
Ero straniero e mi avete accolto
Piena era la sala, quella dell’ultimo piano dell’Oratorio di Rebbio, per la serata di riflessione e preghiera, proposta l’8 marzo dalla Parrocchia di don Giusto e dalla Pastorale migrantes.
Tante parole, tante canzoni, tante preghiere. Precedute dalla testimonianza di ragazzi afghani da poco arrivati, il racconto di giovani egiziani, che hanno raggiunto l’Italia attraverso il deserto, la Libia e poi la traversata, preceduta da pestaggi e torture. Drammi, racconti di vita che andrebbero ascoltati, per capire, per comprendere, per partecipare.
Poi il canto della comunità ghanese, la preghiera di un prete ucraino, il Padre nostro recitato dalla comunità filippina, il canto del popolo salvadoregno, la pastora della Chiesa valdese, che ha illustrato con disegni, il dramma del Mediterraneo.
L’iman della comunità turca comasca ha unito il dolore delle vittime di Cutro al loro per le migliaia di persone scomparse nel recente terremoto che ha devastato la loro terra.
Una serata intensa di solidarietà e di Pace: tante persone di diversi paesi sono state insieme, si sono unite condividendo il dolore di altri.
Tante voci, tante lingue, persone provenienti da diverse parti del mondo che vivono nella nostra città, unite per pregare per le tante vittime del Mar Mediterraneo.
Gente che ha lasciato il proprio Paese, che è partita dalla propria terra, per raggiungere una vita migliore.
Uno stimolo alla riflessione – al di là della frase evangelica “Ero straniero e mi avete accolto” – per quei cristiani che tante volte contestano l’arrivo di queste persone in Italia, nella nostra città. Pensiamoci: Giuseppe, Maria e Gesù non sono stati come tanti migranti che hanno dovuto lasciare il proprio paese, fuggendo in Egitto, per scappare da morte sicura? [Luigi Nessi, ecoinformazioni]