L’archivio del PCI di Como: tra partito e città

È stato presentato venerdì 16 novembre, in un affollato incontro nel salone della Pinacoteca di Como l’archivio della Federazione di Como del Partito Comunista Italiano (integrato da quanto proveniente da PDS e DS), recentemente riordinato per iniziativa della Fondazione Avvenire, con il contributo di Regione Lombardia, dell’Istituto di Storia contemporanea “Pier Amato Perretta”, della Camera del Lavoro e del Partito Democratico di Como. Guarda sul canale di ecoinformazioni i video di tutti gli  interventi.

L’archivio si compone di più parti. Le carte più antiche sono quelle recuperate da Giusto Perretta nel corso della sua infaticabile opera di salvaguardia della memoria, si riferiscono ai primi decenni di attività del Partito, al periodo della lotta antifascista, alla Resistenza, alla ricostruzione della vita democratica; vennero recuperate soprattutto grazie alla disponibilità di molti esponenti comunisti (o dei loro eredi), poiché, ovviamente, carte “ufficiali” di quei lontani periodi non ne sono sopravvissute. Il secondo – fondamentale – settore è quello che si riferisce all’attività del PCI fino al suo scioglimento, e i documenti vennero salvati – nel momento in cui si cominciava a smobilitare la sede di via Teresa Ciceri – grazie all’intervento dell’Istituto di Storia Contemporanea (allora ancora “per la storia del Movimento di Liberazione”, fondato appunto da Giusto Perretta), cui vennero affidati. Ci sono poi altre carte superstiti relative agli ultimi anni del PCI e poi appunto quelle del PDS e dei DS.

Un archivio particolarmente complesso, quindi, con ben tre “soggetti produttori” (come si usa dire con termine tecnico). È un patrimonio ricchissimo, ma – come si capisce facilmente – fortemente segnato dalle vicende delle persone che l’hanno costruito e poi mantenuto: un partito non è – nonostante quello che si può pensare – un burocrate votato alla conservazione di se stesso, quindi nella memoria di un partito si sedimentano le cose più diverse (dai verbali delle riunioni degli anni Cinquanta agli inviti alle conferenze pubbliche organizzate da altri), mentre molte altre vanno perdute (a volte, naturalmente, anche per scelta deliberata). Ci sono quindi molti manifesti (ma non tutti, e alcuni tra i più interessanti nell’archivio del PCI non sono presenti), tantissimi documenti, parecchie fotografie (ma di alcune ci sono purtroppo solo delle fotocopie, e gli originali non sono stati reperiti).

Tutti gli interventi dell’incontro di presentazione hanno sottolineato l’importanza del recupero di questo archivio per la storia della città (e – va aggiunto – per la storia del Novecento in generale). Ne hanno parlato Rosangela Arrighi, presidente della Fondazione Avvenire, Ugo Sposetti, presidente della Fondazione Enrico Berlinguer, Lucia Ronchetti, in rappresentanza della Soprintendenza Archivistica della Lombardia, Beppe Calzati, presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea “Pier Amato Perretta” di Como, Domenico Quartieri, responsabile di Scripta srl – la ditta che ha realizzato il riordino (e nel caso di un archivio le operazioni di riordino sono particolarmente complesse e dense di questioni metodologiche), e la parlamentare PD Chiara Braga.

Dal contributo di Beppe Calzati (in passato anche direttore della “Scuola di Partito” di Faggeto Lario) sono emersi in particolare due elementi centrali: la storia di un partito è la sintesi delle storie personali di donne e uomini che hanno scelto di mettersi a disposizione del bene collettivo e quindi, anche laddove le carte possono sembrare aride, basta porre le domande giuste e si recupera la dimensione umana di un impegno pluridecennale, e poi che nei confronti di queste carte (e quindi di queste persone) la città ha un obbligo di valorizzazione, che non può essere affidato semplicemente alla buona volontà dei singoli o di associazioni. È quindi tempo che si metta mano, come l’Istituto di Storia Contemporanea sollecita da anni, a un progetto serio di Casa della memoria in cui promuovere la conoscenza della città e del territorio soprattutto a partire dalle testimonianze concrete della sua vita (comprese, ovviamente, quelle della vita politica). [Fabio Cani, ecoinformazioni]

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