Elezioni/ Uno sguardo sull’Ucraina

Primo incontro di un certo impegno per la campagna elettorale di Adria Bartolich, organizzato dalle liste che sostengono la sua candidatura a sindaca: Il Bene Comune, Civitas progetto città, Comitato assemblee popolari. Nei vari interventi l’interpretazione della guerra come «genocidio» e la richiesta di armi all’Ucraina, ma anche il «ripudio» della guerra, le parole di pace di Francesco e insieme la sottolineatura del dovere della difesa della patria. In sala nessuna bandiera della Pace.

In maniera irrituale, per un incontro elettorale di una compagine i cui principali rappresentati sono stati in questi anni all’opposizione, il saluto ufficiale agli ospiti ucraini è stato dato dal sindaco uscente, Mario Landriscina, che ha voluto ricordare che quella in Ucraina è una «tragedia di dimensioni colossali» che si porta dietro un alto prezzo di vite umane «più tutto quello che segue». A seguire, Adria Bartolich espone così le ragioni della serata: non prendere posizione e non esprimersi sulle questioni internazionali, perché non è un compito di un raggruppamento politico locale, ma piuttosto prendere coscienza che qui, in quanto città di frontiera, bisogna affrontare molte emergenze e anche che nel «mondo mondializzato» i problemi diventano di tutti. Bisogna quindi progettare risposte adeguate a questa e altre situazioni che coinvolgono i profughi dall’Ucraina e da altre realtà. Nonostante queste indicazioni, davanti a un pubblico di una settantina di persone, parecchie delle quali provenienti proprio dall’Ucraina, delle esigenze locali non si è parlato molto, mentre si è data particolare intensità al racconto della guerra, combattuta – si dichiara – non solo per il proprio territorio ma «per i valori occidentali, per la tradizione europea di democrazia»; nelle parole di Dmytro Natalukha, presidente della commissione per gli affari economici del parlamento ucraino, questa è una «guerra esistenziale».

I diversi interventi (di Vladyslava Magaletska, Dmytro Natalukha, Yurii Vaskov, Serhii Babak) sono dedicati ad aspetti di economia, di comunicazioni, di istruzione e assistenza. È a Serhii Babak, presidente della commissione per l’istruzione, la scienza e le innovazioni del parlamento ucraino, che tocca l’intervento più “pesante” dal punto di vista politico. «Genocidio – dice – è l’unica parola che si può usare per descrivere quanto sta succedendo» e aggiunge la certezza che la Russia non si fermerà: Moldavia, Paesi baltici, Polonia. L’Ucraina – quindi – sta combattendo per preservare un futuro all’Europa; e lo ripete più volte. Poi mette al centro delle esigenze ucraine tre cose: 1) le armi, non soltanto di resistenza; 2) il sostegno economico; 3) la cura dei profughi. A quest’ultimo proposito dà come cifra complessiva delle persone espatriate quella di 5,6 milioni, di cui circa 100mila giunte in Italia. È la narrazione prevalente, che nel corso della serata non viene ulteriormente articolata, ma data per scontata. Nemmeno la necessità della pace viene approfondita se non richiamata genericamente citando le parole di papa Francesco.

In fine di serata Bruno Magatti, capolista di Civitas, torna a quello che era il tema principale annunciato, e cioè le esigenze dell’accoglienza. Ma prima parte dalla considerazione che fin dal 1987 Como è Città messaggera di pace e che questo le dà una importante responsabilità di fronte a questi avvenimenti; ricorda che la Costituzione all’articolo 11 «ripudia» la guerra, ma anche che l’articolo 52 sancisce il dovere «della difesa della Patria», per questo esprime «rispetto e commozione» per lo sforzo di difesa dell’Ucraina; che la difesa della Patria non sia necessariamente quella con le armi resta inespresso. Più nello specifico sottolinea poi come prestare servizi sociali e socio-sanitari alle persone profughe è un dovere per le istituzioni, e quindi si deve far fronte alle diverse esigenze in campo, a partire da quelle abitative che solo in via provvisoria possono trovare risposta nelle iniziative “private” di solidarietà. Coordinare tutte le varie realtà – pubbliche, private, di terzo settore – è un compito della politica, ma anche creare un clima per l’accoglimento. È altresì convinto che dalle precedenti “emergenze” Como abbia imparato la necessità di creare «strutture permanenti» (peraltro ancora, in buona parte, non realizzate). Conclude assicurando al pubblico che «Como lavorerà per voi».

Nell’invito finale della candidata Adria Bartolich a non limitarsi all’emotività ma di attivare l’intelligenza non si fa cenno a tutte le connessioni tra la guerra in Ucraina e il contesto internazionale, così come alle responsabilità dell’Occidente, né a quelle dell’Italia nel garantire un’accoglienza efficace e dignitosa a tutte le persone costrette a fuggire da tutte le guerre, le violenze, le disuguaglianze. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

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