
Miniartextil 2018: l’umanità necessaria
Giunta alla sua XXVIII edizione Miniartextil non smette di affascinare e di incuriosire. Merito delle artiste e degli artisti coinvolti, sempre diversi e sempre creativi, ma merito anche dell’organizzazione che, anno dopo anno, non ha mai smesso di lavorare su un’idea di creatività che travalica persino le premesse fondative della manifestazione (il riferimento all’“arte tessile” è oggi ormai assimilato, e non più esibito come nei primi anni).
Certo, appena entrati nell’ex chiesa di San Francesco, ad attirare l’attenzione è la grande installazione di Soo Sunny Park, artista e docente coreana-americana. Collocata nell’abside, immersa nella semioscurità cui restituisce riflessi cangianti, appare come una sorta di nuvola postmoderna, a metà strada tra sacro e profano, tra discoteca e altare.
Ma basta voltare l’occhio per accorgersi di decine e decine di altri approcci al tema di quest’anno: Humans. Cioè, tanto per semplificare, la totalità dell’orizzonte del mondo. La declinazione di questo tema varia dalle fotografie di valore sociopolitico di Gin Angri (due vedute di piazza del Duomo a Milano: una manifestazione antirazzista e un karaoke di Fiorello), alle trasparenze metalinguistiche di Pia Männikkö, dalle stele multietniche di Maimouna Guerresi, ai volti stratificati di Manuel Oliveira, solo per fare qualche esempio.
E poi ci sono i minitessili, da cui tutto ciò ha avuto origine, ormai molti anni fa.
Una selezione di un’espressività talmente diffusa che si potrebbe quasi definire “popolare”, con tutte le ingenuità e gli estetismi del caso, ma soprattutto con estreme eleganze e attenzioni al linguaggio. È qui, in molte delle opere in miniatura, che si trovano i sintomi più evidenti della contemporaneità, e non è difficile leggere in questi lavori l’eco della protesta e del dissenso contro il razzismo incipiente, contro l’incapacità – o peggio il disinteresse – a riconoscere l’umanità in chi è anche solo un po’ diverso da noi, contro l’indifferenza verso quegli esseri umani costretti a dormire la notte sotto il portico dell’ex chiesa che ospita l’esposizione. Alcune di queste opere, nella loro fragilità, sarebbero degne di fare da testimonial all’affermazione dei valori Humans. Tutte, comunque, sono degne di essere guardate e valutate con attenzione.
Ancora una volta, quindi, Como può apprezzare l’intelligenza e il lavoro di chi anima questa rassegna, ormai “storica”, a cui forse la città non riconosce ancora l’attenzione che merita.
[Fabio Cani, ecoinformazioni]
Humans
Miniartextil Como 2018
Ex chiesa di San Francesco – Spazio culturale Antonio Ratti, Como
30 settembre – 18 novembre 2018
orari: martedì-domenica 11-19, lunedì chiuso
ingresso: 7 euro, ridotto 5 euro