Letteralmente femminista

Rivivere la storia delle donne per un futuro di diritti per tutti. È il messaggio lanciato in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne dalla giornalista Monica Lanfranco, che ha presentato in città il suo libro Letteralmente femminista. Perché è ancora necessario il movimento delle donne.

L’Italia occupa il 72esimo posto su 135 Paesi nel rapporto 2009 Global Gender Gap del World Economic Forum (agenzia specializzata delle Nazioni Unite), che misura la differenza tra uomini e donne per quanto riguarda la partecipazione e le opportunità nel mondo economico (salari, posti altamente qualificati e di responsabilità), l’educazione (di base e superiore), la partecipazione alla politica (rappresentanza in strutture amministrative e legislative) e la salute.
Un dato che deve fare riflettere e che deve servire da stimolo a non abbassare la guardia e a non smettere di rivendicare i diritti delle donne anche nel libero occidente se vogliamo poi riuscire a sostenere le lotte delle donne in altre parti del mondo dove il margine di libertà è spesso minimo o inesistente come sottolinea la scrittrice iraniana Azar Nafisi.
Non è stata quindi una celebrazione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne quella organizzata – una cinquantina le persone presenti – da Donne in nero e Ife (Iniziativa Femminista Europea) mercoledì 25 novembre alla libreria Punto Einaudi di Como bensì, come hanno sottolineato Celeste Grossi e Nicoletta Pirotta, il ripercorrere un pezzo di storia delle donne da condividere con le più giovani per immaginare e costruire insieme il futuro.
E il cammino è stato percorso da numerose comasche presenti all’iniziativa con Monica Lanfranco, giornalista, formatrice sui temi della differenza di genere e sul conflitto, direttora della rivista Marea, attraverso il suo ultimo libro Letteralmente femminista. Perché è ancora necessario il movimento delle donne [Edizioni Punto Rosso, Collana Il presente come storia, pagg. 154, 10 euro]. «Per me è la chiusura di un ciclo di venti anni iniziato con Parole per giovani donne. Diciotto femministe parlano alle ragazze d’oggi  – ha spiegato Monica Lanfranco – . È una lettera alle più giovani al centro della quale sta il racconto dell’unica rivoluzione nonviolenta del secolo breve, cioè il femminismo». Una specie di ponte generazionale che dalla maestra Lidia Menapace, partigiana, impegnata nei movimenti cattolici di base, insegnante, da sempre dalla parte della libertà delle donne passa alle ragazze più giovani perché, come si legge sulla quarta di copertina, «La storia delle donne è dentro ciascuna di noi. Siamo tutte testamenti del passato. Siamo tutte potenziali avvocate del futuro».
Perché parlare di femminismo oggi?
«Ancora si fa fatica a considerare i diritti delle donne come universali e a fare entrare nelle quotidianità il tema della cittadinanza di genere – ha continuato la giornalista  – . Violenza di genere e guerra contro le donne è il titolo di un capitolo del mio libro. Le parole sono pesanti, ma descrivono puntualmente la realtà in cui il maggior numero di atti di violenza maschile sulle donne è compiuto nei luoghi degli affetti generando sangue e sofferenze psicologiche. L’unica via per combatterla è il riconoscimento della violenza, la consapevolezza da parte della donna che i rapporti tra generi possono essere diversi, l’emersione dalla autosvalutazione e dalla mancanza di stima in se stesse: se la violenza non viene riconosciuta è come se non esistesse. E una cultura di violenza genera altra violenza che si perpetua all’interno delle famiglie».
«Le donne cedono il potere perché non si rendono conto di averlo» ha scritto Alice Walker e in effetti «la parola potere nasce come verbo ausiliario – ha detto Lanfranco – , ma è diventata un assoluto, “il potere”, ed è per lo più maschile. Nel senso comune, anche alla luce degli avvenimenti più recenti, abbiamo smesso di pensare alla politica nel suo significato più alto. La politica non è quella dei partiti, bisogna invece ridare corpo alla politica intesa come partecipazione attiva, come relazioni, alimentandola con l’energia della propria differenza critica».
Le femministe di qualche anno fa hanno ottenuto conquiste che le più giovani oggi hanno a disposizione senza neppure conoscere la fatica che ci sta dietro, ma la libertà trovata non è priva di senso di responsabilità per Monica Lanfranco: le giovani donne di oggi non hanno più un destino predeterminato in quanto femmine, ma spesso usufruiscono di una falsa libertà che è quella del mercato, che impone i suoi meccanismi anche nelle relazioni sociali e personali. È la libertà apparente del denaro che diventa la misura di tutte le cose: senza limiti si arriva alla reificazione del corpo femminile fatta passare come scelta, una possibile strada aperta dal femminismo. Significativo a questo proposito il documentario Il corpo delle donne di Lorella Zanardo
«Io sono per il conflitto quando è necessario – ha continuato la direttora di Marea -, non si può essere neutrali su scelte negative delle donne come nel caso della guerra, di atteggiamenti di supremazia e sopraffazione o come l’arruolamento nell’esercito. Esiste anche un femminismo critico».
L’appello finale alle più giovani è chiaro: si può sempre tornate indietro (e i segnali non sono certo rassicuranti) se le conquiste non sono considerate preziose.
Una delle vie da praticare è la narrazione che con la sua forza di fascinazione arriva a sovrastare l’ipnotismo televisivo, l’altra è un lavoro profondo all’interno delle donne perché si arrivi ad espugnare la complicità assurda nei confronti della violenza maschile (indimenticabili le urla delle mamme degli stupratori in Processo per stupro e ma ancora diffusa anche tra le donne l’idea che le vittime di violenza in fondo se la sono cercata) e anche un invito ai maschi ai quali è richiesta una chiara presa di distanza dagli atteggiamenti di violenza all’interno del proprio genere.
In fondo, come sostiene Robin Morgan, amata e citata da Monica Lanfranco in tutti i suoi libri, «Non si tratta di una minoranza oppressa che si organizza su questioni valide ma pur sempre minori. Si tratta della metà del genere umano che afferma che ogni problema la riguarda, e chiede di prendere parola su tutto. Il femminismo è questo». [Antonia Barone, ecoinformazioni]

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