Migranti/ Bernasconi chiede unità, i volontari libertà

Nella serata del 13 gennaio alla Parrocchia di Rebbio si è tenuta un incontro organizzato da Flavio Bogani che ha invitato Roberto Bernasconi di Caritas Como a discutere alcuni aspetti della situazione ribattezzata “accoglienza fredda” con i volontari della ex mensa di Sant’Eusebio.

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Bernasconi ha esordito dicendo che il dormitorio invernale di via Sirtori è stato ampliato di dieci posti per la notte, ma spesso ci sono posti liberi sia perché non tutti i senza fissa dimora si recano lì sia perché alcuni tra i migranti mandati da Rebbio sono tornati lì. Ha poi parlato degli ulteriori spazi disponibili, tra cui soprattutto è stato individuato il dormitorio di Sant’Eusebio.

Intanto – dice il responsabile di Caritas Como – al campo di via Regina si è ridotto di molto il numero di persone trattenute, sceso intorno alle 100 unità per via dei passeur e del volontario spostamento di alcuni migranti. Bernasconi ha allora sottolineato come ci sia la possibilità di distribuire meglio i migranti nella zona, a patto di regolarizzare gli orari e le permanenze nelle strutture e avere un sufficiente numero di persone disposte ad aiutare per la gestione della questione.

Dopo aver ribadito l’importanza di impegnarsi sul fronte dell’assistenza ai migranti, senza dimenticare però la vicinanza ai senza fissa dimora comaschi, Bernasconi ha risposto alle domande dei volontari sul significato del tesserino di riconoscimento nei centri. Questo, oltre che a dare un certo qual senso di sicurezza, servirebbe a mantenere una sensazione di instabilità che spinga a tentare di migliorare la situazione in cui il possessore della tessera si trova.

Il discorso è poi tornato sull’organizzazione degli interventi da compiere a Como.
Bisogna superare la spontaneità iniziale e cercare un’unione d’intenti tra le varie realtà che sono intervenute dall’inizio della questione immigrazione a Como – secondo Bernasconi – che invita ognuno a mettere se stesso a disposizione dell’altro per far sì che gli sforzi dei singoli inizino a coincidere in un unico metodo d’intervento che valga per ogni situazione che interessa Como.
Ad esempio dell’unità iniziale, Bernasconi ha citato i ripetuti inventi di Caritas per evitare situazioni di tensione nel campo. È stato contraddetto da una dei presenti (Lisa Bosia Mirra), ma questa è stata subito messa a tacere ed è uscita.

Rispetto al campo governativo, in risposta alle domande dei presenti riguardo il campo e l’impiego delle strutture libere il responsabile Caritas ha rimarcato l’importanza di definire chiaramente le funzioni dei luoghi e dei volontari.
Alla proposta di unire i volontari in un’associazione che abbia la Caritas non più come organo di controllo ma solo come riferimento, la risposta è stata che i volontari sono liberi di costituirsi insieme, ma c’è bisogno del coraggio di credere in un progetto comune. I presenti hanno fortemente manifestato, nel corso del dibattito conclusivo, la volontà di continuare a fare un volontariato libero da varie egemonie e, secondo alcuni, anche svincolato da una qualunque struttura associativa.

Intanto, nonostante i discorsi di Bernasconi, i migranti continuano a essere respinti alla frontiera, a essere costretti alla permanenza a Como e ad arrivare a Rebbio. [P.C., ecoinformazioni]

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