Giorno: 13 Maggio 2018
Arte/ Tullio Pericoli in libreria
Alla Libreria Plinio il Vecchio in via Vittani a Como è possibile vedere fino al 1° giugno una piccola e stimolante mostra dedicata a incisioni, disegni e acquerelli del grande disegnatore (più noto, forse, un tempo, come vignettista e illustratore) Tullio Pericoli.
Pochi pezzi, ma molto interessanti, che affiancano ad alcuni ritratti di autori famosi (tra cui ben tre Samuel Beckett assolutamente eccezionali) alcuni paesaggi, spinti fino all’astrazione. Interessante anche verificare come le tecniche di incisione utilizzate (dall’acquaforte all’acquatinta alla puntasecca, a volte colorate all’acquerello, ma altre realizzate a colori già con le lastre) contribuiscano a diversificare e ad arricchire il linguaggio comunicativo.
L’esposizione consente così un approccio ravvicinato a uno dei generi che hanno maggiormente contribuito, negli ultimi decenni, ad avvicinare il grande pubblico al linguaggio artistico.
[FC, ecoinformazioni]
30 maggio/ Milano/ “Ero straniero”: un impegno che non scade
Mercoledì 30 maggio l’Auditorium della Casa della carità di Milano, in via F. Brambilla 10 (M2 Cascina Gobba) ospiterà dalle 18 un incontro dal titolo: “Ero straniero: un impegno che non scade”, teso a rilanciare gli obiettivi culturali e politici nell’accoglienza dei migranti.
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Chick Corea a Chiasso: jazz condiviso
Un grande concerto del grande pianista jazz Chick Corea (o come lui stesso ha tenuto a precisare, vantando le origini italiane, Armando Antonio Corea) in un teatro di una piccola città sul confine, Chiasso, nella serata del 12 maggio. Un grande gradimento del pubblico e un grande sfoggio di comunicazione.
Chick Corea sul palco, accanto al grande pianoforte a coda (ma lui è considerato un maestro anche del pianoforte elettrico, il Fender Rhodes), si diverte e si vede. Inizia “accordando” il pubblico, proponendo brevi frasi musicali da ripetere (e sembra una gag gratuita, ma invece – si capirà – è congeniale all’intera serata), richiama e sintetizza grandi autori del passato più o meno lontano e del presente (Domenico Scarlatti e George Gershwin, Chopin e Jobim eccetera), chiacchiera con il pubblico in un americano assolutamente comprensibile (del resto amplificato da una mimica straordinaria), evoca i grandi del jazz (Bill Evans e Theolonius Monk), è assai parco nel mettere in primo piano il proprio contributo jazzistico, continuando a sottolineare la ricchezza e la complessità della musica (e del jazz così come del pianismo) in generale.
Grazie a questo approccio tutt’altro che rituale (persino meno rituale del tipico concerto jazz), nella seconda parte Chick Corea si diverte a coinvolgere il pubblico: prima chiama sul palco chi vuole farsi fare un ritratto musicale (correttamente: un maschio e una femmina), poi evoca un altro gioco della sua infanzia intorno al pianoforte di famiglia, e invita il pubblico a suonare con lui. Incredibilmente (ma non tanto), i volontari abbondano (in questo caso, però, tutti maschi), e Chick Corea si sottopone volentieri a questi duetti improvvisati, fino a limitarsi a tratti a fare “da spalla” a musicisti locali (certo non proprio dilettanti) che – travolti dall’emozione del palco condiviso con un maestro – tendono a rubargli la scena.
La chiusura del concerto è dedicata alla parte più “seria” della produzione di Corea, le sue Children’s Songs, eseguite seguendo la partitura (con solo qualche variazione improvvisata in chiusura).
Dopo i lunghi applausi, il bis torna all’inizio del concerto: suddiviso il pubblico in settori (due per i maschi, tre per le femmine), il musicista dal palco attribuisce a ciascun settore una nota e si fa in questo modo accompagnare per il lungo brano conclusivo. Il pubblico, evidentemente competente, è tutt’altro che stonato e anzi si lascia coinvolgere di buon grado in una sorta di conduction tutt’altro che banale.
Le grandi personalità si riconoscono anche dalle piccole cose.
[Fabio Cani, ecoinformazioni]