Forte e Dalla Chiesa/ Istituzioni e senso civico per combattere le mafie

Almeno 300 persone hanno affollato la sala san Carlo di Mariano Comense, nella serata di lunedì 15 aprile, per ascoltare Nando dalla Chiesa, docente di Sociologia della criminalità organizzata in Statale a Milano, e Monica Forte, presidentessa della Commissione antimafia Lombardia riguardo Le mafie in Lombardia.
A moderare l’incontro, organizzato dal Circolo ambiente Ilaria Alpi, è stata Ester Castano, giornalista di
La presse che si è ripetutamente occupata del tema.

Roberto Fumagalli, presidente del Circolo ambiente, ha introdotto la conferenza sottolineando che il fenomeno mafioso al nord è un finto nuovo problema. La ‘ndrangheta è radicata in Lombardia da circa quarant’anni, e le due operazioni Fiori di san Vito e Crimine-infinito hanno aperto il vaso di Pandora sulla sua capillarità nel territorio: ci sono locali a Mariano, Giussano, Erba, Cermenate, Desio, Lentate sul Seveso solo per citarne alcune.
La cronaca recente porta a puntare lo sguardo sulle vicende di sparatorie a Cantù e sugli incendi di Mariano, temi che i relatori hanno toccato a più riprese.

Castano ha guidato Dalla Chiesa e Forte in una lunga riflessione su cause e prospettive di questo fenomeno.
Per il professore di sociologia, la criminalità organizzata non può più essere vista e analizzata come fenomeno locale, bensì è da considerarsi come un fiume che inghiotte provincia dopo provincia, rischiando di invadere tutto il nord-Italia.
Gran parte della forza di questo flusso è però l’assenza di argini: la società civile non fa abbastanza, troppo spesso si gira dall’altra parte. Bisogna rendersi conto che siamo tutti coinvolti, e tutti possiamo fare qualcosa, collaborando con le istituzioni e rifiutando la nuova civilizzazione che cerca di perpetrare la mafia.
Sulla stessa line si è espressa Forte, che ha ammesso che il lavoro da fare per la Commissione (giovanissima, peraltro, nata nel 2013) è molto, e ha aggiunto che anche la politica non pare essere collaborativa; la mafia è praticamente ignorata, nei programmi elettorali, a tutti i livelli amministrativi. Introdurre la lotta antimafia come punto prioritario dell’agenda politica è la chiave per costruire una cittadinanza custode della legalità e di un futuro senza spazio per la criminalità.

Il piano di riflessione si è poi spostato sull vicenda di Cantù, rispetto alla quale nè la Regione nè il Comune si sono costituiti parte civile, arrivando a fomentare critiche contro i giornalisti che si sono occupati della vicenda.
Secondo Dalla Chiesa, amministratori locali, giornalisti e società civile sono gli elementi chiave della delegittimazione della ‘Ndrangheta. I criminali si sentono impuniti, credono di non poter essere offesi dalla legge. La realtà è ben diversa: la legge deve essere rispettata e loro vi sono sottoposti come chiunque altro.
Rompere l’idea di impunità è uno dei punti fondamentali della rottura della prassi mafiosa.
Per la presidentessa della Commissione antimafia Lombardia, una vicenda occorsa in Veneto dovrebbe essere spunto per rendere obbligatorio per la Regione costituirsi parte civile, dato che imporre questa costrizione non è incostituzionale.

Roberto Fumagalli ha spostato il discorso su una declinazione della criminalità organizzata vicina alla sua associazione e legata a Mariano Comense dai recenti fatti di cronaca: le ecomafie e gli incendi.
Entrambi i relatori sono concordi, i roghi che ripetutamente hanno interessato la discarica di Mariano Comense sono quasi certamente opera della criminalità organizzata. Non si può negare l’interesse che i criminali hanno per il traffico di rifiuti e, sottolinea Dalla Chiesa, non c’è imprenditore, per quanto spregiudicato, che non abbia abbastanza paura della legge da voler evitare di cadere nella sua rete. Solo la ‘Ndrangheta può spingersi a ripetuti incendi dolosi, per conto di chi importa relativamente poco: Non ci sono prove, è istinto, ma a volte bisogna seguire quello.

Prima che gli ospiti rispondessero brevemente alle domande del pubblico, raccolte per iscritto durante la conferenza e selezionate dalla moderatrice, Castano, è intervenuto brevemente Nicola Piacente, procuratore capo di Como. Piacente ha sottolineato due aspetti secondo lui fondamentali: la conoscenza della criminalità organizzata, per poterla affrontare in ogni sua forma, e la consapevolezza che è necessario schierarsi da una parte o dall’altra, dalla parte della legge o sul fronte dell’omertà e del crimine.

In conclusione, rispondendo alle domande di un pubblico tanto numeroso da portare Dalla Chiesa, Castano, Forte e Piacente a esprimere gioia per il senso civico dimostrato, è stata ribadita l’importanza del legame tra società civile e istituzioni per contrastare dal basso una modalità di infiltrazione che parte dal quotidiano, rischiando di contaminare l’intera società.

Il Circolo ambiente Ilaria Alpi, già promotore di diverse conferenze sul tema negli anni scorsi, ha promesso ulteriori iniziative per combattere la criminalità organizzata. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]

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