Roberto Bernasconi

ecoinformazioni on air/ Razzisti inumani

Il servizio di Gianpaolo Rosso per l’edizione delle 19,45 del 21 giugno di radio popolare. [ascolta il podcast]. «Roberto Bernasconi, il direttore della Caritas di Como, non è un estremista e preferisce toni concilianti anche per denunciare le istituzioni colpevoli di non fare ciò che è necessario o di ostacolare la solidarietà.

Ma quando è troppo è troppo e vista la campagna di Salvini contro i diritti e l’idea di schedare i Rom intervistato da Davide Cantoni direttore di Comozero ha detto chiaro e tondo «Mi fa ribrezzo, allontanerei queste persone dal genere umano. Ho paura per la Chiesa e per il nostro Paese». Parole chiare a cui Salvini ha replicato dicendo che gli vuole bene lo stesso mentre gli scudieri della Lega sui social hanno opposto insulti e fango razzista. Dalla parte della Caritas, del suo direttore e della civiltà tutte le voci della Como solidale con l’Arci e Como senzafrontiere che ringraziano Roberto Bernasconi per le parole sagge e umane pronunciate. [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]

Migranti/ Il consiglio è aperto, la discussione meno

Per fare il punto della situazione dei migranti a Como lunedì 23 gennaio si è tenuto un nuovo consiglio comunale aperto, con la partecipazione di alcune realtà che a vario titolo si stanno occupando della questione. Hanno quindi portato la loro esperienza Roberto Bernasconi della Caritas diocesana, Andrea Anselmi di Medici senza frontiere, Antonio Lamarucciola dell’Osservatorio giuridico, Abramo Francescato della rete Como senza frontiere e don Giusto Della Valle della parrocchia di Rebbio. Assenti ingiustificati, invece, i rappresentanti della Prefettura e quelli della Croce Rossa Italiana, che pure gestiscono il campo governativo di via Regina Teodolinda; hanno preferito non confrontarsi con la città e la sua amministrazione.

In apertura di serata l’assessore alle politiche sociali, Bruno Magatti, riassume in estrema sintesi la situazione, che non è particolarmente cambiata nelle ultimissime settimane: a Como risiedono 850 richiedenti asilo e 120 sono le persone attualmente ospitate nel campo (di cui la metà minori); 119 sono i minori in carico al Comune; ricorda anche che l’amministrazione comunale sta lavorando, nell’ambito delle indicazioni dell’ANCI (l’associazione dei Comuni), per attivare un centro SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), cioè per dare consistenza all’accoglienza di secondo livello, così da uscire – almeno in parte – dall’emergenza (un incontro a livello governativo ci sarà il 26 gennaio); la stessa metodologia di intervento si sta cercando di mettere in campo per affrontare il problema dei minori non accompagnati, in accordo con Save the children e il Coordinamento comasco di assistenza ai minori; e ancora si lavora a una proposta di intervento per i senza fissa dimora, partecipando a un bando FSE, che scade il prossimo 15 febbraio, secondo la parola d’ordine “housing first” (prima la casa). Con questo ventaglio di iniziative, l’amministrazione comunale intende evidenziare che l’unico modo di uscire dall’emergenza è quella di lavorare sulla progettualità; ciò ha tempi non brevi, ma è – a parere dell’assessore Magatti – l’unica possibilità per non arrestarsi sulla soglia dei problemi.

Il primo intervento degli “invitati” è sferzante. Roberto Bernasconi della Caritas esordisce esprimendo un certo disinteresse alla serata, quasi si trattasse di un passaggio superfluo. Basta uscire per rendersi conto della situazione; bisogna farsi partecipi delle fatiche di questo dovere, ma l’accoglienza deve essere “ordinata” e priva di qualsiasi rivendicazione collegata. Sembra di capire che l’accoglienza deve essere questione solo di carità e non di diritti e di politica; d’altra parte la sua analisi sulla situazione generale è secca: le forze in azione sono bloccate sulle proprie posizioni, e ancora più bloccate sono alcune istituzioni, la parte politica è assente, il rischio è quello dell’illegalità diffusa. Non è disposto a stare su un ipotetico banco degli imputati, così come non ritiene che i migranti siano da considerare l’unica e più grave emergenza.

Più informativi i contributi di Andrea Anselmi di Medici senza frontiere e di Antonio Lamarucciola dell’Osservatorio giuridico. Il primo riferisce del progetto che Msf ha attivato tra Como e Ventimiglia per far fronte al disagio psicologico (che a volte sfocia in vero e proprio disagio mentale) di molti migranti (circa il 60% ne soffre); la loro opera è cominciata a metà dicembre, sia presso il campo di via Regina che presso la parrocchia di Rebbio e ha già interessato circa 230 persone in incontri di gruppo e altri 200 in sedute individuali. Il secondo ricorda che la cosiddetta emergenza migranti è alimentata anche dalla carenza di informazioni sui propri diritti e sulle reali possibilità di dar corso al “progetto migratorio”, ed è quindi prioritario attivarsi in questo settore; per questo l’Osservatorio ha promosso un vero e proprio corso di formazione, oltre che organizzare uno sportello per i migranti, ancora in fase di sperimentazione perché a una immediata disponibilità da parte dell’amministrazione comunale ha fatto riscontro una collaborazione piuttosto carente da parte della Prefettura; ciononostante, grazie anche alla stretta collaborazione con analoghe associazioni di avvocati elvetici, si è potuto risolvere la situazione di parecchie decine di persone, cosa che ha contribuito anche ad alleggerire la pressione sul campo di via Regina; in prospettiva, l’impegno per una corretta gestione delle questioni giuridiche collegate alla migrazione non può che approfondirsi anche in considerazione dell’esigenza di tutele provvisorie per i minori ipotizzata nella nuova legislazione al riguardo.

Il portavoce della rete Como senza frontiere, Abramo Francescato, dopo aver brevemente richiamato la storia e gli obiettivi della rete, affronta i problemi del momento, riassunti nell’“emergenza freddo”: sono 1300 le persone che le ronde solidale hanno raccolto in strada da ottobre a dicembre, in situazioni al limite della sopportabilità; dal punto di vista operativo, rivolge un appello al Comune di Como per l’apertura di un dormitorio nell’ex drop–in (in viale Innocenzo XI), aperto alle persone italiane senza fissa dimora e a quelle migranti, per accelerare il più possibile la riattivazione del centro Puzzle di Tavernola e per sondare la possibilità di utilizzare la caserma De Cristoforis, attualmente inutilmente vuota.

Da ultimo, don Giusto Della Valle riporta il discorso sulla dimensione generale del problema: le migrazioni sono da sempre connaturate alle dinamiche umane (negli ultimi mesi a fronte delle 150/180 mila persone arrivate in Italia, almeno 100 mila sono quelle che dall’Italia si sono spostate in altri Paesi); e questa situazione è anche frutto della dialettica tra invecchiamento della popolazione europea e giovinezza dei popoli del “terzo mondo”. In questo processo mondiale, Como non può chiamarsi fuori perché è città di frontiera, e dunque occorre un pensiero politico globale, visto che l’unica chance di non subire è quella di programmare. Certo, Como ha fatto dei grossi sforzi per affrontare il problema: ci sono molti tasselli ma manca ancora il progetto complessivo del mosaico. È indispensabile migliorare la qualità dell’accoglienza (e il Comune può avere un ruolo essenziale nel monitorare le varie situazioni); è indilazionabile affrontare il problema dell’orientamento delle persone migranti, proprio per non limitarsi a subire l’esistente; serve quindi un vero e proprio osservatorio sulle migrazioni, in grado comprendere e di gestire il fenomeno.

Ultimato il giro di interventi, tocca al Consiglio comunale: qualche minuto per porre domande di chiarimento e poi qualche altro per interventi più analitici.

Anche astraendo dalle domande inutilmente provocatorie, da quelle palesemente insensate e da quelle capziose, il panorama che emerge è – come già nei precedenti consigli – sinceramente sconfortante. Fatte le debite (poche) eccezioni, chi siede in Consiglio a palazzo Cernezzi sembra non sapere nulla o quasi della situazione, come se questi sette mesi – con i problemi globali e i non meno essenziali drammi personali – non fossero serviti a niente. E chi poco sa, ancora meno capisce, così che la “questione migranti” scivola spesso in sterili piccolezze partitiche. Non serve a molto rivendicare, da parte dell’assessore Magatti, l’importanza della progettualità; non serve neanche, da parte della consigliera di opposizione Anna Veronelli, chiedere ulteriori approfondimenti sulla questione dei minori (che, nella richiesta di convocazione di consiglio aperto, era per lei fondamentale). La maggior parte dei consiglieri continua a inveire, oppure si disinteressa.

A mezzanotte spaccata, tutti a casa. Per chi ha ascoltato, la serata – certo non risolutiva – non è stata del tutto inutile, ma le orecchie – a palazzo Cernezzi – sembrano a tratti un optional poco richiesto. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

 

 

Migranti/ Bernasconi chiede unità, i volontari libertà

Nella serata del 13 gennaio alla Parrocchia di Rebbio si è tenuta un incontro organizzato da Flavio Bogani che ha invitato Roberto Bernasconi di Caritas Como a discutere alcuni aspetti della situazione ribattezzata “accoglienza fredda” con i volontari della ex mensa di Sant’Eusebio.

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Bernasconi ha esordito dicendo che il dormitorio invernale di via Sirtori è stato ampliato di dieci posti per la notte, ma spesso ci sono posti liberi sia perché non tutti i senza fissa dimora si recano lì sia perché alcuni tra i migranti mandati da Rebbio sono tornati lì. Ha poi parlato degli ulteriori spazi disponibili, tra cui soprattutto è stato individuato il dormitorio di Sant’Eusebio.

Intanto – dice il responsabile di Caritas Como – al campo di via Regina si è ridotto di molto il numero di persone trattenute, sceso intorno alle 100 unità per via dei passeur e del volontario spostamento di alcuni migranti. Bernasconi ha allora sottolineato come ci sia la possibilità di distribuire meglio i migranti nella zona, a patto di regolarizzare gli orari e le permanenze nelle strutture e avere un sufficiente numero di persone disposte ad aiutare per la gestione della questione.

Dopo aver ribadito l’importanza di impegnarsi sul fronte dell’assistenza ai migranti, senza dimenticare però la vicinanza ai senza fissa dimora comaschi, Bernasconi ha risposto alle domande dei volontari sul significato del tesserino di riconoscimento nei centri. Questo, oltre che a dare un certo qual senso di sicurezza, servirebbe a mantenere una sensazione di instabilità che spinga a tentare di migliorare la situazione in cui il possessore della tessera si trova.

Il discorso è poi tornato sull’organizzazione degli interventi da compiere a Como.
Bisogna superare la spontaneità iniziale e cercare un’unione d’intenti tra le varie realtà che sono intervenute dall’inizio della questione immigrazione a Como – secondo Bernasconi – che invita ognuno a mettere se stesso a disposizione dell’altro per far sì che gli sforzi dei singoli inizino a coincidere in un unico metodo d’intervento che valga per ogni situazione che interessa Como.
Ad esempio dell’unità iniziale, Bernasconi ha citato i ripetuti inventi di Caritas per evitare situazioni di tensione nel campo. È stato contraddetto da una dei presenti (Lisa Bosia Mirra), ma questa è stata subito messa a tacere ed è uscita.

Rispetto al campo governativo, in risposta alle domande dei presenti riguardo il campo e l’impiego delle strutture libere il responsabile Caritas ha rimarcato l’importanza di definire chiaramente le funzioni dei luoghi e dei volontari.
Alla proposta di unire i volontari in un’associazione che abbia la Caritas non più come organo di controllo ma solo come riferimento, la risposta è stata che i volontari sono liberi di costituirsi insieme, ma c’è bisogno del coraggio di credere in un progetto comune. I presenti hanno fortemente manifestato, nel corso del dibattito conclusivo, la volontà di continuare a fare un volontariato libero da varie egemonie e, secondo alcuni, anche svincolato da una qualunque struttura associativa.

Intanto, nonostante i discorsi di Bernasconi, i migranti continuano a essere respinti alla frontiera, a essere costretti alla permanenza a Como e ad arrivare a Rebbio. [P.C., ecoinformazioni]

Campo governativo/ Quattro temi spinosi e tre dubbi

ecoinformazioni-serata-25-11-16-iiiSerata di riflessione il 25 novembre all’oratorio di San Bartolomeo a Como,  proposta da don Christan Bricola, parroco della Comunità pastorale Beato Scalabrini,  insieme ad Alessandro Benati (Croce Rossa Como), Roberto Bernasconi, direttore della Caritas,  Mario Lucini, sindaco di Como. Assente il vice Prefetto Conforto Galli. (altro…)

6, 7 e 8 giugno/ Intrecci di popoli

BnlcL-ECcAAnFiDIl 6, 7 e 8 giugno andrà in scena a Como la festa delle culture, dei gemellaggi e della cooperazione internazionale. L’appuntamento è Intrecci di popoli, festival giunto alla seconda edizione e organizzato da Comune di Como, dal Centro servizi per il volontariato e Diocesi, con il coinvolgimento delle comunità straniere del territorio e oltre sessanta associazioni. Leggi il programma

Dal 6 all’ 8 giugno Como ospiterà la seconda edizione di Intrecci di popoli. Tutti gli appuntamenti puntano ad un unico obiettivo: sensibilizzare la città sui temi della cooperazione internazionale, del gemellaggio e della migrazione, attraverso l’esperienza e l’operato delle associazioni di volontariato e di promozione sociale presenti sul territorio e la scoperta di altre culture e costumi.
«È un’occasione importante per Como – ha spiegato la vicesindaca Silvia Magni -. Quest’anno, per la prima volta, è stato costruito Verso Intrecci di popoli, un percorso d’iniziative per preparare la città ai temi del festival e allo stesso tempo dare visibilità e valorizzare il lavoro di rete fatto nel periodo precedente».
Fra le molteplici attività, per venerdì 6 giugno sera è stato organizzato un convegno in collaborazione con il Coordinamento comasco per la Pace: «Il titolo è Intrecci di parole, quando la comunicazione porta rispetto – ha detto Giacomo Cremona del sodalizio pacifista– è un argomento centrale nelle tematiche del festival. Il nostro intento è declinare quanto sarà discusso sul territorio».
Uno degli aspetti preminenti di Intrecci è l’accoglienza: «Ad oggi, – racconta Roberto Bernasconi, direttore della Caritas di Como – abbiamo accolto 55 profughi a Como; a fine maggio saranno sicuramente il triplo. Per questa ragione, il momento interreligioso di domenica sarà centrato sul tema dell’ accoglienza e dell’ospitalità».
Gianfranco Garganigo, presidente dell’Associazione del volontariato comasco, ha sottolineato la condivisione di un percorso «che dovrà puntare al coinvolgimento della città. Sarebbe bello riuscire a dare una continuità tangibile all’avvenimento, creare un solco in grado di restare anche nei mesi successivi».
Il festival è promosso dal Comune di Como, ufficio Relazioni internazionali, insieme con il Centro servizi per il volontariato comasco e alla Diocesi di Como, promotrice nel giorno di Pentecoste – che quest’anno ricorre domenica 8 giugno – della Festa dei popoli, il raduno delle comunità straniere cristiano-cattoliche e greco-cattoliche. Il programma di questa seconda edizione di Intrecci di popoli prevede attività per bambini e ragazzi, concerti, spettacoli teatrali, convegni, spazi culinari multietnici, laboratori dedicati allo sport (una novità rispetto allo scorso anno), spazi comuni di promozione delle associazioni e delle loro attività.
Non mancherà l’attenzione alle città gemelle Fulda in Germania, Tokamachi in Giappone, Nablus in Palestina e Netanya in Israele (gemellaggio quest’ultimo che festeggia dieci anni). Spazio sarà dato anche alle diverse attività che Como, Città Messaggera di Pace, svolge in ambito internazionale. [aq, ecoinformazioni]

Al via il progetto Emergenza freddo

 homelessSono circa 250 i senza tetto nel Comasco. Per il terzo anno consecutivo una rete di associazioni ed enti locali metterà a disposizione, dal 1 dicembre, un servizio di accoglienza notturna per le persone senza dimora.  Quest’anno il consueto “tendone” presso la chiesa di S. Abbondio verrà sostituito da una struttura in muratura adiacente al centro Cardinal Ferrari in via Sirtori a Como

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Intrecci di popoli/17-19 maggio

tolleranzaSessanta associazioni attive sul territorio si ritrovano a Como dal 17 al 19 maggio per tre giorni di incontri e riflessioni su solidarietà, pace e intercultura.  Il festival è promosso dal comune di Como con la diocesi  e il Centro servizi per il Volontariato. In caso di pioggia, verranno rinviate solo le parti all’aperto del programma. (altro…)

Gli immigrati non sono un problema, lo sono localismo e razzismo

Un pubblico molto variegato di circa 80 persone ha seguito mercoledì 15 febbraio l’incontro Immigrazione: quali prospettive? alla Circoscrizione 3 a Camerlata la stessa che a dicembre aveva clamorosamente censurato l’incontro. Tra i molti interventi apprezzati, particolarmente significativo è sembrato quello di Roberto Bernasconi, direttore della Caritas della Diocesi di Como, che riportiamo integralmente.  (altro…)

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