Giorno: 21 Marzo 2016

Il Terragni a Villa Vigoni con Brühl e i Sulutumana

sulutumanaDal 12 al 18 marzo, sedici studenti e due insegnanti del Sankt-Ursula-Gymnasium di Brühl
(Germania) sono stati ospiti dell’Istituto Terragni di Olgiate Comasco, nell’ambito dei progetti  di internazionalizzazione messi in atto dalla scuola comasca.
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Mario Agostinelli/ Le bugie dei trivellatori e le discriminazioni contro i lavoratori

30marzonotrivMentre vengono diffusi infondati equivoci sulla perdita di posti di lavoro nel caso si limitassero le licenze per le trivelle in mare, sembra passare sotto silenzio un caso, questo sì clamoroso, di durissima discriminazione verso i lavoratori del settore della distribuzione del gas. (altro…)

21 marzo/ Arci: No all’odio. No all’intolleranza sul web

post quadrato2La Campagna Arci Prism (Preventing, redressing and inhibiting hate speech in new media) sarà presentata in una conferenza stampa alle 14,30 del 21 marzo, nella Sala stampa della Camera dei Deputati, via della Missione 4 a Roma da Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, Francesco Spano, direttore Unar, Giovanni Maria Bellu, presidente Carta di Roma, Matteo Biffoni, delegato Anci per l’immigrazione e le politiche per l’integrazione, Laura Bononcini, Facebook Italia, Paolo Beni, deputato e relatore del ddl sul Cyberbullismo. Coordina Filippo Miraglia, vicepresidente nazionale Arci. Al termine dell’incontro i relatori saranno ricevuti dalla Presidente della Camera Laura Boldrini. Presto on line (alle 14,30 del 21 marzo) tutte le informazioni sulla campagna sul sito Arci Lombardiawww.arcilombardia.it.

21 marzo/ Ponti di memoria, luoghi d’impegno

libera21Il 21 marzo è la giornata della memoria e dell’impegno di Libera, da più di vent’anni un momento per ritrovarsi tutti insieme e stringerti attorno ai familiari delle vittime di mafia. Quest’anno si svolgerà in contemporanea in tante città d’Italia. 

Con il Patrocinio del Comune di Milano faremo di Milano una delle città che costituiranno questa grande e ideale staffetta del richiamo all’impegno nel nome della memoria di chi, proprio per il proprio impegno, ha perso la vita. Leggi il seguito sul sito di Arci Lombardia.

Economia e Costituzione/ Luca Michelini per il congresso dell’Anpi

michelinilucaSabato 19 marzo si è svolto in congresso dell’Anpi provinciale di Como. Luca Michelini, delegato per la sezione Est Lago, è intervenuto al dibattito con un contributo su Economia e Costituzione che riportiamo integralmente.

«Proviamo a riassumere quanto è avvenuto sul piano economico in Italia, dal 1990 ai nostri giorni.

Con Tangentopoli entra in crisi il sistema di potere economico-politico italiano fondato sullo “Stato imprenditore”, nato durante il fascismo come risposta emergenziale alla grande crisi del ’29 e poi riconfermato con la Repubblica e diventato un elemento caratterizzante dell’economia italiana.

Ebbene questo Stato imprenditore è stato liquidato, con un processo di privatizzazioni immenso e ancora in corso.

Il crollo del Muro di Berlino ha avuto conseguenze geopolitiche epocali perché ha innescato un processo di globalizzazione dei mercati senza precedenti. Il capitalismo, cioè, ha avuto davanti a sé spazi di conquista quasi sconfinati. I mercati si sono ampliati e si sono liberalizzati.
Più in particolare sono stati liberalizzati i mercati del lavoro, delle merci e dei capitali. Il tutto favorito da una disgregazione delle statualità uscite dalla II Guerra Mondiale.

Nasce l’Euro, cioè un unico mercato europeo, privando gli Stati centrali dell’autonomia monetaria, uno strumento fondamentale di politica economica. Mentre nasce la Banca Centrale Europea, non nasce, però, una politica economica europea, cioè un centro di potere politico in grado di governare l’economia europea. Questo governo è lasciato ai rapporti di forza esistenti tra i diversi Stati nazionali.

Viene riunificata Germania, che comincia un’espansione economico-egemonica ad Est, nell’ex-impero sovietico, attraverso una politica “neomercantilista” rivolta, però, anche verso l’Italia, cioè volta a rafforzare senza fine le esportazioni tedesche e dunque l’industria tedesca a discapito di altre industrie.

Si palesa un declino industriale ed economico italiano sempre più accentuato, che ha come cardine la persistenza di micro-realtà industriali (i distretti industriali), mentre grandi realtà aziendali multinazionali entrano in crisi o addirittura abbandonano l’Italia (vedi il caso Fiat).

Si verifica un processo di concentrazione bancaria senza precedenti, che corre di pari passo alla riproposizione di un rapporto tra banca e industria molto stretto. Gli imprenditori italiani lavorano con i soldi degli altri, rivolgendosi alle Banche. E’ il modello che venne travolto dalla crisi del ’29.

Nase di un movimento politico “eversivo” (così definito da Norberto Bobbio) delle istituzioni repubblicane fondato da un protagonista indiscusso della vita economica italiana: televisione, carta stampata, finanza, editoria, calcio, pubblicità, edilizia. Mentre questo magnate si presenta come un imprenditore “fattosi da sé”, si tratta, al contrario, di una nuova forma di imprenditore, che deve le sue fortune alle sue capacità politiche.

Divampa una crisi economico-finanziaria paragonabile per intensità a quella del 1929 e che, sviluppatasi nel cuore dell’Occidente, in USA, dilaga in tutto il mondo, Europa compresa, colpendo soprattutto le economie più deboli.

Il progresso tecnologico aumenta a dismisura la disoccupazione tecnologica, e le leggi del mercato liberalizzato e deregolamentato innescano un processo di redistribuzione della ricchezza tra le classi sociali a netto vantaggio dei ceti più abbienti, con proletarizzazione e sotto-proletarizzazione di larghi ceti di media borghesia e distruzione del potere contrattuale del salariato.

Prendono corpo processi di immigrazione quantitativamente e culturalmente molto significativi da paesi extra-europei: nasce una nuova classe operaia, priva di alcun diritto politico ed estranea alla cultura, anche politica, occidentale. Il potere contrattuale di tutti i lavoratori crolla, come il ruolo dei sindacati.

Si verifica un progressivo e irripagabile aumento dell’esposizione debitoria sia dei privati (imprese e famiglie verso le banche) sia degli Stati (debito bubblico).

Dilaga in modo incontrollato (deregolamentato) la speculazione finanziaria a livello planetario. Abbiamo una Banca centrale europea che letteralmente regala denaro alle banche (tasso zero e negativi), che si guardano bene da immetterlo nel circuito dell’economia reale. E’ stato un liberale, Keynes, a dimostrare che l’unico modo per uscire da questa trappola è “la socializzazione degli investimenti”, cioè un massiccio programma di investimenti pubblici e il controllo da parte dello Stato del processo finanziario (una nazionalizzazione di fatto delle banche) e della produzione di moneta.

Dilaga su scala planetaria, ma con epicentro in Medio Oriente, una conflittualità geopolitica per il controllo delle risorse energetiche. Ma dal Medio Oriente alla Russia e alla Cina il passo è breve ed alcuni giustamente hanno parlato di inizio della Terza Guerra Mondiale. Non meno significativa la conflittualità intra-europea: il caso della Libia dimostra una notevole aggressività della Francia nei confronti dell’Italia.

Come vedete da questa rapsodica carrellata, si tratta di un panorama economico semplicemente rivoluzionario.

Vediamo ora quali sono le conseguenze di questi fenomeni economici sul piano sociale.

Il quadro in parte è già composto da quanto esposto prima.

Sintetizzando, questo immenso processo di globalizzazione dei mercati destabilizza completamente, sul piano sociale, le società che vi sono coinvolte. Interi settori produttivi entrano in crisi; scompaiono coorti e coorti di specializzazioni produttive, pubbliche e private. Si verificano immensi trasferimenti di ricchezza tra classi sociali e tra Stati. Il confronto con abitudini e culture di emigranti provenienti da paesi extraerupei sollecita fortemente l’identità sociale dei paesi ospitanti. I rapporti geopolitici vedono un imperioso ritorno all’utilizzo delle armi, se scala sempre più vasta.

Un vero e proprio terremoto.

Vediamo ora quali sono state le conseguenze di questi sommovimenti epocali sul piano politico.

  • Il neo-liberismo angloamericano degli anni ’80 trionfa in tutta Europa e permea anche le culture di governo delle forze di centro-sinistra.
  • L’indebitamento pubbilco è utilizzato in alcuni Paesi, ove più incisive e notevoli erano state le conquiste democratiche e sociali (come in Italia), per smantellare gradualmente ma inesorabilmente lo stato sociale: scuola pubblica, politica industriale, sanità, previdenza ecc.
  • La redistribuzione di ricchezza messa in moto dalle forze spontanee del mercato è amplificata dalla politica economica dei governi, anche di centro-sinistra. Vengono attaccati i diritti dei lavoratori con riforme che sono vere e proprio controriforme. Sul piano dell’occupazione esse sono inutili: esse servono solo a ridurre i lavoratori in semi-schiavitù, come quelli immigrati. Del resto, tutti i lavoratori non trovano più nemmeno una rappresentanza politica nei partiti un tempo di riferimento. Dilaga l’astensione dal voto.
  • La Banca Centrale Europea salva la finanza, ma impedisce agli Stati di salvare la società ed utilizza una parte delle classi dirigenti dei Paesi, che gratifica, per impedire, con le politiche dell’austerità, qualsivoglia cambiamento di paradigma di sviluppo economico. Il “caso Grecia” è emblematico.

Ora è importante fare particolare attenzione al significato dell’articolo 3 della Costituzione:

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

L’articolo 3 ci avverte che le diseguaglianze sociali impediscono il godimento dei diritti fondamentali di uomini e donne. La parte prima della nostra Carta è diventata carta straccia. La democrazia repubblicana italiana ha avuto nel neo-liberismo un avversario mortale.

Cosa ci aspetta nel prossimo futuro?

Centro-destra e del centro-sinistra, entrambi neo-liberisti, coltivano una grande illusione: che questi sconvolgimenti economici e sociali possano essere governati ferendo a morte la democrazia, cioè concependo un meccanismo istituzionale – leggi elettorali e bilanciamento tra i vari poteri – che consente ad una ristretta elité, al limite al solo “capo”, di governare il Paese. La globalizzazione del mercato produce società fortemente disegualitarie, gerarchiche e instabili: ha bisogno di una politica forte e oligarchica che si faccia strumento dei suoi obiettivi.

E tuttavia quella del neo-liberismo di sinistra e di destra è una pura illusione, destinata a forgiare gli strumenti politici per coloro che non si limiteranno affatto a ricostruire una società gerarchica e autoritaria. Si andrà ben oltre, esasperando le conflittualità nazionalistiche tra Stati e proponendo, alla fine, nuovi modelli di autoritarismo totalitario. L’Italia ha già sperimentato questo passaggio, quando nacque il fascimo: che fu dapprima neo-liberista (1922-1925) e poi autarchico, totalitario e bellicista.

Ripetiamo queste cose da anni. Ma ormai ciò che pavantavamo è sotto i nostri occhi: basta guardare la geografia politica dell’Europa, dove la destra estrema avanza, addirittura governa (in Ungheria, in Polonia) e non è lontana dal potere perfino in Francia.

Chiediamoci che cosa caratterizza il progetto sociale della destra estrema.

Ebbene, questa destra estrema chiede, anche se ancora in modo confuso, di limitare la globalizzazione; chiede di porre un limite consistente alla libera circolazione di lavoro, merci e capitali. La fine dell’Euro a questo porterebbe.

Questa limitazione dei mercati poggia su un’ideologia e un progetto sociale ben preciso e di segno reazionario: la libertà deve trovare un limite anche sul piano dei diritti individuali e la comunità a cui si aspira deve essere xenofoba, anti-pluralista, gerarchica, autoritaria, deve controllare anche le coscienze. Si tratterà di nuove forme di totalitarismo, in parte nuove viste le possibilità di controllo sociale che consente il mezzo televisivo.

Vorrei sottolineare con estrema forza che sarebbe un errore molto grave pensare che la limitazione della libertà dei mercati sia una prerogativa della destra estrema.

Come se le conquiste di civiltà compiute in tutto il mondo dai movimenti democratici, e in Italia dalle forze che hanno fatto la Resistenza ed hanno scritto la Costituzione, non fossero il portato di culture politiche che hanno visto con estremo rigore e con lucidità, gli effetti destabilizzanti, eversivi, antiumani del mercato e del capitalismo, a cui pure hanno riconosciuto un notevole spazio di legittimità storica. Col senno di oggi, uno spazio decisamente eccessivo.

Poche riflessioni conclusive.

Non è chi non veda che, di fronte a questi scenari, l’ANPI ha un compito storico molto importante, anche se, probabilmente, di gran lunga superiore alle sue forze. Il patrimonio racchiuso nell’architettura costituzionale nata dalla Resistenza è quanto mai attuale. Oggi il compito è opporsi alle politiche economiche neo-liberiste e ai disegni di destrutturazione istituzionale volti a concentrare nelle mani del capo del governo poteri immensi e a privare delle Camere della legittimazione popolare».

[Luca Michelini]

Anpi provinciale di Como/ Congresso nella nuova sala dedicata ad Alfonso Lissi

Anpi2016-01Sabato 19 marzo si è svolto nella nuova sala di via Ennodio 10 a Como-Rebbio che la neo Associazione Alfonso Lissi ha dedicato alla memoria del partigiano, il congresso dell’Anpi provinciale di Como. Nominata la presidenza del congresso composta da Guglielmo Invernizzi (presidente uscente), Antonio Proietto (segretario uscente), Giuseppe Figini, Renzo Pigni, Luciano Forni e Pietro Cossu in rappresentanza dell’Anpi nazionale e le commisisoni di lavoro (politica, elettorale e verifica poteri), i lavori hanno avuto inizio con la lettura dei messaggi degli ospiti impossibilitati a partecipare; hanno inviato i saluti Chiara Braga, Lorenzo Spallino, Maria Rita Livio e l’Associazione Italia Cuba.

Guglielmo Invernizzi, presidente uscente, ha quindi presentato la sua relazione (scaricabile qui). Antonio Proietto (segretario uscente), ha dato i numeri del tesseramento provinciale al 31 ottobre 2015 che si è assestato su 799 tessere sottoscritte.

Di seguito sono intervenuti gli ospiti presenti in sala: l’assessore Marcello Iantorno ha portato i saluti del sindaco e dell’amministrazione Anpi2016-02comunale; Giulio Russo per la federazione provinciale Prc; Giacomo Licata segretario della Cgil – Camera del lavoro di Como che ha richiamato Macaluso, Sciascia e Calvino ricordando come il mondo del lavoro sta nei valori della Resistenza ed ha illustrato e invitato alla partecipazione alla campagna della Cgil per la nuova carta dei Lavoratori che prenderà il via il 9 aprile prossimo; Marco Lorenzini portavoce di Sel ha incentrato il suo intervento sul Referendum Costituzionale di ottobre e sull’importanza di portare avanti insieme campagne comuni, tra cui quella sul Ttip; Guido Castelli per i Soci Coop di Como; Celeste Grossi consigliera comunale di Paco-Sel ha ricordato che quest’anno si celebra il settantesimo anniversario del voto alle donne e ha ribadito quanto sia importante accomunarsi in un deciso No alle guerre; Fabio Cani ha portato i saluti dell’Arci provinciale e dell’Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta, ricordando quanti percorsi comuni sono già stati affrontati insieme all’Anpi e l’importanza di proseguire le collaborazioni anche in futuro; Riccardo Papis ha salutato a nome del PdCi ed infine Grazia Lissi (nipote di Alfonso Lissi) ha ringraziato l’Anpi per l’impegno profuso nella salvaguardia della memoria della storia della Resistenza.

Chiusa la prima fase congressuale, i lavori riservati ai delegati sono proseguiti con gli interventi dei rappresentanti delle sezioni. Marco Rigamonti per la sezione di Erba-Monguzzo ha sottolineato come l’Anpi non sia l’unica detentrice dell’Antifascismo. Donato Supino per la sezione di Como ha richiamato all’importanza dell’autonomia delle sezioni, a quanto le regole interne all’associzione non debbano essere interpretate solo burocraticamente e di come sia importante favorire il ricambio generazionale degli organismi dirigenti. Ugo Giannangeli per la sezione di Seprio ha esposto le difficoltà riscontrate nel portare avanti le iniziative data la purtroppo scarsa militanza della maggior parte degli iscritti e delle iscritte e ha inoltre portato all’attenzione dei presenti i temi della guerra, del conflitto israelo-palestinese e della vendita spregiudicata di armi da parte dello Stato italiano. Luca Michelini per la sezione Est Lago ha relazionato su economia e Costituzione (l’intervento integrale è consultabile qui). Sthepen Ferrario per la sezione di Dongo ha polemizzato con quel passaggio della relazione di Guglielmo Invernizzi dove si invita a evitare la definizione di “nuovi partigiani”, in quanto i militanti dell’associazione hanno diritto a sentirsi tali. Giuseppe Figini per la sezione Centro lago, sezione storica ricostituita, ha paralto del percorso di attivazione del gruppo e dei nuovi contatti con le valli del lago. Nicola Tirapelle, per la sezione di Como, si è dichiarato indignato per come l’Europa sta affrontando la drammatica questione di profughi e migranti in fuga da guerre e fame e ha sottolineato che l’Anpi non può essere relegata al solo ruolo celebrativo e che deve imparare a collaborare maggiormente con altre realtà antifasciste.

Le conclusioni sono state affidate a Pietro Cossu rappresentante dell’Anpi nazionale.

Il documento congressuale nazionale (scaricabile qui) è stato posto in voto e passato a maggioranza. Le commissioni di lavoro hanno poi portato loro le proposte in votazione. La commissione politica ha elaborato gli emendamenti al documento nazionale presentati che sono stati approvati con voto favorevole della maggioranza dell’assemblea. Di seguito sono stati presentati gli ordini del giorno.

Infine la commissione elettorale ha proposto i nomi dei componenti del nuovo comitato provinciale composto da ventitrè iscritte e iscritti provenienti dalle varie sezioni, dei tre revisori dei conti e dei due delegati al congresso nazionale che si terrà a Rimini dal 12 al 15 maggio prossimi. [Jlenia Luraschi, ecoinformazioni – Foto Fabio Cani, ecoinformazioni]

 

 

 

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