Jonathan Ihlenfeld Cuniado basso
Tulug Tirpan pianoforte, tastiere
Freferik Köster tromba.
Per altre informazioni clicca qui.
Vincio Capossela e l’Orchestra sinfonica Fondazione Arturo Toscanini diretta e arrangiata da Stefano Nanni all’Arena del Teatro Sociale, sabato 7 luglio alle 21.30.
Vinicio Capossela. Nell’OrcÆstra.
Tour sinfonico orchestrale. Musica libera per spostarsi, cacciare, accoppiarsi.
La musica di Capossela con la sua varietà timbrica e la complessità armonica si è sempre prestata a organici strumentali inconsueti e partiture che hanno beneficiato di grandi penne dell’arrangiamento. Unita all’orchestra sinfonica si dilata, si fa labirinto, le parole si perdono tra ottoni, fiati e violini in un affascinante percorso musicale.Questo e molto altro troverete in orcÆstra il tour estivo di Vinicio Capossela che partirà il 7 luglio con la staffetta della Filarmonica Arturo Toscanini, che poi passerà il testimone all’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo. Entrambe le orchestre sinfoniche sono dirette e arrangiate da Stefano Nanni, da molti anni stretto collaboratore del cantautore. Similmente ai grandi animali marini, l’Orcaestra, pachidermico congegno musicale in grado di produrre richiami mnemonici, smisurata creatura onnivora, inghiotte canti, li eleva e li risputa in forma di odissea orchestrale per canzoni, l’odissea più che venticinquennale di Vinicio Capossela, un artificiere delle parole in musica.
Il 2017 è stato un anno importante per Vinicio Capossela. L’artista è stato insignito del Premio Tenco 2017 e del Premio Lunezia Canzone d’Autore 2017 per l’album “Canzoni della Cupa”. Il tour primaverile Ombra. Canzoni della cupa e altri spaventi e gli appuntamenti estivi denominati Atti unici e qualche rivincita hanno riscosso grande successo di pubblico e apprezzamenti dalla critica. Parallelamente all’attività in Italia, Capossela pubblica il nuovo album anche in Europa e lo presenta in Germania, Austria, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Irlanda. Il 2017 si conclude con una nuova serie di concerti in teatro: Ombre nell’Inverno è il titolo del tour, terzo atto live che chiude idealmente il lavoro sul progetto “Canzoni della Cupa”.
Il 2018 vede Capossela impegnato in diversi concerti nel sud-est asiatico, in Argentina, Cile, e nel tour appena concluso nella penisola iberica che ha accompagnato l’uscita di “Canzoni della Cupa” in Spagna. ORCÆSTRA, un progetto immaginato da tempo, è il solo appuntamento dal vivo in Italia, che questa estate trova realizzazione in una serie di teatri suggestivi quanto il programma.
http://www.viniciocapossela.it
http://www.facebook.com/viniciocapossela
Biglietti: a partire da 32,00€ + prevendita
Info: biglietteria@teatrosocialecomo.it
Sito: http://www.comofestival.org/event/vinicio-capossela-in-orchestys/
Nabucco è principalmente un’opera sul potere, sulle sue degenerazioni e sul rapporto con la religione. Il tutto – ovviamente – declinato all’interno di un sentire ottocentesco, che oggi appare per molti versi difficilmente decifrabile. Certamente, Giuseppe Verdi, attraverso il librettista Temistocle Solera, intendeva anche farne una metafora del riscatto nazionale, ma da un lato la data precoce (la prima a Milano ha luogo nel 1842) dall’altro le esigenze di onesta dissimulazione, per non scontrarsi troppo con le problematiche politiche, fanno sì che il messaggio sia piuttosto contraddittorio e, forse, più “ricostruito” dai posteri che delineato dagli autori.
Su questo sfondo, l’attualizzazione di questa vicenda piuttosto complicata e persino un po’ squinternata, almeno per i moderni, che non hanno eccessiva familiarità con la nomenclatura biblica, risulta piuttosto impervia.
Seguendo quella che è ormai una consuetudine accolta con favore dal pubblico, il Teatro Sociale di Como nella sua stagione estiva all’Arena si cimenta in una messa in scena di ampio respiro, forte della partecipazione popolare che, dalla celebrazione del bicentenario, ingrossa i ranghi del coro e dei figuranti, sempre animati da uno straordinario entusiasmo. Nell’ampio spazio dell’Arena, quindi, libero dalla gerarchia tipica degli spazi teatrali interni, il Nabucco si svolge in una approssimativa attualità, cui fa gioco il coinvolgimento del pubblico parte della stessa messinscena.
Il riferimento cronachistico è, forse per l’aspirazione a mantenere il livello metaforico (ma forse anche per restare nel clima tortuoso della vicenda biblica), un po’ contraddittorio: gli oppressori babilonesi sembrano all’inizio interpretati da “antagonisti” (come nel prologo, ancora fuori dall’Arena, con la “contestazione” dello spettacolo, che – incredibilmente! – trae in inganno qualche spettatore), ma poi, nel proseguimento della vicenda, assumono modi e apparenze da Gruppo Stato Islamico e da Talebani (si vedano le citazioni dei pick-up e delle motociclette, ma anche la facile assonanza tra l’antica Assiria e la Siria tragicamente attuale), salvo qualche intermezzo in cui ci si richiama evidentemente alla Corea del Nord (passando comunque per allusioni visive a The Wall di Rogers Waters); da parte loro, gli oppressi ebrei sono all’inizio presentati come Vip e poi come internati dei campi di concentramento o come profughi in un CIE.
Gli elementi propriamente di ambientazione sono ridotti al minimo, decisamente sovrastati dall’attrezzeria di scena; e qui e là una maggiore sobrietà avrebbe forse giovato: l’esibizione di fucili mitragliatori è a tratti esagerata e si sarebbero potute evitare anche le etichette dei fornitori (sponsor?) delle recinzioni di concentramento…
L’utilizzo dello spazio e dei movimenti delle masse è però assai interessante, e lo spettacolo “popolare” è trascinante come dev’essere l’opera. Né sono mancate alcune invenzioni sceniche particolarmente efficaci come il fulmine, che neutralizza Nabucco dopo la sua blasfema proclamazione a dio, trasformato in un buio improvviso e totale.
Dal punto di vista musicale, non si può fare a meno di notare che l’esecuzione all’aperto, dovendo necessariamente far uso di amplificazione e fare i conti con i rumori d’ambiente, penalizza a tratti alcune sottigliezze esecutive, che non sono comunque mancate: lo stesso coro Va’ pensiero è giustamente “sussurrato” come una dolorosa invocazione invece di essere enfatizzato come un inno politico. Tra i protagonisti è sembrato particolarmente convincente proprio Nabucco, forte anche di una notevole presenza scenica, perfettamente a suo agio tra praticabili e cassoni di pick-up.
Alla fine, i babilonesi, ridiventati “buoni” sull’onda della conversione del loro re, dopo essere stati “cattivi” in modi diversi, coinvolgono il pubblico chiamato a partecipare all’ultima scena, letteralmente circondato dal canto e dalla musica.
È il giusto suggello per una festa di cultura “partecipativa” cui l’opera ha sempre aspirato. Fin dall’Ottocento.
Il 4 luglio l’ultima replica: si spera, tempo permettendo, ancora nello spazio dell’Arena.
[Fabio Cani, ecoinformazioni]
Di seguito: alcune immagini dello spettacolo, tutte scattate dallo stesso punto della platea.
Il festival Como Città della Musica, in collaborazione con Lake Como Film Festival, propone il 17 luglio alle ore 21.30 all’Arena del Teatro Sociale il concerto del compositore e pianista Michel Nyman, certo uno dei più noti musicisti della contemporaneità.
Autore “colto” ma anche “popolare” (sue sono le colonne sonore di molti film di successo), direttore d’orchestra, critico musicale (sua la definizione di “minimalismo”), artista visivo a tutto campo, Nyman sarà questa sera sul palco con il suo pianoforte, ma anche con le immagini dei suoi video, girati nel corso di molte trasferte in tutto il mondo. Una serata, quindi, all’insegna della multidisciplinarietà dell’arte.
Domani sera, in un certo senso, si continua nell’esplorazione di questa complessa “fase” dell’arte contemporanea con l’intervento del regista Peter Greenaway (con cui Nyman ha lungamente collaborato) con una conversazione sul tema The landscape contract (“Il contratto del paesaggio”).
Per info, clicca qui.
Venerdì 15 luglio all’Arena del Teatro Sociale di Como alle 21,30 c’è il Gianna Nannini Hitstory Tour 2016. Sul palco con lei un gruppo ritmico composto da Davide Tagliapietra e Thomas Festa alle chitarre, Moritz Müller alla batteria, Daniel Weber al basso, Wil Medini a tastiere, pianoforte e programmazioni, impreziosito dalle voci delle coriste Isabella Casucci e Anna Camporeale.
Si annuncia un concerto-spettacolo che coniugherà il rock con il classico, dove le armonie di Gianna si alternano con il suo rock più travolgente da far ballare tutti, con il sestetto d’archi Red Rock Strings composto da: Lorenzo Borneo, Roberta Malavolti, Liuba Moraru, Chiara Santarelli al violino, Linda Rusca alla viola e Davide Pilastro al violoncello. Aprirà il concerto Paolo Simoni, talento musicale sin da bambino, ha esordito sui più grandi palchi live aprendo i concerti del tour 2010 di Ligabue (San Siro, Stadio Olimpico) e del tour 2014 di Francesco De Gregori. Trentenne compositore, arrangiatore e polistrumentista, Paolo ha già conseguito alcuni dei più alti riconoscimenti della critica musicale italiana. Info e biglietti.
Il celebre percussionista indiano Trilok Gurtu è in concerto al Festival Como Città della Musica 2016 il 13 luglio 2016 all’Arena del Sociale, alle 21.30, con il suo spettacolo Spellbound – World of Trumpets.
Jonathan Ihlenfeld Cuniado basso
Tulug Tirpan pianoforte, tastiere
Freferik Köster tromba.
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Nemorino ricorda un po’ Nemico di classe di Nigel Williams, Adina occhieggia ad American Graffiti, Dulcamara a Easy Rider (anche se la sua moto non è un chopper), Belcore e i suoi compagni poi sembrano essere passati prima da Pulp Fiction. A questo punto sarebbe facile immagine che L’elisir d’amore sia una qualche sostanza psicotropa, o almeno una birra di quelle impegnative… e invece no: l’elisir resta elisir. È in questo sottile gioco di equilibrismi tra attualizzazioni e fedeltà che L’elisir d’amore messo in scena all’Arena del Teatro Sociale di Como vince la scommessa di essere un’opera popolare (e anche un po’ pop) e di restare al tempo stesso un classico.
Nuovo capitolo di quel progetto di “opere partecipate” da e con la città, avviato nel 2013 con i Carmina Burana in occasione del bicentenario del teatro cittadino, L’elisir d’amore dimostra, con ogni evidenza, che quel modello ha possibilità di continuare. Sicuramente riuscite sono le scelte di fondo: la partecipazione popolare al coro (e in parte all’orchestra) crea una grande massa di manovra che, anche in presenza – in questo caso – di una ridotta esigenza musicale, viene efficacemente sfruttata per la messa in scena (i coristi e le coriste interpretano le loro comparsate con precisione e divertimento); l’obbligata scenografia dell’Arena è non solo percorsa in tutte le direzioni (il palco, il portico, i balconi e le finestre) ma anche ravvivata con colorate proiezioni in stile graffiti/tag che contribuiscono a evidenziare l’evoluzione della vicenda. Alla fine, anche l’attualizzazione dagli originari Paesi Baschi di fine Settecento a un’ipotetica School of art degli anni Sessanta funziona (con l’unico piccolo fastidio delle didascalie in un inglese in buona parte probabilmente superflue) e – appunto – l’equilibrio tra musica, libretto e attualità visuale sottolinea la piacevolezza dell’opera.
Così, succede che quando il povero Nemorino (nome alquanto improbabile persino nel contesto artistoide cui si allude) attacca Una furtiva lagrima nessuno si stupisce e anzi l’accorata aria risulta del tutto intonata al personaggio, pur coi suoi abiti in stile badboy e la sua berretta trendy.
Il giovane cast è perfettamente a suo agio nella messa in scena di una storia che squinternata già nell’ambientazione villereccia dell’originale, resta tale anche nella nuova versione, e tuttavia in grado di mettere in bell’evidenza le rispettive qualità (non solo canore, ma anche attoriali: e avere dei protagonisti che sanno anche muoversi e interpretare e non solo dispiegare la voce non guasta di certo). Alla fine l’Elisir di Gaetano Donizetti risulta godibile e, quel che forse più conta, divertente e popolare, adatto anche a un pubblico un po’ diverso dai melomani professionali cui il belcantismo nostrano sembra assuefatto.
Meritati gli applausi ai protagonisti Francesca Sassu (Adina), David Astorga (Nemorino), Pablo Gálvez (Belcore), Vincenzo Nizzardo (Dulcamara) e Sarah Tisba (Giannetta), al coro (partecipato e professionista) con i maestri Dario Grandini, Mariagrazia Mercaldo, Mario Moretti, all’orchestra con il direttore Jacopo Rivani e alla regista Rosetta Cucchi.
Mentre si sciama soddisfatti dall’arena, si pensa già al progetto dell’anno prossimo.
Si replica il 2 e il 5 luglio, alle 21.30.
[Fabio Cani, ecoinformazioni]
Continua il lavoro del grande gruppo di 200.Com, impegnato quest’anno con l’opera L’Elisir d’amore. Lunedì 22 febbraio arriva al Teatro Sociale di Como la regista Rosetta Cucchi per un primo Lab di regia. Si avvicina quindi sempre più la stagione estiva del Sociale: il Festival Como città della Musica, giunto quest’anno alla nona edizione, intitolato Amore furtivo. Un festival trasversale che percorre la musica in tutte le sue forme, dall’opera lirica alla musica leggera, dal balletto classico alla musica sinfonica ed elettronica, invadendo tutta la città: dall’Arena a Villa Olmo, passando per chiostri e cortili, torri medievali e giardini nascosti, dall’alba a notte fonda. Quest’anno L’Elisir d’amore, con la regia di Rosetta Cucchi e diretto dal Maestro Jacopo Rivani, è il titolo scelto per l’opera partecipativa che sarà il primo appuntamento del Festival nelle date del 29 giugno, 1, 2 e 5 luglio.
Per il terzo anno torna il Lake Como Film Festival ovvero la rassegna di “cinema e paesaggio”, connubio che fin dall’inizio è parso particolarmente significativo per il contesto territoriale del “lago più bello del mondo”.
Il festival è frutto del lavoro di una nutrita squadra di persone e del sostegno di numerose istituzioni, tra cui Regione Lombardia, Camera di Commercio di Como, Sistema Como 2015, Comune di Como e Provincia di Como.
L’anteprima del 25 maggio nell’aulico scenario del Teatro Sociale di Como è servita a dare un assaggio (non proprio rapido, in dipendenza della complessità della rassegna) dei vari temi e argomenti, grazie alle parole di Alberto Cano, direttore artistico, e di Andrea Giordano, suo vice, nonché di una serie di trailers.
Il programma è articolato in quattro sezioni principali: “Verso il festival”. a partire dal 3 giugno. con varie manifestazioni in collaborazione con altre realtà culturali del territorio; “Odisee”, a partire dal 3 luglio, con proieizioni all’aperto nei paesio sulle sponde del Lario; “Cinema in Arena”, dal 20 al 30 luglio, con le proiezioni principali nell’arena all’aperto del Sociale; “Panoramiche Doc”, dal 21 al 29 luglio alla Biblioteca Comunale di Como. con le proposte di documentari.
Manifestazioni particolari, in parte a fianco e in parte dentro queste sezioni, sono poi la mostra collettiva di fotografia L’uomo nel paesaggio, curata da Carlo Pozzoni Foto Editorie (dal 16 luglio al 9 agosto al Broletto), l’omaggio Fellini / Rota e il grande cinema italiano (il 19 luglio all’Arena del Sociale) con immagini e musica dal vivo, la maratona Twin Peaks (24 luglio all’Arena del Sociale), i concorso Filmlakers (26 luglio pure all’Arena), il concorso internazionale Shortscapes (22 luglio sempre all’Arena) per cortometraggi di paesaggio.
Se l’anteprima è specchio del festival vero e proprio, va detto che il film proposto al pubblico Lontano dagli uomini (Loin des hommes) del francese David Oelhoffen è sicuramente di buon auspicio. Liberamente tratto da un racconto di Albert Camus pubblicato nel 1957, il film presenta una narrazione secca ed efficace in cui il paesaggio scabro dell’Algeria “profonda” (qui rievocata dal deserto di sassi marocchino nei pressi di Ouarzazate) è uno dei protagonisti, insieme con la tradizione dei villaggi e l’incombente lotta di liberazione contro i colonizzatori francesi. I complessi rapporti tra persone e luoghi (il protagonista – francese per gli arabi, arabo per i francesi – è in realtà di origine andalusa, evocando così la contaminazione storica intorno alle sponde del Mediterraneo) mettono in discussione i concetti di identità e di cultura, e indicano che il paesaggio – anche al cinema – può essere ben altro che un rassicurante sfondo “da cartolina”. [Fabio Cani, ecoinformazioni]
La stravagante Banda Osiris (Sandro Berti, Gianluca Carlone, Roberto Carlone e Giancarlo Macrì), sarà all’arena estiva del Teatro Sociale di Como domenica 6 luglio alle 21.30 con lo spettacolo Le dolenti note. Questo nuovo viaggio musical teatrale, prende spunto dall’omonimo libro pubblicato nel febbraio 2014 [152 p., 12.50 euro, ed. Ponte alle Grazie] che racconta i lati più particolari, divertenti e curiosi di chi ha deciso di fare della musica il proprio mestiere. Info e biglietti www.teatrosocialecomo.it
Per la seconda serata dei Carmina Burana di Carl Orff all’Arena del Teatro Sociale di Como ancora un pienone e grande partecipazione del pubblico. Tanti applausi e due bis (video). Leggi nel seguito del post l’articolo di Adriana Mascoli e, sul canale video di ecoinformazioni, sono già disponibili altri brani dello spettacolo.