Centinaia di Corpi (s)comodi a Cantù

Molti partecipanti per la prima giornata di Corpi (s)comodi l’iniziativa del Coordinamento comasco per la Pace e dell’Avc-Csv animata da un gruppo di studenti della scuola Diritti umani e da un ampio arcipelago di gruppi e associazioni. Alle 21 al Bersagliere di Cantù, dopo un’affollata cena palestinese, si è svolta la presenza silenziosa delle Donne in nero (video)  e un centinaio di persone hanno seguito l’incontro con Luisa  Morgantini (Assopace, Donne in nero) e Issa Amro (Giovani contro gli insediamenti) introdotto da Martino Villani, direttore del Csv di Como. Video dell’apertura di Luisa Morgantini e saluto a Egidia Beretta madre di Vittorio Arrigoni, video e esperienza Scuola di gomme di Vento di terra. Video introduzione, video 1, video 2, video 3. Guarda la galleria di foto di Fabio Cani.   Un centinaio di persone ha assistito all’incontro con Issa Amro e Luisa Morgantini; l’appuntamento si inseriva, come ha ricordato Martino Villani nell’introduzione «all’interno di Voci di altri mondi, una rassegna organizzata dal Coordinamento per la pace di Como e Avc – Csv assieme a un gruppo di ragazzi e ragazze che si occupano di tematiche “scomode”».  

A inizio serata, prima del dibattito, è stato ricordato l’impegno e la passione di Vittorio Arrigoni per la causa palestinese: Luisa Morgantini, presidentessa di Assopace ed ex vice presidente del Parlamento europeo, ha ringraziato Egidia Berretta, madre di Vik, «per lo sforzo che compie nel tenere sempre vivo il ricordo di suo figlio». È stato proiettato poi Vento di terra, video che racconta le attività della Scuola di Gomme di Khan al Ahmar, campo beduino situato tra Gerusalemme e Gerico all’interno della famigerata Area C, zona di occupazione israeliana . «Fin da subito – ha spiegato Massimo Rossi, presidente dell’associazione Vento di terra – la scuola è stata indicata dai coloni come una minaccia alla sicurezza: più volte siamo stati vittima di incursioni, di intimidazioni».

 All’occupazione delle terre, i palestinesi da molti anni stanno rispondendo con mezzi non violenti e pacifici: «lavoriamo con i comitati popolari per la resistenza non violenta – ha sottolineato Luisa Morgantini – spesso lo stereotipo occidentale individua il palestinese come violento e terrorista, in realtà gran parte della popolazione non lo è». Inoltre i comitati, organizzazioni di base non appartenenti a nessun partito, collaborano con alcuni attivisti israeliani per dire basta con l’occupazione di suolo: «Hebron, la città dalla quale viene Issa – ha aggiunto Morgantini – è ostaggio di 400 coloni fanatici. È nostro dovere fare pressione sui governi affinchè si spendano contro la prepotenza dello stato ebraico».

Issa Amro, coordinatore di Youth against settlements e leader della resistenza nonviolenta palestinese, indossava la maglia con la scritta Restiamo umani; si è dichiarato per prima cosa felice di essere in Italia, «la terra di un eroe molto amato dai miei connazionali come Vittorio Arrigoni. Io rappresento – ha spiegato Amro – i giovani che si battono contro il muro e l’occupazione attraverso la resistenza pacifica. I governi occidentali dimenticano spesso che l’occupazione israeliana è illegale, viola l’art. 49 della convenzione di Ginevra, non intervengono però perchè temono la reazione dello stato ebraico». Il risultato è che molti cittadini di Hebron sono costretti a vivere da profughi nelle proprie terre: « provate a vivere nella vostra città e vedere chiusi i negozi, le strade, le scuole senza alcun motivo, i vostri vicini espropriati delle loro case, delle loro terre da parte di alcuni fanatici». Il caso emblematico è la chiusura di Shuhada street; la strada collega la parte nord della città con quella a sud ed è una delle arterie più importanti di Hebron . L’esercito israeliano nel 2000 ha deciso di bloccarla e presidiarla per per proteggere i coloni insediati. L’opinione internazionale fa pressione da molti anni affinchè lo stato ebraico decida la riapertura: «ci sono più di trenta gruppi nel mondo che si battono per la sua apertura: con il sindaco di Como oggi pomeriggio abbiamo parlato della possibilità di organizzare qualcosa anche qua».

Il giovane palestinese ha poi mostrato alcuni video presi da internet (canale di youtube: Hebron human right press) che mostravano il suo arresto da parte dei soldati e una manifestazione per l’apertura di Shuhada street. «Essere neutrali – ha concluso Amro – non è possibile. Non opporsi vuol dire essere complici. Il ricordo e l’insegnamento di Vittorio devono restare vivi. Stay Human, o meglio, stay active human: restiamo umani in modo attivo e consapevole» [Andrea Quadroni, ecoinformazioni]

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