
Il 25 aprile in Consiglio comunale
Preliminare sulla Liberazione di Celeste Grossi (Paco-Sel) al Consiglio comunale di Como del 21 aprile. «Il 25 aprile celebreremo la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Ancora una volta ricorderemo la Resistenza dalla quale sono nate la Repubblica e la Costituzione; ricorderemo le azioni di partigiani e partigiane; ricorderemo le lotte di resistenza civile di donne e uomini, che, anche nella nostra città, agirono diffondendo materiali e proclamando nel marzo del 1944 scioperi antifascisti e contro la guerra a causa dei quali 7 uomini e due donne lavoratori della Tintoria Comense (successivamente diventata Ticosa) e della Castagna furono deportati in Germania nei campi di concentramento e sterminio ai quali sopravvissero solo in tre, un dei quali morì pochi mesi dopo il rientro.
Quest’anno il 25 aprile sarà dedicato da molte associazioni di cittadinanza attiva, tra cui l’Arci, anche al settantesimo anniversario del voto alle donne.
Il 10 aprile del 1946 le donne italiane esercitarono per la prima volta il diritto elettorale attivo e passivo. La giornalista Anna Garofalo così scriveva di quella conquista costata lotte e sacrifici in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, ma anche in Italia: “Le schede che ci arrivano a casa e ci invitano a compiere il nostro dovere hanno un’autorità silenziosa e perentoria. Le rigiriamo tra le mani e ci sembrano più preziose della tessera del pane. Stringiamo le schede come biglietti d’amore. Si vedono molti sgabelli pieghevoli infilati al braccio di donne timorose di stancarsi nelle lunghe file davanti ai seggi”.
Domenica 17 aprile 15 milioni di donne e uomini italiani hanno deciso di esercitare il loro diritto-dovere e hanno votato al referendum abrogativo. Non abbiamo raggiunto il quorum ma abbiamo espresso un parere assai chiaro sulle politiche energetiche di questo paese e contemporaneamente su chi in modo spregiudicato e irresponsabile agisce per togliere alle cittadine e ai cittadini la voglia di andare a votare.
Perché questo salto di 70 anni? Perché è compito di tutte e tutti, soprattutto di chi è impegnato nelle istituzioni evitare che la Resistenza si celebri. È nostro compito far sì che la Resistenza non sia passato, ma memoria fertile che indica la strada in questi tempi bui in cui viviamo.
Resistere oggi significa opporci alle guerre, alle spese militari, alle discriminazioni e alle violenze, al razzismo, a chi nega diritti e democrazia.
Questi sono tempi bui, tempi in cui il Governo con una pessima riforma tenta di stravolgere la Costituzione, nata dalla Resistenza e scritta dalle nostre Madri e dai nostri Padri costituenti.
La partigiana Teresa Mattei, la più giovane tra le 21 donne Costituenti, in un’intervista rilasciata nel 2006, disse: «Al momento della votazione per l’articolo 11, cioè quello contro la guerra – “L’Italia ripudia la guerra”, è stato scelto il termine più deciso e forte – tutte le donne che erano lì, ventuno, siamo scese nell’emiciclo e ci siamo strette le mano tutte insieme, eravamo una catena, e gli uomini hanno applaudito. Per questo, quando ora vedo tutti questi mezzucci per giustificare i nostri interventi italiani nelle varie guerre che aborriamo, io mi sento sconvolta perché penso a quel momento, penso a quelle parole e penso che se non sono le donne che difendono la pace prima di tutto non ci sarà un avvenire per il nostro paese e per tutti i paesi del mondo».
Le sue parole risuonano attuali a distanza di 10 anni. Ascoltiamole.
E ascoltiamo anche quello che disse a proposito del suo essere partigiana: «La cosa più importante della nostra vita è aver scelto la nostra parte».
Teresa Mattei si era impegnata particolarmente nella redazione dell’articolo 3 della Costituzione. Quello che pone come primo compito della Repubblica «la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti e tutte all’organizzazione politica, economica e sociale del paese».
È nostro compito mettere in pratica questo principio affermando e sostenendo i diritti dei più deboli, anche nella nostra città. È nostro compito agire per la dignità; per i diritti di tutti, di tutte; per la coesione sociale, per la convivialità delle differenze.
Resistere oggi significa restare umani, umane, come ci ha sempre chiesto Vittorio Arrigoni.
Restare umani, umane, è la nostra unica possibilità. È la nostra striscia di futuro». [Celeste Grossi, Paco-Sel]