In fuga dalla plastica

Nella serata di giovedì 5 maggio si è tenuta nella sala consiliare di Cabiate una serata organizzata nell’ambito del progetto Brianza senza plastica da Circolo ambiente “Ilaria Alpi” sul tema della plastica, uno dei mali principali nel difficile rapporto tra uomo ed ambiente. Ad approfondire il delicato argomento, Monica Lazzarini, biologa. Nel corso dell’incontro è stato anche presentato il progetto Lava stoviglie, lanciato nella primaria Manzoni della cittadina ospitante per ridurre il consumo plastico nella scuola locale. Presto on line i video dell’iniziativa.

Come ha rilevato dopo i saluti istituzionali Roberto Fumagalli, presidente del Circolo ambiente, quello della plastica è un problema da cui l’umanità è ormai sommersa (in senso letterale). In particolare, la plastica monouso è un tipo di rifiuto prodotto in quantità enormi, in tutto il mondo, con conseguenze gravissime. La soluzione che si è trovata negli scorsi anni di passare all’utilizzo di oggetti di breve durata in altri materiali sembra non essere sufficiente a fronte della quantità di scarti che comunque vanno smaltiti.

Gli effetti negativi di quelle che Lazzarini ha sottolineato essere meglio chiamare al plurale, le plastiche, si ripercuotono ad ogni livello nella vita terracquea: viene danneggiata la vita marina, con animali uccisi perché mangiano sacchetti o altri oggetti; ci sono alti costi economici, dato il costo di smaltimento dei milioni di tonnellate di rifiuti prodotti; la produzione e l’eliminazione delle plastiche è origine di larga parte delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, cosa che va a discapito dell’ambiente; infine, gli stessi umani, come vertice della catena alimentare, sono danneggiati dalle microplastiche presenti soprattutto nei tessuti del pescato, ma in generale in tutto ciò che mangia.

Ma il danno, ha aggiunto Fumagalli, è anche sociale. La Lombardia, definita nel 2017/2018 “nuova Terra dei fuochi” per gli incendi abusivi di smaltimento anche per mano ‘ndranghetista, ne é un triste esempio dato che i rifiuti costituiscono un vero e proprio affare per la criminalità organizzata, fatto a cui va ad aggiungersi la minaccia che i gas emanati dagli inceneritori abusivi costituisce per i cittadini delle zone limitrofe.

Il quadro allarmante se non deprimente emerso dalle slide mostrate dalla biologa vede l’esistenza di vere e proprie isole di plastica sparse negli oceani, una su tutte quella quasi continentale nel Pacifico, e racconta di una fauna marina ormai quasi adattatasi al male antropico e di una difficoltà strutturale a trovare metodi per arginare il fenomeno.

Le aree del Mar Mediterraneo dove sono state accertate concentrazioni di plastiche

La serata però non voleva avere un tono solo scoraggiante e Lazzarini ha proposto tre ordini di soluzioni progressivamente più efficaci per contribuire anche individualmente alla riduzione dell’inquinamento da plastiche.
In primo luogo, l’utilizzo di plastica riciclata, sebbene le procedure di riciclo siano meno semplici di quanto il senso comune faccia credere ed i costi del ciclo produttivo ed energetico restino anche ecologicamente non bassi. Poi, sono state citate le bioplastiche come alternativa più leggera sul piano dello smaltimento, sebbene in ultima analisi sia il consumo che deve modificarsi, più che l’oggetto consumato.

Proprio in questa direzione, la relatrice ha sottolineato come il vero problema siano gli imballaggi, aprendo un accesso dibattito tra le circa trenta persone presenti, che hanno notato come sia estremamente difficile sensibilizzare i commercianti, soprattutto i grandi centri, su questo tema. Inoltre, sempre su questo livello sono stati proposti modi alternativi di gestire la propria quotidianità, come l’acquisto di saponi e detergenti alla spina per utilizzare meno flaconi, un panno con cera d’api per la conservazione dei cibi al posto della plastica o spugne in fibre vegetali per non diffondere microplastiche negli scarichi.
Certo, gli individui non possono risolvere la questione delle plastiche, ma è importante qualunque sforzo per non andare ad aggravarla. In questa direzione va anche un libro molto citato durante la serata: Plastica addio di Elisa Nicora e Chiara Spadaro.

Monica Lazzarini col panno copri-alimenti cerato

Nel suo piccolo, anche il comune di Cabiate ha deciso di impegnarsi contro lo spreco di plastiche. Dal 2015 l’acqua viene distribuita in caraffe di vetro, col doppio di vantaggio di avere maggiore controllo su ciò che si beve e una riduzione nell’uso di bottiglie nell’ordine delle 10000 l’anno. Ma soprattutto, la svolta contro il monouso è stata fatta partecipando ad un bando Cariplo con il progetto Lava stoviglie, per cui si cambierà la struttura della mensa. Infatti, con un’opportuna modifica del sistema di lavaggio e della distribuzione del cibo, il progetto porterà al superamento della plastica fornendo un set di posate, piatti e bicchiere di lunga durata a ciascuno degli utenti della primaria cabiatese “Manzoni”. Il risparmio dovrebbe aggirarsi intorno ai 50000 oggetti in plastica.

Quella contro la marea plastificata, insomma, è una lotta che sembra quasi impossibile, ma che con lo sforzo congiunto di singoli cittadini e cittadine, istituzioni e produttori può essere, se non vinta, almeno non irrimediabilmente persa. [Pietro Caresana, ecoinformazioni]

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