
Modena City Ramblers a Desio: rabbia di una notte di fine estate
Il 1° settembre a Parco Tittoni di Desio sono tornati i Modena City Ramblers, gruppo combat folk dalle influenze irlandesi che da un trentennio canta di resistenze globali, memoria partigiana e storie ai margini. La formazione del frontman Davide “Dudu” Morandi ha alternato ballate rarefatte a pezzi folk martellanti, caricando di energia esplosiva una serata di fine estate in cui non sono mancati momenti di riflessione sociale e politica.
A Parco Tittoni di Desio i Modena City Ramblers si confermano garanzia di divertimento spensierato e denuncia politica oculata. Arrivati in Brianza per il tour di presentazione del nuovo album indipendente “Altomare”, un racconto corale di viaggi e di speranze nonché riflessione sul tessuto sociale e politico contemporaneo, non hanno mancato di riproporre grandi classici di resistenza e rivolta.
Le canzoni del nuovo album vengono intervallate da discorsi di rabbia contro chi usa a fini politici il dramma dei migranti, ma anche contro chi definisce arbitrariamente l’italianità negando la storia e le influenze culturali dell’Italia. Chi dice che gli italiani sono bianchi da 8.000 anni, dimenticandosi di citare i popoli da cui il paese è stato attraversato e plasmato in un patrimonio così ricco di cultura e tradizioni, «dai greci agli etruschi, dai bizantini ai cartaginesi» tuona il frontman dal palco, ricordando poi quando non troppo tempo fa anche gli italiani emigravano in cerca di fortuna. Un chiaro riferimento al mondo al contrario delineato dal fenomeno mediatico e generale Roberto Vannacci e dalle teorie antiscientifiche e antistoriche che propone (che pure non sono distanti dalle visioni di alcuni esponenti del governo attualmente in carica).
Spiccano le canzoni “Barche in mezzo al mare”, che ricorda la condizione umana di esistenza precaria in balia degli eventi, e “Fuocammare”, con testo e melodie che richiamano le tradizioni popolari e marinare del Sud Italia. Il canto degli ultimi continua poi con la commovente “Ebano”, dall’album del 2004 “¡Viva la vida, muera la muerte!”, che racconta di una ragazza africana emigrata in Italia e sembra legarsi naturalmente al leitmotiv di quest’ultimo album.
Oltre alla chiara presa di posizione in favore dei diritti dei più fragili che cercano fortuna errando per il globo, non è mancata quella contro la guerra. “Le Guerre Degli Altri/Maledetti Pacifisti” denuncia i conflitti guidati dal profitto e punta il dito contro le accuse pretestuose mosse a chi si batte per la pace ed è contrario alle armi.
Ma è con una delle canzoni più politiche e potenti del loro repertorio, la militante e travagliata “Contessa”, che l’atmosfera di Parco Tittoni si riempie ed esplode di furore e di gioia.
Voi gente per bene che pace cercate
la pace per far quello che voi volete
ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra
vogliamo vedervi finir sotto terra
ma se questo è il prezzo l’abbiamo pagato
nessuno più al mondo deve essere sfruttato.
Questa una delle strofe cantate a squarciagola da un pubblico impegnato in un pogo fraterno, che continua con il pugno alzato nella sua rabbiosa festa cantando le parole di “Mia dolce rivoluzionaria”. In chiusura l’immancabile “Bella Ciao”, e infine “I Cento Passi” a completare il quadro di un repertorio marcato dall’impegno sociale, in quest’ultimo caso contro la mafia e in ricordo del giornalista e militante comunista siciliano Peppino Impastato.
Una serata generosa di musica viva, merito di un cantante energico e di un gruppo di polistrumentisti che ha allietato le orecchie del pubblico con molteplici sonorità, uscite dagli strumenti a fiato di Franco D’Aniello, dalle chitarre, violini e mandolini di Francesco “Fry” Moneti e Gianluca Spirito, dal basso di Massimo “Ice” Ghiacci, dalla fisarmonica e dalle pianole di Leonardo “Leo” Sgavetti e dalla batteria della new entry Enrico Torreggiani. I periodi di critiche per la moderazione politica del gruppo di Modena possono dirsi finiti dopo i concetti espressi nei discorsi e nelle canzoni suonate.
E qui non si può che essere contenti della irriducibile presenza di una band così eclettica, che conferma di avere ancora tanto da dire e da fare, tra divertimento e critica sociale. Con la musica a indicare la strada. [Daniele Molteni, ecoinformazioni]