta gli occhi per non guardare il muro invisibile costruito nel Mediterraneo, ma si indigna per il muro costruito in Ungheria, da un governo presieduto dallo xenofobo Victor Órban che ora ci imbarazza, ma non imbarazzava i parlamentari europei del PPE che gli sedevano accanto e lo avevano eletto vicepresidente del gruppo.
Penso che sono ritornate nell’oblio le responsabilità delle politiche migratorie nazionali ed europee.
Penso che la strage di Lampedusa,che sembrò scuotere le coscienze delle cittadine e dei cittadini italiani ed europei, è stata rapidamente dimenticata.
Penso che è stato rapidamente dimenticato anche il corpo di un bambino innocente morto sulle sponde del Mare nostrum, un mare nel quale dovremmo protenderci come un’arca di pace e non un arco di guerra, come diceva, inascoltato, Tonino Bello.
Penso all’indifferenza di tante e tanti che voltano lo sguardo per non vedere i pachistani che da settimane dormono alla stazione San Giovanni di Como.
Penso alle forze dell’ordine che fanno finta di non vederli per non essere costrette a intervenire.
Penso che il “cuore tenero”, una dote di cui a Como sono colmi anche i carabinieri, non possa bastare.
Penso che siano necessari gesti simbolici, da fare alla luce del sole, anzi sotto i riflettori, come quando, in un lontano primo maggio, passammo la frontiera con la Svizzera insieme agli immigrati, consapevoli che stavamo commettendo un reato, ma convinte e convinti che le politiche e le leggi sull’immigrazione fossero ingiuste e che bisognasse obiettare.
Penso che non possiamo accontentarci dell’emozionata ed emozionante risposta di tante donne e uomini che, anche a Como, hanno deciso di marciare scalzi l’11 settembre.
Penso che non basta commuoversi.
Penso che l’interesse per la sorte di migranti e rifugiati, per la loro dignità e umanità sia rapidamente diminuito.
Penso alla nostra umanità perduta.
Penso che ci sono momenti in cui è facile perdere la speranza e smettere di marciare scalzi, nativi e migranti, per il solo ostinato desiderio di rimanere umani, umane.
Penso che non dobbiamo e non possiamo perdere la speranza, non per bontà verso gli immigrati e le immigrate, ma per poter continuare a guardare negli occhi i bambini e le bambine che ci guardano. [Celeste Grossi, direttrice di école]

Aperitivo in mostra

026

Sembra una mostra facile quella del m.a.x.museo di Chiasso che si inaugura il 3 ottobre, dedicata al mondo degli aperitivi (e dei liquori in genere… c’è anche qualche digestivo).

In realtà l’esposizione La grafica per l’aperitivo – Trasformazioni del brindisi – Storie di vetro e di carta già nel triplice titolo mostra un discreta complessità e stratificazione di argomenti e di intenzioni. Certo, c’è il livello più facile e immediato: quelle della grande cartellonistica che per tutto il secolo scorso ha vivacizzato le strade d’Europa; ai liquori sono infatti dedicate alcune delle affiches più note in assoluto, firmate dai più grandi grafici: dal Cordial Campari di Marcello Dudovich fino al Punt e mes di Armando Testa, passando per il Campari di Fortunato Depero. Ma ci sono anche gli aspetti sociologici (e forse addirittura antropologici) del rito dell’incontro al bar, dalla mondanità della belle époque fino a quella del contemporaneo happy hour, anche qui passando per i temi della seduzione, dell’esibizione, della socialità. E poi ancora ci sono i temi della storia produttiva, industriale e commerciale (tra l’Italia e il Ticino) di un settore che ha dato alcuni tra i più bei nomi di imprenditori della modernità. E infine ci sono gli elementi legati al design, da quelli dei bicchieri e delle bottiglie (e infatti la mostra è in collaborazione con il Museo del vetro di Murano) fino a quelli delle sedie e dei mobili da bar, fino ad arrivare ai gadget che – lungi dall’essere un’invenzione recente – hanno accompagnato aperitivi e digestivi fin dalla loro irrompere sulle scene.

Insomma, una mostra complessa sì, ma perfettamente godibile e sommamente divertente nelle variegate proposte di stili, ambienti, atmosfere, curata con molta attenzione da Gabriella Belli, Giovanni Renzi, Nicoletta Ossanna Cavadini. Ce n’è – è proprio il caso di dirlo – per tutti i gusti; non manca nemmeno una variante locale dell’aperitivo; Chiasso aveva infatti il proprio aperitivo tipico il “Franzini amareggiato”!

La presentazione della nuova mostra del m.a.x.museo (aperta fino al 10 gennaio 2016) è stata anche l’occasione per annunciare la nuova stagione espositiva 2015-2016, che proseguirà al m.a.x.museo con Imago urbis (4 febbraio – 8 maggio 2016) dedicata alla forma delle città nella cartografia a stampa tra XVI e XIX secolo, e l’esposizione dedicata a Simonetta Ferrante (21 maggio – 18 settembre 2016), grande grafica e calligrafa; allo Spazio Officina in cartellone le mostre Sergio Morello – Trasformazioni e tensioni tra pittura e performance (23 ottobre – 29 novembre 2015), Premio Giovani artisti 2016 (5 marzo – 24 aprile 2016), Donazioni I – Il percorso della memoria (11 giugno – 10 luglio 2016). Numerose come sempre anche le attività collaterali. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

 

Due vedute dell’allestimento

AperitivoMostra-blog1

 

AperitivoMostra-blog2

 

Il modellino del camioncino Campari

Camioncino Cynar-blog

 

Le bottiglie del selz

Selz-blog

Pier Amato Perretta: un intenso pomeriggio di studio

2015-10-02-Perretta-blog01

L’incontro di approfondimento sulla figura di Pier Amato Perretta, organizzato nel pomeriggio del 2 ottobre 2015 nell’aula magna dell’Università dell’Insubria di Como dall’Istituto di Storia Contemporanea che porta il suo nome, ha fornito alla cinquantina di persone presenti numerosi spunti di riflessione.

Quattro gli interventi dal palco: Matteo Dominioni ha ripercorso alcuni momenti della vita di pier Amato Perretta per mostrarne la multiforme personalità, anche oltre il suo ruolo riconosciuto di magistrato integerrimo e combattente antifascista, Elisabetta D’Amico e Raffaella Bianchi Riva hanno presentato gli aspetti maggiormente legati alla sua attività di magistrato e avvocato, ma con ampie aperture sul contesto politico e storico prima durante e dopo la lotta resistenziale, Giuseppe Calzati, da ultimo, ha seguito il lungo e complesso percorso fatto da Giusto Perretta, figlio di Pier Amato e fondatore dell’Istituto comasco, per ricostruire gli ultimi mesi di vita del padre, durante il periodo della clandestinità a Milano culminato con il tentativo d’arresto da parte dei fascisti e dei nazisti, il grave ferimento e infine la morte il 15 novembre 1944. Intercalati a questi approfondimenti, i testi dello stesso Perretta letti con molta partecipazione da Gabriele Penner e culminati con il commovente ricordo di Pier Amato Perretta pubblicato nel 1945 su “Il popolo comasco”, quotidiano del CLN di Como, e scritto da Pier Gastone Agostinelli, che collaborò alla Lega Insurrezionale Italia Libera fondata appunto per iniziativa di Perretta.

Oltre tre ore di racconti che hanno tenuto avvinto il pubblico e che hanno contribuito a mostrare la poliedricità di questa figura fondamentale della storia del Novecento, non solo comasco. Tanto che già alla fine dell’incontro qualche studioso avanzava la propria disponibilità a proseguire le ricerche. Un impegno che l’Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta” non ha nessuna intenzione di lasciare cadere, nonostante le gravi carenze di risorse che da tempo lo affliggono. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: