Sel: vogliamo che le partecipate restino pubbliche

sel comoCon una lettera al quotidiano La Provincia Marco Lorenzini ribadisce i motivi della contrarietà della sinistra alla vendita delle azioni Acsm-Agam.

«Gent.le Direttore de La Provincia, dott. Diego Minonzio

 Ho deciso di scrivere queste righe sull‘Acsm Agam nella speranza che possano avere uno spazio nel quotidiano che Lei dirige, perché il tema è importante per la città, per i lavoratori del settore, per le scelte energetiche del territorio, per la gestione del bene comune acqua e, non per ultimo, perché le vertenze sindacali di Como e Prato saranno modello per tutto il settore che coinvolge più di 50.000 addetti in Italia. Questo tema lo abbiamo approfondito il 21 gennaio scorso in un seminario pubblico, che abbiamo chiamato “Ritorno al futuro”, insieme al Dr Mario Agostinelli, alla presenza di Giovanni Orsenigo (presidente Acsm) e dell’assessore Magatti. La nostra posizione pubblica sul tema della vendita delle azioni è chiara da molto tempo e, prima della nascita di Sel, anche come Paco avevamo espresso la nostra contrarietà alla collocazione in borsa, cioè alla trasformazione di una società di produzione legata ad un territorio, in una società legata agli umori del mercato finanziario. La prima vera sfida oggi è proprio questa: vogliamo che le partecipate rimangano pubbliche, legate ai territori, al controllo dei cittadini e che lavorino a scelte energetiche che guardano al futuro (magari ad investimenti sulle rinnovabili) o accettiamo la logica finanziaria che implica fusioni con gruppi più grandi, per reggere sul mercato globale, che oggi si chiamano A2A Energia, e che domani saranno colossi mondiali come l’Edffrancese? Come Lei sa ogni partito si colloca secondo interessi politici propri e non è un segreto che il Pd in tutta la Lombardia veda di buon occhio la posizione preminente di A2A. La seconda questione, che solo casualmente è temporalmente concomitante al tema della vendita delle quote del comune di Como, riguarda le gare per la distribuzione del metano a livello di Ambiti Territoriali che aggregano comuni, in tutto il territorio nazionale, una partita che porterà nelle casse degli enti locali svariati milioni di euro. Questo però avviene con due novità: l’applicazione effettiva del decreto Letta del 2000 (allora giovane ministro del governo D’Alema) che prevedeva la totale liberalizzazione del settore e oggi accelerata dal governo in carica; il jobs act che ha cambiato le regole di ingaggio e ha ridotto i diritti dei lavoratori garantiti. A pagarne le conseguenze saranno i lavoratori che passando dal gestore uscente alla società che si aggiudicherà la gara (come a Como da Acsm Agam ad A2A) rischiano di essere riassunti senza art.18 (come fossero neo assunti) e di pagare somme considerevoli per passare dalla gestione previdenziale pubblica Inpdap a quella privata Inps (come previsto dal decreto Tremonti del 2010). A Como 34 lavoratori e a Prato 42 saranno soltanto i primi a subire questo ingiusto trattamento che favorirà la finanza e toglierà ai territori il controllo definitivo delle loro partecipate. Il paradosso è che questa scelta di favorire i grandi gruppi finanziari e la liberalizzazione del settore sia stata fatta da un partito che aveva nel suo dna un forte legame con i territori e valori solidaristici antichi.

In merito all’intervista che il Sindaco ha rilasciato martedì al suo giornale ritengo che, nel caso di vendita, le priorità di investimento debbano essere oggetto di discussione di tutta la coalizione e che comunque per noi sono altre da quelle indicate da Lucini, come per altro evidenziato nel programma di governo della città che abbiamo sottoscritto nel 2012: un grande piano di rigenerazione urbana delle periferie. Un cordiale saluto, Marco Lorenzini». [Marco Lorenzini, coordinatore provinciale Sel Como]

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