Giovani per Como contro il razzismo
«I have a dream», diceva Martin Luther King, nel celebre discorso tenuto il 28 agosto del 1963 a Washington, lottando per un mondo di Pace, senza discriminazione razziale. Ricordando l’uomo che ha saputo sognare un mondo di fratellanza tra i popoli, e rivivendo l’importanza dell’ inseguire il suo sogno, in occasione dell’ottantatreesimo anniversario della nascita di Martin Luther King i Giovani per Como hanno organizzato nel pomeriggio del 28 gennaio alla Circoscrizione 6 di Como l’incontro Martin Luther King, il mondo in una città.Un incontro seguito da ottanta persone, con interventi di docenti universitari, rappresentanti di comunità di stranieri del territorio comasco, rappresentanti di Agesci, Caritas, Arci e di Mario Lucini, candidato sindaco della coalizione di centrosinistra alle elezioni amministrative della città. «Le tragedie come quelle di Firenze e Torino hanno suscitato attenzione mediatica nei confronti della tematica dell’integrazione, ma non ha senso parlarne solo in occasione di fatti gravi come questi» dice Davide Vavassori, coordinatore dei Giovani per Como, introducendo l’incontro. Secondo Vavassori è importante non rimanere indifferenti riguardo a queste tematiche, perché «l’indifferenza è un sentimento pericoloso e porta a non prendere posizione». Ha invitato quindi Marco Sioli, docente di Storia dell’America del nord della facoltà di Scienze politiche della Statale di Milano e Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia della Cattolica di Milano a intervenire.
Marco Sioli, ha ripercorso la vita di Martin Luther King attraverso le città in cui è vissuto, mostrando la sua perseveranza nel lottare dove i diritti di uguaglianza e di libertà non vengono rispettati. Una lotta pacifica, combattuta lentamente, attraverso il diritto, con avvocati che portano in tribunale chi non rispetta le leggi, il boicottaggio, le marce e gli scioperi». Una lotta che secondo Sioli è riuscita, infatti Barack Obama dimostra la realizzazione del suo sogno di libertà.
Mauro Magatti ha sostenuto che M. L. King è stato un uomo profetico per la sua capacità di trascendere quello che c’è, di immaginare e far esistere attraverso le proprie azioni un mondo diverso da quello in cui si trovava. «Il problema dell’integrazione oggi – ha avvertito – si deve affrontare sapendo di avere davanti una prospettiva lunga, e che noi potremmo fare solo un passo». La questione dell’integrazione infatti, secondo Magatti è molto complessa perché quando si incontrano differenze di costumi o etniche e religiose nascono dei problemi di convivenza, che esprimono una difficoltà reale. «Non bisogna essere superficiali» avverte Magatti, «razzismo, esclusione, meccanismo del capro espiatorio sono dinamiche molto difficili da affrontare». Per questo c’è bisogno di un modello di riferimento, che va trovato, secondo Magatti, all’interno della tradizione europea, che nel passato è stata capace di formarsi attraverso lo spostamento di popoli, e di far filtrare sensibilità differenti nel modello che si è venuto a costituire. La nostra tradizione, secondo Magatti, si basa su democrazia e libertà, e questi sono gli elementi fondamentali da cui partire per costruire l’integrazione.
Dopo aver ottenuto un inquadramento più chiaro del problema, Davide Vavassori ha invitato le comunità di stranieri a esprimere il loro punto di vista.
Secondo John Ellaje, membro dell’associazione 3 Febbraio, in Italia «È da vent’anni che si parla di emergenza immigrazione senza che si sia trovata ancora una soluzione. È giunto il momento di fare e proposte, di interagire con la società, perché è solo la società che accoglie e da spazio». «In Italia dai media abbiamo spesso rappresentazioni negative sull’integrazione, ma non è sempre così» dice Raymond Pare, presidente dell’associazione burkinabè di Como – la nostra associazione vuole far emergere storie che vadano al di là dei luoghi comuni sugli stranieri». Gli immigrati richiedono spazi per un confronto tra istituzioni e associazioni straniere perché, come dicono Ellaje e l’associazione marocchina Adamo ed Eva «c’è bisogno di una integrazione che passi anche attraverso le istituzioni e la politica.» E questo è sempre più importante, perché, dice Raymond «in Italia c’è una xenofobia e un’intolleranza forte, e noi migranti siamo l’undici per cento della popolazione comasca.
Filippo Magatti, dell’Agesci ha evidenziato come lo scoutismo, attraverso l’educazione alla diversità sia promotore di fraternità e integrazione; Roberto Bernasconi, direttore della Caritas ha sottolineato l’importanza di vivere l’integrazione a partire dalle relazioni di amicizia e dai rapporti personali con gli immigrati, e ha descritto i servizi che l’associazione offre agli stranieri, citando l’Ufficio stranieri che il Comune di Como ha affidato alla Caritas attivo due giorni a settimana che offre consulenza burocratica sulle norme per il permesso di soggiorno, l’attività di assistenza ai senza fissa dimora, la raccolta di indumenti e altri servizi di prima emergenza.
Mario Lucini, candidato sindaco della coalizione di centrosinistra alle elezioni amministrative di Como, ha affermato che «le istituzioni locali devono dare una risposta al problema dell’immigrazione. È importante favorire presenze e percorsi di mediazioni culturale erogate dalle istituzioni, per chi ha bisogno di aiuto nella lingua e per risolvere difficoltà che si creano all’interno delle comunità straniere nella relazione tra genitori e figli, per la provenienza da contesti culturali differenti».
Gianpaolo Rosso, vicepresidente dell’Arci di Como, ha sottolineato l’impegno peculiare dell’associazione per favorire l’accoglienza, intesa «non come un processo che vede qualcuno accogliere e qualcun altro essere accolto, ma una crescita comune, una contaminazione di culture» e ricordando l’impegno dell’associazione per i diritti dei migranti anche tramite la campagna L’Italia sono anch’io, la raccolta firme animata da un arcipelago di soggetti per due proposte di legge di iniziativa popolare per il diritto di cittadinanza dei nati in Italia e per il diritto di voto.
Ha concluso l’incontro Davide Vavassori, invitando i presenti a un rinfresco e a firmare per la campagna L’Italia sono anch’io. [Matilde Aliffi – ecoinformazioni]