Una ventina di lavoratori della sanità privata in presidio davanti al Valduce

Durante lo sciopero indetto dalle Rsu per informare la popolazione comasca sulla difficile situazione degli stipendi dei lavoratori della sanità privata, aspettando un rinnovo economico in ritardo di 30 mesi.

Mentre a Roma i lavoratori della sanità privata chiedono con un corteo alle associazioni datoriali di aprire un tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto, anche a Como è stata organizzata una iniziativa di protesta. Oltre allo sciopero nazionale, le Rsu comasche si sono date appuntamento la mattina di giovedì 18 settembre per un presidio con volantinaggio davanti all’ospedale Valduce, fiore all’occhiello della sanità privata comasca, nonché «l’ospedale dei comaschi – tiene a sottolineare un delegato che lavora nella struttura – quello a cui i cittadini si rivolgono per le emergenze e gli esami».
Nulla è cambiato quindi negli ultimi 30 mesi, dal 2005, anno in cui si sarebbe dovuta rinnovare la parte economica del contratto che interessa in tutta Italia 150 mila persone. E mentre gli adeguamenti di stipendio si sono concretizzati per i colleghi della sanità pubblica, i salari di Asa, Oss e infermieri professionali che operano nel campo privato sono fermi al 2003, ultimo anno di rinnovo del contratto.
I sindacati puntano il dito contro le tre associazioni datoriali (Aris, Aiop e Fondazione Don Gnocchi) ree di non volersi nemmeno sedere al tavolo delle trattative. «I padroncini della sanità privata – hanno spiegato Germana Fani della Uil Fpl – propongono tavoli di contrattazione regionali o addirittura fanno offerte unilaterali nei singoli istituti, con lo scopo di indebolire la forza dei lavoratori. Noi crediamo fermamente nel contratto nazionale e siamo disposti ad aprire tavoli locali solo per la contrattazione di secondo livello».
«Questi signori della sanità – sbotta un delegato del Valduce – che si dichiarano cattolici e non perdono occasione per evidenziare l’importanza della famiglia, dovrebbero ricordarsi anche delle famiglie dei propri lavoratori, che senza un adeguato reddito faticano a sopravvivere». [Francesco Colombo, ecoinformazioni]

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