Francesco Renzoni

Riscaldamento globale sul Lario

pianellodellarioIn 10 anni le temperature massime sono cresciute di oltre due gradi (2,08 a Como, 2,36 a Lecco) e le minime di oltre un grado.

 

«Anche nelle province lariane si fanno sentire gli effetti del cambiamento climatico, come conferma un’elaborazione della Coldiretti regionale, su dati Osservatorio Mipaaf, diffusa in occasione della Conferenza Onu di Parigi sui cambiamenti climatici – spiega un comunicato di Coldiretti Como Lecco –. A Como si è passati dai 14,39 gradi registrati in media tra il 2005 e il 2014 ai 16,47 rilevati nei primi dieci mesi del 2015. A Lecco, la differenza è ancora più rilevante in quanto nel 2015 si registra una media di 18,26 gradi contro i 15,90 degli ultimi 10 anni. Dall’analisi di Coldiretti Lombardia, risulta anche che a Lecco (863,21mm/anno), negli ultimi 10 anni, le precipitazioni hanno superato la media regionale (858,29mm/anno), mentre Como, seconda solo a Sondrio, è la provincia più “asciutta” con 855,08mm di precipitazioni medie all’anno».

«Gli eventi atmosferici stanno diventando sempre più traumatici sia per la violenza che per la rapidità con i quali si verificano – dichiarano Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, presidente e direttore di Coldiretti Como Lecco – In questo contesto il lavoro degli agricoltori si complica e aumentano i rischi per produzioni e raccolti».

«In un contesto regionale dove il 2014 è stato uno degli anni più piovosi, contabella aumento temperature quasi il doppio delle precipitazioni medie mensili degli ultimi 10 anni, a livello locale si manifestano estati di grande siccità, come è accaduto quest’anno in provincia di Como quando a Luglio si sono registrati soltanto 18,3mm di precipitazioni – prosegue il comunicato –. E gli agricoltori ne hanno sofferto». «Quest’anno a luglio, in pratica, non ha piovuto per nulla, come già era accaduto nel 2003 – afferma Dante Saibene di Cirimido –. I danni e le perdite di raccolto sulla soia sono stati pesantissimi: le piantine, come anche quelle di mais, hanno subito forti stress per colpi di calore. I raccolti di granturco sono stati addirittura dimezzati in diversi areali».

«Nell’aumento delle temperature un ruolo importante è giocato anche dalla cementificazione e dal consumo di suolo, di cui le nostre province lariane, particolarmente nell’area di pianura, soffrono ormai cronicamente» si aggiunge. «Di solito per le festività di Ognissanti da noi si andava sottozero: quest’anno invece a novembre c’erano quasi 20 gradi – aggiunge la sondriese Franca Sertore, presidente Pensionati Coldiretti Lombardia –. Ricordo che in questo periodo quando ero bambina iniziavano le prime nevicate, che poi gelavano e facevano sì che si conservasse una riserva d’acqua per l’estate. Oggi invece anche i nostri ghiacciai si stanno sciogliendo».

«È strategico monitorare la situazione e sostenere l’agricoltura quale risorsa per la gestione e la manutenzione del territorio contro il consumo di suolo considerato che in cinquant’anni, dal 1955 al 2011, in Lombardia le superfici agricole utilizzate sono diminuite di oltre il 25,4% passando da 1.322.017 ettari a 986.853 ettari, mentre il suolo urbanizzato è aumentato del 235 per cento – conclude Trezzi –. Senza agricoltura si perde prima di tutto una gestione efficace dei territori, un assunto che è ancora più vero nelle realtà di montagna, che sono più a rischio di abbandono e isolamento». [md, ecoinformazioni]

+70% di produzione di olio d’oliva sul Lario

olio d'oliva larioSuperati i problemi di parassiti e funghi che hanno toccato la Lombardia l’anno scorso quest’anno è caratterizzato da «olive sane e di ottima qualità».

 

«Una produzione da record, sia sotto il profilo quantitativo che in qualità: oggi c’è un motivo in più per conoscere e scegliere l’olio d’oliva lariano, prodotto sulle colline che circondano il lago di Como nelle due province – dicono Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, presidente e direttore di Coldiretti Como-Lecco –. Nelle province di Como e Lecco la produzione 2015 appare decisamente in aumento rispetto alla scorsa campagna, già con un incremento del 70%, (ma le operazioni di raccolta sono ancora in corso): un contributo importante alla spremitura dell’olio ‘made in Lombardia’, che marcia verso i 750 mila litri, recuperando il crollo dell’anno scorso quando, in molti casi, parassiti e funghi resero persino inutile la raccolta: una situazione comune anche alle realtà lariane, ma in misura lievemente minore».

«I circa 30 frantoi in attività hanno già spremuto più del 65% per cento dei frutti nati dalle 700mila piante spproduzione olio 2015arse fra le province di Como, Lecco, Brescia, Bergamo, e in alcune zone di recente produzione come Varese, la Valtellina e il Mantovano – precisa Coldiretti Lombardia –. In particolare, nelle due province di Como e Lecco operano 100 imprese olivicole con una superficie in ettarato di 130 ha e due frantoi, uno per provincia: la produzione prevista è di circa 300 quintali (30.000 litri): il 20% dell’olio prodotto è certificato Dop Laghi Lombardi Lario, con un prezzo medio di vendita di 32 euro/litro».

«L’olivicoltura che caratterizza le sponde del lago di Como è una nicchia di eccellenza, che si contraddistingue per la professionalità e serietà con la quale gli appassionati olivicoltori, spesso hobbisti, affrontano ogni fase della gestione agronomica e della trasformazione – dichiara Simone Frusca, Associazione degli olivicoltori lombardi –. Gli oli che ne derivano sono di alta qualità e si identificano per la loro fluidità, freschezza e per le note di mandorla verde e cardo. Le sensazioni decise di amaro e di piccante e la lieve astringenza al palato, conferiscono agli oli del Lago di Como una piacevolezza e un vigore invidiabili». [md, ecoinformazioni]

Cresce la Zootecnia a Como e Lecco

Firma 'Piano salva stalle'Per Coldiretti: «Passo importante è il Piano salva stalle siglato sabato scorso.

 

«Un Piano salva stalle per tutelare le oltre 2.800 stalle delle province di Como Lecco, oltreché la zootecnia dell’intera Pianura Padana. Il documento è stato siglato sabato scorso, 29 novembre, a Provaglio d’Iseo (Brescia) dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, dal presidente della Coldiretti regionale Ettore Prandini e dai ministri all’Agricoltura Maurizio Martina e all’Ambiente Gian Luca Galletti nell’ambito del forum Made in Italy dopo Expo 2015 – ricorda un comunicato di Coldiretti Como e Lecco –. Il piano prevede che entro 45 giorni il Governo emetta un decreto per la ridefinizione delle zone vulnerabili, dopo il quale le Regioni avranno 30 giorni per disegnare la nuova mappa di gestione degli effluenti da allevamento».

«Si tratta di un passo importante per la salvezza di un settore fondamentale per l’economica lombarda e per lo stesso territorio lariano, dove il peso della zootecnia è in crescita – dichiarano Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, presidente e direttore della Coldiretti interprovinciale –. In un anno, 57 nuove stalle sono nate nelle nostre due province. Ma non dobbiamo dimenticare che in Lombardia, nello stesso periodo, ben 160 imprese zootecniche hanno chiuso: dobbiamo quindi evitare che centinaia di aziende in tutto il Nord Italia vedano messo a rischio il loro futuro, con contraccolpi drammatici sia sui livelli occupazionali che sulla produzione agricola».

La Lombardia produce il 40 per cento del latte italiano e ha la metà di tutti i suini a livello nazionale e «Le stalle di bovini e suini sono passate – secondo gli ultimi dati dell’Anagrafe zootecnica analizzati da Coldiretti – da 24.422 a 24.262: con un calo medio di 13 al mese». «La situazione è di un generale calo in particolare nelle province a maggiore vocazione zootecnica – spiegano da Coldiretti –: diminuzione causata da chiusure, accorpamenti, ristrutturazioni parziali dell’attività con la chiusura dell’allevamento e la continuità con la coltivazione dei terreni».

In controtendenza il dato lariano: «In provincia di Como le stalle sono passate da 1.663 (anno 2013) a 1.707 (anno 2014) con un saldo positivo di 40 unità; in provincia di Lecco, da 1.094 (anno 2013) a 1.111 (anno 2014), con 17 unità in più».

«La mancata revisione delle zone vulnerabili sarebbe un colpo mortale anche perché gli ultimi studi dimostrano che l’agricoltura ha un impatto di appena il 10 per cento sulle falde, tutto il resto deriva da scarichi industriali e residenziali – afferma Prandini –. La verità è che l’espansione edilizia degli ultimi anni ha non solo consumato suolo, ma anche stravolto gli equilibri ambientali dei nostri territori. E adesso una mappa vecchia di 20 anni rischia di danneggiare la nostra economia mettendo in ginocchio la zootecnia senza per questo risolvere il problema». [md, ecoinformazioni]

Basta con il consumo di suolo

cementificazioneLa Coldiretti lariana chiede di: «Invertire la rotta e dare spazio alla crescita dell’agricoltura».

 

«Troppo cemento minaccia la sopravvivenza dell’agricoltura nelle due province lariane. Tema noto, che torna d’attualità dopo la pubblicazione da parte dell’Ispra del report sul consumo di suolo, un fattore di rischio molto importante per il territorio italiano, particolarmente vulnerabile ad una numerosa serie di minacce causate proprio da questo processo di degrado – dichiara una nota di Coldiretti Como Lecco, che ricorda –. Pericolose conseguenze del consumo di suolo possono essere, infatti, fenomeni quali l’erosione, la diminuzione di materia organica (perdita di fertilità), la contaminazione locale o diffusa, l’impermeabilizzazione (ovvero la copertura permanente di parte del terreno e del relativo suolo con materiale artificiale non permeabile), la compattazione, la perdita della biodiversità, la salinizzazione, frane, alluvioni e la desertificazione, ultima fase del degrado del suolo».
Tabelle_consumo_di_suolo«Nelle province lariane, la sottrazione di suolo agricolo ha già privato il nostro territorio di terreni considerati fra i migliori sia in termini di produttività che di localizzazione – rilevano Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, presidente e direttore Coldiretti Como Lecco –. Terreni fertili e siti soprattutto nella fascia di pianura, soprattutto che sono facilmente accessibili ed hanno caratteristiche ottimali per la lavorazione agricola. Un fenomeno che minaccia, dunque, l’organizzazione del territorio, il paesaggio, gli ecosistemi e la produttività aziendale. La crescente crescita del “made in Lario” agroalimentare, fatto di eccellenze produttive che reclamano il giusto spazio territoriale di coltivazione, rischia di essere minacciata o ridimensionata dalla difficoltà sempre maggiore nel reperire gli “spazi rurali di coltura” da parte delle imprese agricole».

Secondo i dati dell’Ispra (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) dal dopoguerra ad oggi sono stati consumati in Italia 70 ettari al giorno: «Si tratta di un consumo di suolo pari a circa 8 metri quadrati al secondo che continua a coprire, ininterrottamente, il territorio della penisola con asfalto e cemento».

«A livello nazionale, la perdita complessiva di suolo è passata dal 2,9% degli anni ’50 al 7,3% del 2012, con un incremento di più di 4 punti percentuali ed in termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato ormai quasi 22.000 chilometri quadrati in Italia – prosegue e conclude il comunicato –. Ma quali sono le diverse tipologie di copertura artificiale che devono essere considerate come principali cause di consumo di suolo? La classifica vede in testa le infrastrutture di trasporto, che rappresentano ben il 47% del totale (28% dovuto a strade asfaltate e ferrovie, 19% dovuto a strade sterrate e altre infrastrutture di trasporto secondarie), seguono le aree coperte da edifici, che costituiscono il 30% del totale del suolo consumato. Altre superfici asfaltate o fortemente compattate o scavate, come parcheggi, piazzali, cantieri, discariche o aree estrattive, costituiscono il 14% del suolo consumato». Le stime del suolo consumato in percentuale a livello comunale per anno sono impressionanti per Como, con un 22,8 dal 1949 al 1973, 34,2 nel 1988, per passare al 35,3 nel 1997, 36,4 nel 1999, 37,4 nel 2007 e 37,9 nel 2012, ponendosi fra le prime dieci città in Italia maggiori consumatrici di suolo, sulla cinquantina prese in considerazione. (il rapporto Ispra 2014). [md, ecoinformazioni]

Orti urbani

OrtoPiù di 300 nei due capoluoghi lariani su 2.800 in tutta la Lombardia.

 

orti urbani lombardia«Oltre 300 ‘Oasi verdi’ nel cuore delle città capoluogo lariane: sono i 165 ‘orti urbani’ di Lecco che, sommati ai 154 di Como, rappresentano una quota importante dei 2.800 orti urbani censiti nei capoluoghi di provincia della Lombardia – dichiara la Coldiretti di Como-Lecco, che diffonde anche un piccolo decalogo per l’orto –. In media sono cresciuti nella nostra regione del 40 per cento rispetto a due anni fa».

Questo è quanto si evince dalla prima Mappa 2014 della Coldiretti Lombardia: «sulle oasi verdi coltivate a gestione pubblica, più alcune nate dall’iniziativa dei privati fra Como, Lecco, Milano, Lodi, Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova Varese, Sondrio, Monza e Pavia».

«Dal 2012 a oggi, in Lombardia il numero è passato da circa duemila a quasi 2.800 appezzamenti – prosegue un comunicato –. Nelle amministrazioni comunali si sta rafforzando la propensione a creare zone di orti urbani che assolvano a una duplice funzione: da una parte fornire ad anziani e famiglie un servizio con costi di gestione molto limitati, dall’altra migliorare la vivibilità delle periferie dove si solito queste aree vengono ricavate e attrezzate».

«L’orto urbano, a terra o sul balcone – affermano Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, presidente e direttore di Coldiretti Como-Lecco – è un modo per riscoprire il legame con la terra, con il ciclo delle stagioni e ha anche un effetto benefico sulla salute fisica e psichica come dimostrano diverse esperienza di “Ortoterapia” in Italia e all’estero».

Diversissima la disponibilità di verde urbano fra un capoluogo lombardo e l’altro, che in media (dati Istat) è di circa 36 m2 per abitante ma è di 9,9 a Como, 6,7 a Lecco, 49,7 a Sondrio, 8,9 a Varese, 16,4 a Milano, 10,8 a Bergamo, 137,9 a Brescia, 198 a Pavia, 36,2 a Cremona, 33,8 a Mantova, 23,6 a Lodi e 70,4 a Monza.

«Fare un piccolo orto o curare una piantina in un vaso – conclude Ettore Prandini, presidente Coldiretti Lombardia – è educativo anche per i bambini, che imparano che frutta e verdura non nascono dagli scaffali di qualche supermercato, ma dalle piante, dal lavoro dell’uomo, dalla cura che mettiamo nelle cose». [md, ecoinformazioni]

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